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Lavoratori Amaco: ritardi nei pagamenti, turni insostenibili e bus vecchi

Cosenza

Lavoratori Amaco: ritardi nei pagamenti, turni insostenibili e bus vecchi

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A sollevare la situazione è il Segretario nazionale di Cambia Menti M410, Ivano Cannone, che descrive la situazione dei lavoratori dell’azienda Amaco

 

COSENZA – “Da un anno, come sindacato, sollecitiamo sia l’azienda AMACO sia il comune di Cosenza per accendere i riflettori su una condizione lavorativa che degrada sempre più i lavoratori addetti al trasporto pubblico cosentino. Il trasporto pubblico è un servizio essenziale per i cittadini e dovrebbe garantire livelli di decoro anche per chi ci lavora: cosa che purtroppo non succede più da oltre un anno”. Nella nota si sottolineano le criticità:

1. Denunciamo continui ritardi nel pagamento delle buste paga che non vengono mai pagate nei termini ma con ritardi enormi, provocando problemi seri alla vita di noi lavoratori e soprattutto delle nostre famiglie, oltre a problemi sui nostri mutui e prestiti.
2. Il mancato pagamento della busta paga di gennaio 2020 è intollerabile.
3. Gli autobus che ci vengono dati in uso sono ormai vecchi e in pessime condizioni.
4. I turni di lavoro non sono mai programmati e non riusciamo più a organizzare i nostri ritmi di vita privata, impegni con le famiglie soprattutto. I turni vengono continuamente cambiati con un preavviso di 2 giorni e questo ci costringe a trascurare impegni privati già presi con ripercussioni personali importanti: cura dei figli, dei propri interessi extra lavorativi, cura di se stessi.

“Il comune di Cosenza è l’unico proprietario di AMACO Spa e dovrebbe almeno ascoltare le denunce dei lavoratori, con responsabilità e serietà, facendo almeno un’interrogazione ai vertici aziendali, cosa che oggi non risulta essere ancora fatta, con grande delusione nostra e dei cittadini che ci seguono. Riteniamo – scrive il segretario Cannone – che siano maturi i tempi per indire uno sciopero: i lavoratori prestano la loro attività di lavoro in cambio di una giusta e dovuta retribuzione per mantenere sé e le proprie famiglie in condizioni di vita dignitose. Senza essere pagati è giusto muoversi con gli strumenti di protesta che la legge ci mette a disposizione. L’indifferenza e l’inerzia aziendale e comunale iniziano ad infastidirci”.

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