Archivio Storico News
La ‘ndrangheta e i suoi patti con il mondo … criminale
COSENZA – Tentacoli internazionali. Ormai non è certo un mistero che la ‘ndrangheta calabrese è l’organizzazione criminale più ramificata
al mondo. Più della mafia, più della camorra, più della Sacra Corona Unita. La pericolosità sociale, nonchè la forza penetrante e la solidità economica e militare dei “mammasantissima” di casa nostra, oltre ad essere stata analizzata da criminologi, uomini dei servizi segreti di mezzo mondo, ed essere stata indebolita da numerose operazioni di polizia, dirette dalle Dda di Reggio Calabria, Catanzaro e Cosenza, che, con raffiche di arresti, anche eccellenti, hanno “smobilitato” diverse e pericolose unità, è stata “raccontata” da stessi padrini e picciotti che, dopo anni di militanza tra le fila dell’Antistato hanno deciso di far pace con lo Stato, scavalcando la barricata. La “pace”, sancita con una stretta di mano, ha permesso a padrini e picciotti, in cambio delle loro cantate, di avere una nuova identità, di finire sul libro paga dello Stato e di vedersi attivati tutti i servizi di protezione per se stessi e i loro più stretti congiunti. Le “gole profonde” hanno parlato di rapporti, rapporti di collaborazione che la ‘ndrangheta, nel corso del tempo, ha stretto con altre organizzazioni criminali di mezzo mondo, intenzionata ad esportare il suo modello criminale. Nei verbali dei pentiti si parla di accordi con l’Ira. Gli affari con i terroristi irlandesi erano legati al riciclo di denaro nelle grandi strutture turistiche dell’area jonica della Calabria, passando anche a rapporti con i guerriglieri colombiani delle Auc, guidati dal generale Salvatore Mancuso. Il patto con i colombiani era legato all’importo di quintali di cocaina dal Sudamerica. Così come per “inondare” di polvere bianca il Piemonte, s’era stretto un accordo con “Brendo”, al secolo Evelin Banev, il capo incontrastato dei narcos bulgar. Ma non solo. I “mammasantissima”, erano arrivati a stringere affari anche con il cartello messicano dei “Los Zetas”, per acquistare ingenti quantitativi di roba a prezzi vantaggiosi e smerciarli un pò ovunque, collezionando cifre da capogiro, reinvestendoli in armi e altri affari sporchi. Come rifornirsi di armi ed eroina con i “Lupi grigi” turchi. Senza dimenticare , inoltre, gli intensi rapporti con i curdi del Pkk di Abdullah Ocalan e i baschi dell’Eta. Già i “Lupi grigi”.- Di loro e dei forti legami con la ‘ndrangheta ne ha parlato a lungo Nicola Nortargiacomo, ex spietato killer cosentino, da anni pentito. L’ex malavitoso, noto per la sua freddezza e la spietata determinazione nel portare a termine i suoi compiti da “messaggero” di morte, intorno alla fine degli anni ’80, si era costruito una fama inquietante. Un’identità criminale forte e decisa, intenzionata a diventare un boss della ‘ndrangheta. I segni particolari del suo profilo raccontano di uno che sparava bene, teneva fede alla parola data, sopportava il carcere, senza subirne conseguente dal punto di vista della tenuta psicologica e caratteriale ed era così “stimato” tra le fila dell’Antistato, in grado di stringere rapporti con le consorterie criminali di tutto il Meridione. Il suo carisma criminale, aveva perfino impressionato i componenti dell’organizzazione di estrema destra turca che, tra gli anni ’80 e ’90, avevano terrorizzato la Turchia. Ecco la forza distruttrice, divoratrice e penetrante della ‘ndrangheta. Leggendo pagina e pagine di verbali, piene di confessioni, riscontri, accordi, fatti, sembra di leggere la trama di un film. Ma questo non è un film. Purtroppo è tutto vero. Inquietante.
Social