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Lavoratori in mobilità si appellano alla ‘ndrangheta: ”Dateci lavoro” (VIDEO)
“Siamo disperati, siamo senza stipendio da oltre 16 mesi con famiglie a carico, senza una lira dalla mobilità”.
GIOIA TAURO – Dichiarazioni shock da parte di operai in mobilità calabresi stremati dalla disoccupazione. “Abbiamo fatto di tutto – affermano due ex lavoratori del porto di Gioia Tauro ai microfoni di KlausCondicio – occupato strade, scioperato, protestato, digiunato ma tranne il sindacato nessuno ci ha aiutati né le istituzioni, né la politica. Per questo, se dovesse servire a sfamare i nostri figli, ci appelliamo alla ‘Ndrangheta e diciamo benvenuta se ci aiuti a salvare i nostri cari”. Domenico Spanò, 42enne con due figlie e Nando Gaudino, 53enne di Gioia Tauro sono finiti sul lastrico a seguito della confisca per infiltrazioni mafiose, nel lontano del 2008, dell’azienda in cui lavoravano, la “Old Service” esprimono la propria rabbia e disperazione. “Noi non siamo mafiosi siamo contro la mafia, ma siamo senza stipendi da oltre due anni. Gettati sulla strada dopo che la nostra azienda con 150 operai è stata praticamente chiusa a seguito di un’indagine per mafia – racconta Gaudino – . Non riceviamo stipendio da quasi due anni. Prendevamo poco più di 500 euro al mese di disoccupazione. Mi sono arrangiato a fare alcuni lavoretti, accettando qualsiasi lavoro. Ma ora sono costretto a fare questa considerazione estrema pur essendo stato più volte vittima di intimidazioni quando stavo in azienda. Ce l’ho con lo Stato. La ‘Ndrangheta dava lavoro. Lo Stato dovrebbe arrestarli e darci lavoro. Sono consapevole della gravità delle mie parole che ho ripetuto davanti al prefetto”. Domenico Spanò, suo ex collega, ha ribadito nel corso del programma: “noi non siamo per la mafia. Vogliamo vivere con trasparenza e legalità. Non vogliamo l’elemosina, ma dignità. Siamo esseri umani, abbiamo un cuore. Siamo già dentro una bomba sociale. E’ dal 2014 che siamo fuori dalla mobilità. Sono protestato. Ho perso la dignità agli occhi dei miei figli”.
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