Italia
Covid 19, l’Italia si dimentica delle ‘sex workers’: il 30% è in povertà
Il settore del sesso a pagamento si mobilita: sex workers alla fame a causa del blocco totale del Paese e le Istituzioni ignorano la situazione
ROMA – In Italia si contano circa 120.000 sex workers di cui attualmente il 30% versa in grave crisi di povertà. Le più importanti e storiche associazioni italiane di sex workers e servizi di outreach, con Pia Covre, presidente del Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute Onlus come capofila, si sono unite per una raccolta fondi proprio per contrastare una situazione che le istituzioni stanno ignorando. Gli/le operatrici/ori del settore del sex work auto-organizzato, in collaborazione con le reti e soggetti del civismo attivo, stanno promuovendo una campagna di crowdfunding mirata a sostenere economicamente e con aiuti materiali queste persone che stanno vivendo in una condizione di indigenza, determinata dall’emergenza Covid-19 e che non possono richiedere gli ammortizzatori sociali. I fondi raccolti serviranno a distribuire pacchi alimentari e generi di prima necessità, farmaci e presidi sanitari, a sostenere le/i sexworker per il pagamento delle utenze e degli affitti.
Pia Covre, presidente del Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute in un video messaggio sottolinea: “Ancora una volta siamo stati socialmente esclusi e non c’è una legge che ci tuteli, non c’è nessuno che ci protegga e siamo discriminati rispetto agli altri cittadini e lavoratori. Questa è una cosa alquanto vergognosa e vorremmo porvi rimedio. Faremo le richieste ai nostri governanti per una legge che dia finalmente qualche garanzia”.
La maggior parte dei lavoratori e lavoratrici del sesso non è in grado di accedere alle prestazioni sociali istituite come misure di emergenza dal Governo. È un momento di disperazione e di paura: molte delle giovani sex workers donne e persone trans sono migranti, sole e senza una rete familiare a cui far riferimento; molte altre sono madri e con il loro lavoro sostengono tutta la famiglia.
“Abbiamo attivato l’iniziativa soprattutto perchè – spiega Pia Covre – queste persone nella vita spesso sono sole, poichè il sistema stesso ci costringe ad avere una doppia vita. Gli attivisti e le attiviste per i lavoratori del sesso ci sono sempre stati. Sono 40 anni che lavoriamo e cerchiamo di fare capire quanto sia importante includere questa categoria all’interno del mondo del lavoro, in modo da riconoscerci come contribuenti e lavoratori. Facciamo parte di questa società – xontinua Pia Covre – Il futuro lo vediamo abbastanza incerto ed è per questo che dovremmo essere uniti e batterci per ottenere qualche garanzia. Sappiamo di ragazze che non riescono neppure a trovare il cibo per mangiare. Vorremmo che queste persone non si sentissero abbandonate. Noi ci siamo. Quindi telefonateci e fateci sapere. Non disperatevi e non sentitevi soli e sole. Noi siamo con voi e vi sosteniamo”.
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