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Caso Bozzo: ritrovato il diario segreto del giornalista suicida
COSENZA – Sorge l’ipotesi di violenza privata.
Alessandro Bozzo cronista del quotidiano Calabria Ora sarebbe stato indotto al suicidio. A rivelarlo sono le pagine di un’agenda ritrovata casualmente dal padre del giornalista deceduto il 15 marzo scorso dopo aver sparato l’ultimo colpo della sua calibro nove. “Sono solo stanco di vivere” avrebbe scritto nella lettera di commiato con la quale si congedava dai propri affetti: moglie, figlia, genitori, amici e colleghi. Parole prive di rabbia. Parole che solo oggi potranno essere comprese a pieno alla luce di quanto emerge dalla lettura del diario privato in cui Alessandro Bozzo con dovizia di dettagli descrive il suo calvario professionale. Quasi fosse uno sfogo. La passione per la ricerca della verità, l’unico stimolo ad andare avanti tra il terrore di perdere il posto di lavoro e la sensazione di aver fallito. Rispettato e stimato per la professionalità mostrata nel trattare ogni caso, ogni fonte, ogni singolo particolare delle vicende sulle quali lavorava quotidianamente, il giornalista di Donnici ha appuntato diligentemente, ogni fase della propria sofferenza. Costrizioni e compromessi che avrebbero indotto il neoquarantenne a compiere l’estremo gesto. A dare notizia del ritrovamento dell’agenda, già al vaglio degli inquirenti, è Gazzetta del Sud, che spiega come il ritrovamento abbia fatto sì che i pubblici ministeri ipotizzassero che Alessandro “sia stato soggetto pasivo di una violenza privata”. Intanto il procuratore Granieri e la pm Francesca Cerchiara hanno visionato il prezioso documento che si spera possa fornire alle autorità il materiale necessario a ricongiungere i pezzi di una storia dai contorni velati. Al fascicolo sul caso Bozzo si aggiunge un altro tassello che va ad integrare le testimonianze fornite da amici e colleghi alle autorità e il materiale estrapolato dai documenti cartacei e il computer sequestrati nella redazione di Calabria Ora.
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