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Caso Bergamini, la sorella Donata a ‘Chi l’ha visto?’: “Siamo vicini alla verità sulla morte di Denis” (INTERCETTAZIONI)
Ieri Donata Bergamini ha partecipato alla trasmissione televisiva. In onda le intercettazioni di Isabella Internò. Anche il calciatore Luigi Simoni, in un’intervista, parla della donna e di un aborto a Londra.
COSENZA – Donata Bergamini, la sorella del calciatore del Cosenza morto in circostanze misteriose nell’89 ritorna in tv. Ieri, i riflettori della trasmissione “Chi l’ha visto?”, sono stati puntati nuovamente sul caso, dopo la riapertura delle indagini. Infatti, dopo quasi 30 anni e due archiviazioni, il procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla, ha chiesto la riapertura del caso e la riesumazione del corpo (che era prevista per il 2 maggio, ma rinviata). La famiglia di Denis ha lottato per 28 anni affinché si facesse luce su un suicidio a cui non ha mai creduto, fino a ottenere la riapertura delle indagini lo scorso 26 aprile. Inoltre a Isabella Internò, la fidanzata dell’epoca, e a Raffaele Pisano, l’uomo che era alla guida del camion che investì il calciatore, sono stati notificati due avvisi di garanzia.
Anche la trasmissione “Chi l’ha visto?”, nella puntata andata in onda ieri sera, ha cercato di far luce sulla vicenda, ricostruendo le tappe della misteriosa morte. Si ripropone, dunque, la storia di Denis e soprattutto quella complicata relazione con Isabella Internò, che lascia diversi dubbi e questioni irrisolte. Come dimostrano anche le intercettazioni che vengono riproposte tra la stessa Internò e il futuro marito. Lui consiglia alla donna di non scendere nei particolari (forse riferendosi al suo rapporto con il calciatore). Mentre in un’altra intercettazione, più esplicita, Isabella dice: “Eh! Poi ha aspettato là il camion. Ma il corpo era butt… era lanciato e lui…”. Parole che s’interrompono ma fanno presumere che vi è dell’altro, facendoci allontanare dall’ipotesi di suicidio.
“Ci sono sempre state – ha commentato Donata Bergamini, durante la trasmissione – prove evidenti che non si era trattato di un suicidio. Come le scarpe o l’orologio rimasti intatti. Noi non abbiamo mai voluto credere a questa versione. E se il caso è stato riaperto dobbiamo anche ringraziare la tenacia del nostro avvocato. Abbiamo affrontato di tutto in questi anni, non abbiamo ancora una data certa sulla riesumazione ma siamo finalmente vicini alla verità che abbiamo sempre cercato“.
Isabella resta, comunque, il punto centrale su cui ruota l’intera vicenda. E l’attenzione si concentra, anche, sulla questione dell’aborto. “La rottura era iniziata già nell’87 e poi si lasciarono definitivamente l’anno successivo – racconta Donata -. Lui non voleva sposarla. Ma avrebbe comunque riconosciuto il figlio che lei aspettava.” Di ciò ne ha parlato, anche, nei giorni scorsi Luigi Simoni, amico e compagno di squadra per quattro anni di Bergamini nel Cosenza. In un’intervista, rilasciata sul Corriere.it; il giornalista Emanuele Giulianelli scrive: “Più che un compagno di squadra, Simoni è stato un amico di Denis e si è sempre battuto perché fosse fatta giustizia e si cercasse la verità sulla sua morte.”
Uno stralcio dell’intervista a Luigi Simoni
Perché secondo lei per quasi trent’anni si è creduto all’ipotesi del suicidio?
«Forse proprio per mascherare quello che realmente era, un omicidio. Dopo qualche minuto di sofferenza e di dolore, chiunque lo conosceva come me sapeva che Denis non poteva essersi suicidato, che mai e poi mai avrebbe potuto compiere un gesto del genere».
Lei che idea si è fatto sulla morte di Denis?
«La mia idea è quella suffragata dalle prove: evidentemente qualcuno, quando ha saputo dell’aborto (avvenuto a Londra pochi mesi prima, ndr) di Isabella, ha voluto in qualche modo punire Denis, senza agire in maniera molto pulita, pensando di essere coperto da qualcuno. Qualche copertura deve esserci stata per forza, visto che le prove di cui si parla oggi erano a disposizione già all’epoca dei fatti. Ma nessuno, fino a oggi, ha mai avuto il coraggio di andare fino in fondo a questa storia».
Cosa sa della vicenda dell’aborto?
«Denis non aveva altre donne. Voleva riconoscere il figlio, ma lei decise di non tenerlo, poiché lui non voleva sposarla: Isabella riteneva disonorevole la condizione in cui si sarebbe trovata a Cosenza. Per cui scelsero di abortire».
Quanto siamo vicini a fare giustizia?
«Quando ho letto che il caso era stato finalmente riaperto ho pensato che abbiamo vinto solo una battaglia, ma ora dobbiamo vincere la guerra: se c’è davvero chi vuole andare fino in fondo alla vicenda, come sembra, stavolta mettono in carcere qualcuno e buttano via la chiave».
Infine, chi era Denis Bergamini? Che calciatore e che ragazzo era?
«Era il migliore di tutti quanti noi: di solito si dice così quando qualcuno se ne va, ma nel caso di Denis corrisponde alla verità. Giocatore eclettico, moderno, che avrebbe potuto giocare anche oggi, in categorie superiori».
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