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Sulla sciovia di Ciricilla: in quota per “guardare” la Calabria ferma
COSENZA – La Calabria, che almeno sulla carta, dovrebbe essere una regione ad alta vocazione turistica, considerata la sua invidiabile posizione equidistante dalla montagna e dal mare, merita lo scettro incontrastato di regina delle incompiute. Direte voi: è dov’è la novità?
Ora che siamo nel pieno della stagione invernale, quando cioè l’attrattiva turistica dovrebbe “acchiappare” potenziali nuovi estimatori della Sila, sulle montagne c’è la neve, ma non i servizi. Allora tanto vale, e lo diciamo amaramente, fare i bagagli e andare a passare le settimane bianche lontano dalla Calabria, portando soldi, notorietà e pubblicità ai concorrenti turistici calabresi. Perchè non si fa nulla per invertire questa tendenza negativa? Perchè la politica, l’imprenditoria non si siedono a tavolino e costruiscono un progetto concreto? E’ davvero vergognoso spendere soldi in faraoniche campagne pubblicitarie per promozionare il meglio del turismo calabrese e poi rendersi conto che la neve non basta e che il mare non serve. L’ultima ferita al rilancio tusitico di questa nostra bella e maledetta terra, dove la programmazione latita, dove i proclami sono tanti, dove le belle parole cadono a pioggia, ma dove anche i fatti concreti non si realizzano, viene dalla Sila, sponda catanzarese. A far emergere questa nuova pagina desolante della e sulla Calabria è Pasquale Mercuri. E’ il caso dei 1.400 metri di quota di Ciricilla. «Basta salire fino in cima per capire che le fiabe non sono tutte a lieto fine anzi, in alcuni luoghi non vengono neppure raccontate. Passano gli anni, passano le stagioni ma lo stato di abbandono e degrado denunciato pochissimi mesi fa non cambia. Eppure la neve non manca se già dalla prima quindicina di dicembre se ne misura oltre mezzo metro, una quantità ampiamente sufficiente per sciare, ma di tutta questa coltre bianca ce ne siamo, evidentemente, accorti in pochi. La sciovia di Ciricilla – continua Mercuri – è lì, sotto tanta neve, ibernata, dormiente, caduta in un sonno profondo dal quale nessuno la riesce a svegliare. Non perché sul territorio manchi l’esigenza della sua riattivazione; non perché in Sila Piccola dalle parti di Villaggio Mancuso non sia argomento sentito; ma perché a qualcuno, evidentemente, fa comodo così. Non c’è altra spiegazione. Ma questo qualcuno, però, prima o poi ci dovrà dire quale sia la ragione di una così tanto assurda scelta. Manca la neve? Giusto, allora, non sprecare risorse potenzialmente utili per altri scopi ma questo non è certo il caso di Ciricilla, le immagini pubblicate testimoniano un ottimo innevamento naturale magari anche superiore rispetto a quello presente in altre località silane. Manca una radicata tradizione sciistica? Comprensibile, in tal caso, la “precedenza” alle realtà più blasonate ma, ancora una volta, non è il nostro caso visto che a Ciricilla si scia dagli anni ’60 essendo, peraltro, quella abbandonata, per quanto piccola, l’unica stazione sciistica della Provincia di Catanzaro. E allora qual è il motivo? Difficile dare risposte di buon senso ad una domanda simile perché, come è evidente, alcune scelte con il buon senso non hanno nulla a che spartire. Una gestione illuminata del territorio richiederebbe, di certo, lo sfruttamento delle potenzialità che lo stesso esprime cosa che, invece, non avviene visto che politici ed amministratori risultano essere inermi autori del degrado documentato. Se la sciovia esistente già esprime discrete potenzialità pur trattandosi di una piccola struttura, vera svolta turistica per la zona deriverebbe, senza ombra di dubbio, dalla realizzazione del nuovo impianto sul Monte Morello. Grazie, infatti, alla maggiore altimetria e superficie la nuova infrastruttura offrirebbe all’utenza una realtà molto più importante e tecnica rispetto all’esistente ormai in abbandono realizzandosi, in tal modo, una stazione sciistica degna di questo nome. Ma se la sciovia di Ciricilla è in stato comatoso, l’impianto sul Monte Morello è ancora da partorire. La responsabilità di una tale vergogna non può che essere di chi ci amministra e governa. E allora se questa è la massima capacità realizzativa dei soggetti preposti allo sviluppo di un territorio appare evidente l’urgente necessità di un rinnovamento generazionale della classe dirigente. Sinceramente – e condividiamo in conclusione il pensiero di Pasquale Mercuri – pare difficile ipotizzare che forze fresche e nuove possano fare peggio del peggio già visto a Ciricilla». Non resta che sperare che la Calabria, apra gli occhi.
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