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‘Ndrangheta a Rende. Il Pd si difende, ma i curricula dei giustizieri sono ‘malati’

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‘Ndrangheta a Rende. Il Pd si difende, ma i curricula dei giustizieri sono ‘malati’

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RENDE – Gli appalti delle mense in mano alla cosca Lanzino.

La scoperta della direzione distrettuale antimafia che da mesi spulcia tra i documenti del Comune di Rende non zittisce i democratici della città del Campagnano. I deputati del Pd chiedono di visionare le ‘carte’ che evidenziano irregolarità nelle procedure di affidamento dei servizi pubblici e sbandierano la gestione all’insegna della legalità. “Ciò che sta avvenendo a Rende – affermano i democratici calabresi che siedono sugli scranni romani – è sconcertante. Un comune ed un’amministrazione civica che hanno realizzato una città e costruito una comunità agli antipodi della cultura mafiosa. Parchi urbani, verde, piazze, musei, centri sociali, decine e decine di scuole, tante chiese, la predisposizione di quanto necessario  per accogliere l’Università della Calabria ed il più grande insediamento industriale della Regione. La cultura amministrativa ha prodotto ciò che è sotto gli occhi di tutti  è impermeabile ad ogni tipo di condizionamento della criminalità organizzata.  Come parlamentari nei prossimi giorni ci recheremo presso il municipio di Rende e chiederemo alle autorità comunali  una certificazione che documenti  la regolarità delle procedure in evidenza pubblica. Dopodichè  ci rivolgeremo alle competenti autorità amministrative e di garanzia”. Ad affermarlo sono Bruno Censore, Ernesto Magorno, Nicodemo Oliverio, Demetrio Battaglia ed Enza Bruno Bossio. Deputati sui quali, fatta eccezione per l’onorevole Bruno Censore, pesa un passato giudiziario turbolento. Nella loro missiva in cui si rivendica la legalità in cui in questi anni il Comune di Rende avrebbe operato, i deputati ignorano le vicende che portarono all’arresto dei due democratici Ruffolo e Bernaudo rispettivamente in veste di ex sindaco ed ex assessore del Comune di Rende, per concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione e voto di scambio (prosciolti in seguito dall’aggravante mafiosa) accusati di ingerenza clientelare nella gestione di una cooperativa di servizi del Comune di Rende riconducibile a un presunto boss del clan Lanzino. E il cerchio si chiude. Meglio non ricordare.

 

» Riceviamo e pubblichiamo la rettifica da parte dell’ On. Ernesto Magorno 

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