Cosenza
Medico suicida a Cosenza, la moglie in Tv: “mandato in guerra senza armi”
Dopo pochi giorni dalla tragica scomparsa del marito, Simona Loizzo, interviene in diretta su La7 e spiega il perchè del suo estremo gesto, definendo la morte di Lucio Marrocco, compagno di una vita, una morte indiretta del Covid
COSENZA – Una morte bianca, una vittima del lavoro. Simona Loizzo ha raccontato le fasi precedenti alla morte del marito, Lucio Marrocco 56 anni, dirigente medico dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza e responsabile della campagna vaccinale, che il 7 gennaio scorso si è gettato dal balcone di casa in diretta a Non è l’Arena di Massimo Giletti. Carico di responsabilità e orari massacranti per non parlare del peso dei contagi dei colleghi; sarebbero questi i motivi alla base, secondo la moglie anche lei dirigente medico all’Annunziata, della decisione del marito di farla finita. Le ultime ore della sua vita sarebbero state più cariche di tensione visto il decesso di una operatrice socio sanitaria, prima vittima tra i dipendenti dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza. Simona Loizzo racconta che il marito si sentiva in colpa per non essere riuscito ad evitare quel contagio e che la sera della sua morte, la pressione è salita quando non è riuscito a causa di un problema alla mail aziendale (in revisione), a trasmettere i dati delle vaccinazioni alla Regione. Una vittima indiretta del Covid 19 per un uomo – spiega la d.ssa Loizzo – che fin dall’inizio della pandemia “si è caricato della responsabilità di proteggere tutto il personale operante in corsia, circa duemila persone”.
“Mio marito si è trovato a gestire una pandemia in un ospedale vecchio, costruito nel 1940, con difficoltà nel mettere a punto il percorso sporco/pulito, di separare quello Covid dal no-Covid. Ma era bravissimo ed ha scritto persino procedure che il Ministro Speranza dovrebbe leggere, finite sulle chat delle direzioni sanitarie di mezza Italia”. Grazie a lui ci sono stati pochissimi contagiati tra i dipendenti ospedalieri e “la sera li chiamava al telefono singolarmente, per accertarsi delle loro condizioni dopo 15-16 ore di lavoro in reparto. uno stress insostenibile”. Dopo quella telefonata per la mail non funzionante con un collaboratore, pochi minuti dopo era volato giù. Simona Loizzo ha poi rivolto un forte appello alle Istituzioni affinché si rendano conto che che le scelte della sanità spettano alla politica che deve metterci la faccia. La gestione della sanità deve essere affidata al presidente della Regione eletto dai cittadini”.
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