Medici di famiglia, l’allarme: «dopo 12 anni di commissariamento la salute dei calabresi peggiora»

«I bambini che nascono oggi in Calabria hanno una aspettativa di vita inferiore ai loro genitori a causa del piano di rientro sanitario», denuncia il dottor Giacinto Nanci dell'associazione MEDIASS

COSENZA – E’stato pubblicato l’undicesimo rapporto BES (Benessere Equo e Sostenibile) dell’Istat in base al quale la Calabria è al terzultimo posto per aspettativa di vita alla nascita e speranza di invecchiare in buona salute. Ciò che il BES non puo’ dire è che per la Calabria le cose sono peggiorate dopo l’imposizione del piano di rientro sanitario e il commissariamento avvenuto nel 2011. Infatti i dati Istat del 2011 danno come aspettativa di vita alla nascita in Italia il 79,5 per i maschi e l’84,4 per le femmine e in Calabria il 79,2 per i maschi e l’84 per le femmine”. E’ l’allarme lanciato dal Dottor Nanci Giacinto, medico di famiglia in pensione dell’associazione medici di famiglia MEDIASS a Catanzaro.

MEDIASS: “Dopo 10 anni l’aspettativa di vita dei calabresi scende”

“Dopo 10 anni nel 2021 in Italia l’aspettativa di vita è salita a 80,3 per i maschi e 84,7 per le femmine mentre in Calabria per le femmine si è passati dall’84 del 2011 all’83,8 del 2021 e per i maschi dal 79,2 al 79,3, quindi complessivamente con una diminuzione complessiva dell’aspettativa di vita alla nascita. Nel sud nel suo complesso si è passati dall’83,7 all’84,3 per le femmine e dal 78,8 all’80 per i maschi quindi un aumento.

Eppure doveva essere la Calabria ad aumentare l’aspettativa di vita alla nascita rispetto al resto del sud visto che ha subito piu’ di dodici anni di “efficiente” commissariamento per la sua sanità. Questi dati del BES ci devono far riflettere e devono “ specialmente e finalmente” far riflettere il capo del governo Giorgia Meloni e l’attuale commissario al piano di rientro sanitario calabrese nonché governatore della Calabria Occhiuto, come mai dopo dodici anni di commissariamento i bambini che nascono oggi in Calabria hanno una aspettativa di vita inferiore ai loro genitori. E’ un fatto drammatico che non si puo’ più eludere perché si tratta dei bambini calabresi e perché è proprio e il piano di rientro sanitario e il commissariamento cui la Calabria è sottoposta a causare tutto ciò. Il commissariamento per sua natura dovrebbe essere un istituto provvisorio e di breve durata che serve a riaggiustare ciò che va storto (nel nostro caso la sanità calabrese).

Quindi se dopo 12 anni di commissariamento la salute dei calabresi peggiora, escludendo che tutti i commissari mandati dal governo siano stati degli incapaci, si deve dedurre che sono stati sbagliati sia l’imposizione del piano di rientro che il commissariamento e che è arrivato il momento si sospendere sia l’uno che l’altro. Infatti il vero problema della sanità calabrese è il suo decennale sottofinanziamento sia pro capite che tanto più epidemiologico. La Calabria ha ricevuto da circa 20 anni a questa parte un finanziamento pro capite del suo sistema sanitario più basso in assoluto rispetto alle altre regioni italiane perché basato sul calcolo della popolazione pesata (criterio solo demografico) in base ad una legge del 1996. Ma la cosa ancora più grave è che la Calabria ha tra i suoi cittadini una maggiore prevalenza di malattie croniche che necessiterebbero di maggiore finanziamento rispetto alle regioni con minori patologie. E di questo tutti sono al corrente perché già nel lontano 30 settembre 2015 l’allora commissario al piano di rientro Scura ha firmato il DCA n. 103 nel quale veniva certificato, con tanto di specifiche tabelle che in Calabria, tra i suoi circa due milioni di abitanti, vi erano circa trecentomila malati cronici in più che non in altri due milioni di altri italiani.

E siccome – prosegue il dottor Giacinto – i decreti dei commissari calabresi prima di essere pubblicati devono, per legge, essere firmati prima dal Ministero dell’Economia (risparmio delle risorse) e poi da quello della Salute (validità ai fini della salute) tutti ne hanno dovuto prendere visione. Quindi tutti sapevano e tutti sanno che durante il piano di rientro in Calabria sono stati chiusi 10 ospedali, abbiamo il peggior rapporto malati infermieri e medici, abbiamo pagato tickets più salati, continuiamo a pagare più tasse degli altri italiani (per recuperare il deficit) e veniamo ogni anno salassati con circa 300 milioni di euro per le spese per cure fuori regione, che peggiorano il deficit senza contare il disagio dei malati che devono emigrare.

Che fare quindi? Chiudere con il piano di rientro e il commissariamento e finanziare le sanità regionali in base alla epidemiologia cioè al numero dei malati presenti in ogni regione perché oggi sappiamo quanto costa curare una malattia cronica e sappiamo anche quante malattie ci sono in ogni regione. Questa cosa è stata fatta nel 2016 in forma “parzialissima” per come dichiarato dall’allora Presidente della Conferenza Stato Regioni on. Bonaccini e nel 2017 in Calabria sono arrivati ben 29 milioni di euro in più del 2016 e in tutto il sud ben 408 milioni di euro sempre rispetto al 2016. La modifica non è stata ne riproposta ne ampliata negli anni successivi ed essendo stata “parzialissima” ci può dare l’idea di quanti soldi sono arrivati in meno per la sanità calabrese e di tutto il sud. Purtroppo – conclude il dottor Nanci . il governo sta per approvare l’autonomia differenziata che non farà altro che peggiorare e di molto i conti della sanità (e non solo della sanità) calabrese e ci condannerà a vivere sempre di meno e in cattiva salute”.

 

 

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