COSENZA – Nove mesi per catturare la primula rossa. E’ stato tanto il tempo che i carabinieri del Comando provinciale di Cosenza, in collaborazione con i militari dell’Arma del Ros, hanno impiegato per “scovare”
Ettore Lanzino, in uno dei suoi tanti rifugi. Le attenzioni degli inquirenti si erano concentrate da tempo tra gli oltre 100 appartamenti di un lussuoso residence di Rende, sito in via Adige. Il capo delle cosche cosentine era latitante da quattro anni. Quando i carabinieri hanno bussato nella serata di venerdì alla porta della sua mansarda, posizionata al settimo piano del residence, Lanzino è andato ad aprire, convinto che a bussare fosse qualche suo luogotenente. Si sbagliava erano i militari dell’Arma, davanti ai quali ha manifestato non solo la delusione per esser stato preso ma non ha opposto resistenza quando è stato il momento di ammanettarlo. La cattura di Lanzino è stata esaltata con soddisfazione nel corso di una conferenza stampa, svoltasi presso il comando provinciale dei carabinieri di via Busento. Il colonnello Francesco Ferace, ringraziando i suoi uomini per l’impegno profuso e i magistrati della Dda di Catanzaro, per il sostegno garantito, ha dichiarato «Il nostro obiettivo era catturare Ettore Lanzino, ora ci siamo riusciti. Non è stato semplice, ma ce l’abbiamo fatta. Soprattutto perchè il suo arresto è stato reso possibile grazie ad un’attività d’intelligence vecchia maniera: senza intercettazioni telefoniche o ambientali, senza “cantate” di pentiti, senza alcun sosfisticato sistema d’intelligence. Solo occhi, attenzione, sguardi, pedinamenti. L’arresto di Lanzino mette fine alla sua latitanza, durata quattro anni. Lo Stato c’è, è forte ed è presente. Con la cattura di Lanzino, sono finiti i latitanti da ricercare a Cosenza e nel suo hinterland».