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Lamezia, bomba contro il negozio della sorella di un pentito

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Lamezia, bomba contro il negozio della sorella di un pentito

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LAMEZIA TERME – Torna la stagione del terrore. Le cantate che confidenti, collaboratori di giustizia e pentiti hanno spifferato ai magistrati della Dda di Catanzaro, ha permesso al pool dellantimafia di smantellare la cosca Giampà, considerata una delle più pericolose e sanguinarie, disarticolandola nel cuore del suo interno. La raffica di arresti eccellenti e la comparizioni di figure insospettabili, organiche al clan, non è andata giù ai vertici di mamma ndrangheta che, come risposta alle cantate dei pentiti, hanno lanciato un chiaro e inequivocabile messaggio ai parenti delle gole profonde. Nel mirino dellantistato, infatti, è finita la sorella di un collaboratore di giustizia. Stamattina, alle prime luci del giorno, un ordigno è stato fatto esplodere in una zona centrale di Lamezia Terme, in piazza Mercato Vecchio, davanti alla pizzeria di proprietà della sorella di Angelo Torcasio, detto “Porchetta”, uno dei collaboratori di giustizia che ha permesso di arrestare diversi esponenti criminali nell’ambito dell’operazione denominata “Medusa”. L’esplosione ha provocato danni ingenti alla pizzeria, che è gestita anche dal cognato di Torcasio. Colpite dall’onda d’urto dello scoppio anche un’automobile e ad alcune abitazioni vicine. Sull’episodio indagano i carabinieri, ma la matrice dell’attentato sembra inserirsi nello scenario che vede un’offensiva dei clan per intimorire i pentiti e vendicarsi di ciò che hanno comportato le loro dichiarazioni ai magistrati. Nella guerra non dichiarata contro la famiglia di Angelo Torcasio, la bomba alla pizzeria si aggiunge a quella fatta esplodere davanti al bar “Sole e Luna”, di proprietà di un altro cognato del pentito. Ad Angelo, poi, è stata incendiata la villetta nella quale viveva prima di essere trasferito in località protetta. E altri collaboratori di giustizia sono nel mirino. I parenti di Battista Cosentino hanno visto anche loro saltare in aria il bar di loro proprietà. E la famiglia Cappello è stata colpita per due volte dopo che Saverio ha deciso di passare dall’altra parte della barricata, tornando a far “pace” con lo Stato e decidendo di testimoniare davanti ai giudici: ad agosto è esplosa una bomba davanti alla casa del neo pentito, mentre a maggio la stessa sorte era toccata all’abitazione del padre, Rosario.

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