La ricerca è stata condotta dagli epidemiologi dell’IRCCS Neuromed di Pozzilli, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, l’Università dell’Insubria a Varese e il Cardiocentro Mediterraneo di Napoli
COSENZA – Dici Calabria e pensi mare, tarantella e ‘nduja, ma rigorosamente piccante. La cucina calabrese, si sa, è la vera chiave di volta per chi arriva a scoprire le mille peculiarità di questo territorio e per i calabresi il cibo è l’argomento principe di ogni giorno. Non esiste cittadino al mondo che non approda in Calabria e non resta affascinato dal gusto che la cucina regionale esprime nei suoi innumerevoli piatti. Il piccante poi, è la nota di colore in più che rende unica l’enogastronomia calabrese e la ‘nduja ne è l’esempio più famoso. Il calore, l’accoglienza e l’allegria dei calabresi è ben racchiuso in quella piccola ma potente spezia: bacca a forma di cornetto (ma ne esistono di varie forme e dimensioni), che nella fase della maturazione passa dal verde al giallo, fino al rosso acceso. Il peperoncino appartiene alla famiglia delle Solanacee, la stessa di patate, melanzane, pomodori e tabacco. Originaria del continente americano, fu portata in Europa da Cristoforo Colombo, di ritorno dal suo secondo viaggio dal Nuovo Mondo.
Il peperoncino non è solo una spezia che arricchisce ed esalta il gusto di una pietanza e rende unica la cucina calabrese, ma è anche un valido alleato naturale per prevenire malattie cardiovascolari. Il dato emerge da uno studio pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology e coordinato dagli epidemiologi dell’IRCCS Neuromed di Pozzilli, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, l’Università dell’Insubria a Varese e il Cardiocentro Mediterraneo di Napoli. Usare abitualmente il peperoncino in cucina (circa 4 volte a settimana) riduce il rischio di morte per infarto del 40% e per ictus di oltre il 60%. Inoltre riduce del 23% il rischio di morte per qualunque causa rispetto a chi non ne fa uso abitualmente. Lo studio si è basato sull’analisi delle abitudini alimentari di 22.811 molisani il cui stato di salute è stato monitorato per un tempo medio di otto anni. Gli esperti hanno visto che usare il peperoncino 4 o più volte a settimana si associa a una riduzione del rischio complessivo di morte del 23%, una riduzione del rischio di morte per infarto del 40%, e una riduzione di oltre la metà del rischio di ictus.
“L’aspetto più interessante – ha riferito ai microfoni di RLB il primo autore del lavoro Marialaura Bonaccio, epidemiologa del Neuromed – è che la protezione assicurata dal peperoncino è indipendente dal tipo di dieta adottata complessivamente, ovvero sia che si mangi in modo sano, sia che si scelga un’alimentazione meno sana, l’effetto protettivo del peperoncino è uguale per tutti”. Serviranno nuovi studi, concludono gli scienziati, per scoprire il modo (i meccanismi biochimici) attraverso cui il peperoncino e altre piante simili usate in cucina esercitano questi effetti protettivi.
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