Italia
L’obbligo alla vaccinazione anti-covid ora divide l’Italia. Andrebbe considerato?
Se c’è chi spinge per l’obbligo al vaccino, il mondo scientifico frena citando solo casi estremi. Posizione che rispecchia anche il parere del Comitato nazionale di bioetica “un eventuale obbligo dovrebbe coinvolgere prioritariamente solo alcune categorie, come i medici e gli insegnanti”
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COSENZA – L’obbligatorietà della vaccinazione anti-Covid continua a dividere l’Italia . Cresce, infatti, la polemica sulla vaccinazione per il personale sanitario dopo che alcuni medici hanno espresso la loro contrarietà. Notizie delle ultime ore è che, ad esempio, solo 2 operatori su 10 che lavorano nelle 85 Rsa di Pavia si è detto disposto a farsi vaccinare contro il Covid, un dato basso che preoccupa l’Azienda di Tutela della Salute. La sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa dice che l’obbligo ‘andrebbe considerato’, ma per la ministra della Pubblica amministrazione Fabiana Dadone basterebbe ‘una forte raccomandazione’. Per il presidente della Federazione degli Ordini dei medici, Anelli, ‘deve essere la politica in base ai numeri a decidere per legge’ ma parla di obbligo deontologico e possibili sanzioni’.
Solidarietà e non obbligo, la bioetica frena
E il mondo scientifico? L’obbligatorietà del vaccino deve rappresentare “l’ultima misura, l’extrema ratio” da mettere in atto eventualmente solo in un secondo momento e per categorie precise, a partire da medici e insegnanti. A frenare sull’ipotesi di rendere l’immunizzazione obbligatoria è il presidente del Comitato nazionale di bioetica (Cnb) Lorenzo D’Avack, ma il dibattito è aperto e tale prospettiva – a due giorni dalla partenza della campagna vaccinale in Europa – rappresenta una carta da giocare sul tavolo del governo nel caso in cui l’adesione si rivelasse insufficiente. La prospettiva della coercizione “riporta al clima del regime cinese”, ma sono anche altre le ragioni per le quali D’Avack invita alla “cautela”. Eticamente, spiega il presidente del Cnb “ritengo che obbligare ad un trattamento sanitario debba rappresentare assolutamente un’eccezione, mentre in questa prima fase è fondamentale incentivare la propaganda a favore delle vaccinazione. L’obbligo dovrebbe essere considerato come una extrema ratio“.
E se è vero che stiamo vivendo a causa della pandemia “un momento particolare e di eccezionalità, è anche vero – argomenta – che la prima misura dovrebbe essere quella di premere per un’adesione volontaria alla vaccinazione, a partire dai medici”. Dunque, afferma, “in questa fase iniziale è auspicabile che venga messa in atto una grande campagna informativa“. E’ tuttavia evidente, secondo D’Avack, “che sarebbe utopistico pensare di raggiungere un’adesione tra gli operatori sanitari pari al 100%. Se questo è l’obiettivo allora rimane solo l’obbligo, ma ora sarebbe bene puntare comunque sulla spontanea adesione”. Obbligo quindi solo in casi estremi e coinvolgendo “prioritariamente solo alcune categorie, come medici e insegnanti, che rappresentano un potenziale veicolo di trasmissione del virus per un’ampia platea di popolazione”. In questo momento, avverte, “è fondamentale partire da un principio di solidarietà evidenziando, nel caso degli operatori sanitari, la forte responsabilità che questa categoria si assume nei confronti dei pazienti se rifiutasse l’immunizzazione”.
Ippolito, sospendere chi si rifiuta
Che la discussione sia però aperta lo conferma la ministra dei Trasporti Paola De Micheli, che non esclude la strada dell’obbligatorietà ma solo al termine di una campagna di informazione che chiarisca ai cittadini tutti i dubbi e in base ai risultati di questa campagna. Ed invita a considerare l’obbligo per le categorie più esposte anche la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova. Non partirebbe subito con l’obbligo vaccinale per il personale sanitario Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico-scientifico: “Ma se a lungo termine la volontarietà diventerà un problema, a quel punto il Parlamento dovrà riflettere”, avverte. Più drastica la posizione del direttore scientifico dell’Istituto per le malattie infettive Spallanzani Giuseppe Ippolito: “Tutti gli operatori sanitari, a partire dai medici, devono vaccinarsi contro il Covid e se non vogliono devono essere sospesi dal servizio perchè non possono essere idonei al servizio che svolgono”. Ci sono cioè, sottolinea, “categorie che devono essere vaccinate assolutamente; questo per proteggere se stessi ma anche gli altri, per i contatti estesi che tali categorie devono avere con la popolazione. Chi non lo accetta non può esercitare quelle determinate professioni”.
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