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Anche in Calabria è caro ombrellone. Tropea la più cara, salgono i prezzi nel cosentino

COSENZA – L’indagine effettuata da Federconsumatori Calabria, arrivata al terzo anno, ha evidenziato nello specifico una crescita esponenziale dei costi dei servizi offerti dai stabilimenti balneari delle principali mete turistiche calabresi. Il 2022 è considerato l’anno delle ripartenze, nonostante i problemi relativi alla pandemia e alla Guerra in Ucraina che ha causato anche l’innalzamento dei prezzi di energia, gas, beni alimentari e di vari servizi. La situazione evidenziata dal report, in occasione dell’estate ormai entrata nel vivo, ha fatto emergere dati positivi con un incremento importante per quanto riguarda la sfera dei servizi balneari a livello nazionale che si attestano tra il 4% e il 5% e un massimo che arriva a toccare il 12%-13%

Crescono le prenotazioni

La voglia degli italiani di ritornare alla normalità è sotto gli occhi di tutti. Questo si evince dai dati importanti relativi le prenotazioni effettuate presso i lidi dove il 17% sono già completi mentre per quanto riguarda il restante 83% rimangono libere solamente le ultime file. Le tariffe crescono in alcune zone marittime, nello specifico si sono registrati aumenti a Diamante, nota località marittima, i prezzi più alti dovrebbero raggiungere i 190 euro a settimana, tariffe altrettanto simili si registrano sul versante Jonico a Roseto Capo Spulico.

In provincia di Cosenza rincari sull’alto Tirreno e alto Ionio

Nei tanti lidi della provincia di Cosenza, i prezzi si mantengono più o meno variabili e vanno da un minimo di 12 euro ad Amantea, ad un massimo di 25 euro al giorno nelle località di Praia a Mare, Scalea e Corigliano-Rossano, a questi si aggiungono però anche i costi del parcheggio che va da una soglia minima di 5 euro ad una massima di 10.

Costa degli Dei la più cara della Calabria, nel reggino prezzi più bassi

Il Vibonese fa registrare i prezzi più alti in assoluto, le spiagge mozzafiato di Tropea comprendono una fascia di prezzo che va dai 161 ai 360 euro, a Capo Vaticano invece il costo di una settimana di mare presso le apposite strutture arrivano a costare 175 euro in aggiunta al costo di 10 euro giornalieri per il parcheggio.  I prezzi sono più bassi invece a Pizzo dove il costo settimanale oscilla tra i 91 e i 140 euro solamente per quanto riguarda però le ultime file. Sul versante tirrenico del reggino, i prezzi sono più bassi, con una media settimanale che va dai 70 ai 105 euro, fatta eccezione per la rinomata Scilla, dove una modesta sesta fila arriva a costare ben 140 euro. Sul litorale Jonico da Cirò marina a Crotone e verso Isola Capo Rizzuto, Soverato, Squillace, Siderno e Roccella Jonica, i costi variano da 70 a 175 euro a settimana.

“Migliorare i servizi e capitalizzare gli incentivi economici”

il Presidente di Federconsumatori calabria  Mimo Iannello ha rilasciato le seguenti dichiarazioni: “Per il terzo anno consecutivo Federconsumatori offre ai consumatori un quadro di riferimento dei prezzi relativo ai servizi di spiaggia calabresi. Anche quest’anno Tropea si aggiudica il primato regionale dei servizi di spiaggia fra i più cari seppure stabili a 360 euro a settimana. Ciò a riprova che in molte località incide la rinomanza paesaggistica delle spiagge oltre che, l’allocazione degli stessi stabilimenti ed i servizi offerti. Già lo scorso anno si erano registrati aumenti sino al 25%, quest’anno, non solo vengono mantenuti ma in alcuni lidi si registrano incrementi da 1 a 4 euro al giorno che incidono dal 5% al 20% al giorno a fronte dei redditi delle famiglie sottoposte allo stress dei rincari su energia, gas, carburante e prodotti alimentari. Considerato che quest’anno gli stabilimenti saranno liberi da misure sanitarie restrittive sull’utilizzo degli spazi e che potranno utilizzare la loro capienza a regime, ci saremmo aspettati, anche a fronte della crescita della domanda, un contenimento dei costi atteso che, la gran parte dei lidi che ottimizzano le entrate con servizi accessori di bar e ristorazione. Gli ulteriori aumenti sui servizi di spiaggia confermano che a pagare inflazione e carovita sono sempre i consumatori destinatari finali di beni e servizi. Se poi ai costi dei lidi si aggiunge quello per il parcheggio, in taluni casi davvero salati, c’è da dedurre che per una famiglia a basso reddito, come sono la gran parte di quelle calabresi, concedersi una vacanza al mare in alcune località diventa davvero difficile”.

“Bene alcune amministrazioni che alternano privati e pubblico”

“Per questo, sono apprezzabili le esperienze di alcune amministrazioni locali che, non solo hanno ben distribuito l’allocazione degli stabilimenti nell’alternanza di aree pubbliche e aree private ma si sono adoperate per assicurare negli spazi pubblici servizi (fontanine, pedane di accesso alla spiaggia, panchine, porta rifiuti, ecc.) e parcheggi liberi che ne fanno riferimento di buona amministrazione e attenzione sociale per i vacanzieri di ogni tasca: a partire da giovani,  pensionati e portatori di disabilità. Ancora una volta preme però denunciare il perdurare dell’incuria generale nell’approntare le località turistiche all’accoglienza dei villeggianti: viabilità, sicurezza, raccolta dei rifiuti, qualità del servizio idrico, trasporti, primi segnali di inquinamento del mare, continuano ad essere i limiti che fanno del turismo calabrese un’occasione non sempre colta al 100%. Fra le emergenze incombente ci preoccupa quella legata all’approvvigionamento idrico nelle città a maggiore frequenza turistica. Ebbene, i mutamenti climatici e la qualità delle reti idriche di molti Comuni avrebbero richiesto politiche preventive e di ampia programmazione per scongiurare disagi e sprechi durante estati sempre più torride ma non ci sembra di leggere segnali tranquillizzanti che vanno in questa direzione. Continuiamo ad essere convinti che il turismo non sia spontaneismo ma serva di un concentrato di politiche in grado di ottimizzare l’organizzazione dei servizi e di capitalizzare ogni possibile vantaggio economico, sociale ed occupazionale sulla costa così come nelle aree interne. Iannello poi conclude: “Le crepe che evidenzia il sistema dell’accoglienza turistica non possono essere lasciate alla provvidenza”.

 

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