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Istat, famiglie del Sud-Italia sempre più povere
ROMA – Crisi e povertà.
Cresce (+4,2%) la quota di italiani che vivono in gravi condizioni di difficoltà, cioè che registrano almeno quattro dei nove indicatori di grave deprivazione. Se nel 2010 la percentuale di famiglie in tale condizione si attestava al 6,9%, accompagnata da una sostanziale stabilità dei tassi di rischio di povertà e di povertà assoluta, nel 2011 la percentuale è schizzata all’11,1%. Lo sostiene l’Istat nel suo Rapporto BES 2013, presentato ieri alla presenza del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. E’ aumentata la quota di individui che dichiarano di non poter sostenere spese impreviste (dal 33,3% al 38,5%), di non potersi permettere una settimana di ferie all’anno lontano da casa (dal 39,8% al 46,6%), di non poter approntare un pasto adeguato in termini di apporto proteico ogni due giorni (dal 6,7% al 12,3%) e di non poter riscaldare adeguatamente l’abitazione (dall’11,2% al 17,9%). Nel 27,7%
dei casi, si evince dall’indagine, l’aumento delle condizioni di grave deprivazione ha riguardato situazioni di difficoltà già presenti nell’anno precedente.
Particolarmente critica appare la situazione del Mezzogiorno, dove tra il 2010 e il 2011 l’indice di grave deprivazione è cresciuto di oltre sette punti percentuali (dal 12,1% al 19,3%) e dove l’8,5% delle persone senza alcun sintomo di deprivazione nel 2010 è diventato gravemente deprivato nel 2011. L’aumento della diffusione della grave deprivazione si accompagna all’incremento dal 15,3% del 2010 al 18,8% del 2011 della quota di persone che vivono in famiglie che ricevono aiuti, in denaro o in natura, da parenti non coabitanti, amici, istituzioni.
Soddisfatti dei propri rapporti familiari che costituiscono ancora oggi la principale rete di solidarietà e sostegno della nostra società. Influenzati negativamente dalla crisi economica che modifica comportamenti e percezioni ma, allo stesso tempo, complessivamente contenti della propria esistenza eppure meno tranquilli di un tempo per la propria incolumità e sicurezza. E’ la fotografia del “benessere” degli italiani scatta dall’Istat. Riguardo alla famiglia, nel 2012 sono il 36,8% le persone che si dichiarano molto soddisfatte per le relazioni familiari. A queste si aggiunge un 54,2% che si dichiara abbastanza soddisfatto. Tuttavia, il carico del lavoro di cura che ne deriva, soprattutto per le donne che arrivano a lavorare fino a 60 ore a settimana dentro e fuori casa, rischia di diventare eccessivo, anche a causa della carenza di alcuni servizi sociali. Intorno alla famiglia si tesse, così, una rete di relazioni con parenti non conviventi e amici che svolge un ruolo fondamentale nella dotazione di aiuti sui quali individui e famiglie sono abituati a contare. Nel 2009, quasi il 76% della popolazione ha dichiarato di avere parenti, amici o vicini su cui contare e il 30% ha dato aiuti gratuiti.
L’associazionismo e il volontariato rappresentano una ricchezza per il nostro Paese, sebbene non sia distribuita su tutto il territorio e sia meno presente
nel Mezzogiorno, proprio dove i bisogni sono piu’ gravi. In particolare, dichiara di svolgere attività di volontariato il 13,1% della popolazione di 14 anni e piu’ residente nel Nord a fronte di una quota che nel Mezzogiorno si colloca al 6% e di una media nazionale del 9,7%. In generale gli italiani tracciano un bilancio prevalentemente positivo della propria esistenza, sebbene le incertezze sulla situazione economica e sociale influenzino negativamente non solo i comportamenti, ma anche le percezioni. Fino al 2011 quasi la meta’ della popolazione dichiarava elevati livelli di soddisfazione per la propria vita nel complesso, indicando punteggi compresi tra 8 e 10 (su una scala da 0 a 10). Nel 2012, i segnali di disagio, crisi e insicurezza, gia’ registrati dagli indicatori economici classici, hanno inciso significativamente anche sulla misura della soddisfazione complessiva. La quota di popolazione che indica
alti livelli di soddisfazione per la vita nel complesso e’ scesa infatti dal 45,8% del 2011 al 35,2% del 2012. La soddisfazione per la propria vita decresce in misura maggiore nel Sud, attestandosi al 29,5% (contro il 40,6% del Nord) e tra le persone con titolo di studio piu’ basso e peggiori condizioni occupazionali.
Se è bassa ma stabile la quota di persone soddisfatte del propri tempo libero (15,6%), la soddisfazione riguardante la propria situazione economica registra invece un netto peggioramento: a fronte di una stabilità al 2,5% della quota di chi si dichiara molto soddisfatto, aumenta non solo quella di chi e’ poco soddisfatto (dal 36,1% al 38,9%), ma anche la quota di chi non è affatto soddisfatto della propria situazione economica (dal 13,4% al 16,8%), a scapito di quella di chi è abbastanza soddisfatto (dal 45,9% al 40,3%). Quanto al senso di insicurezza, infine, dal 2002 al 2009 è aumentato in tutte le classi di età e si è fatto particolarmente accentuato tra le donne. Il 52,1% della popolazione femminile ha infatti paura di subire violenza, dentro e fuori casa. Una paura che sembra essere motivata se si considera che mentre la quota generale degli omicidi e’ diminuita, quella dei femmicidi resta stabile negli anni. Il senso di insicurezza, inoltre, non e’ legato tanto alla criminalita’ (che registra una generale diminuzione dei reati sia contro il patrimonio sia per gli omicidi) ma al degrado del contesto in cui vivono: nel 2009 era pari al 15,6% la percentuale di quanti sostenevano di aver visto spesso situazioni di degrado nella propria zona.
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