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Nuovi appelli e petizioni per tornare in Calabria. La Santelli “il blocco è in tutte le regioni”

Calabria

Nuovi appelli e petizioni per tornare in Calabria. La Santelli “il blocco è in tutte le regioni”

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Quasi 3.500 le firme raccolte nella petizione “Il diritto di tornare a casa” sottoscritta da migliaia di calabresi che premono per poter tornare in Calabria. Melicchio M5s “si pensi a rientri programmati e controllati”. Sulla vicenda nuovo intervento della governatrice Santelli che ha evidenziato che si tratta di “una situazione che riguarda tutto il territorio italiano. Spostamenti vietati dal governo”

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COSENZA – Resta assai spinoso il tema del possibile rientro di calabresi bloccati al Nord per le restrizioni determinate dalle misure anti-coronavirus. Ha superato quota 3.200 la raccolta di firme partita con la petizione “Il diritto di tornare a casa” lanciata per sollecitare il rientro di lavoratori e studenti rimasti bloccati al Nord, in difficili condizioni economiche e psicologiche, a causa delle restrizioni imposte dalle misure anti-coronavirus. La presa di posizione della presidente della Regione, Jole Santelli, che ieri ha manifestato “il desiderio di riaprire tutto per fare in modo che tutti i figli di questa terra possano tornare” ma ha sostenuto che al momento “i numeri attuali di alcune regioni non ci consentono di invertire la rotta”, non ha fermato il dibattito né le richieste di tanti calabresi lontani dalla loro terra d’origine. E così proseguono le adesioni alla petizione, lanciata dal docente cosentino Antonio Iaconianni e indirizzata al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e proseguono gli appelli soprattutto sui social da parte di studenti e lavoratori fermi al Nord e dei loro familiari. Su facebook una mamma, la signora Francesca, che ha un figlio a Milano, ha postato una lettera indirizzata a Santelli: “Mio figlio – scrive – è ancora a Milano e da lì pare non si possa ancora tornare. Credo però che ora lui abbia pagato un sufficiente dazio di paure, di isolamento e anche di difficoltà, oltre che emotive, logistiche e di sostentamento perché sono venute meno le più ampie possibilità ciò dovuto all’interruzione momentanea di alcune attività lavorative genitoriali. Credo non sia più a lungo sopportabile questa distanza diventata siderale e credo che mio figlio abbia diritto di abbandonare la sua piccola e grigia stanza di 2 metri per 2 in cui è rimasto chiuso per due mesi e mezzo e, dopo regolare autodenuncia alle autorità competenti, dopo regolare quarantena presso una abitazione già individuata», conclude la signora Francesca facendo poi “tantissimi auguri di buon compleanno al mio adorato figlio”.

Gli appelli su Facebook “siamo rovinati, fateci tornare”

Siamo rovinati”, è invece il commento sui Facebook di Mirko, che sulla sua bacheca ha postato una scritta: “Io pago le tasse alla Calabria che non mi vuole perché sono al Nord. Complimenti presidente Santelli”. A sua volta, Rita, studentessa cosentina che vive a Parma con un fratello che però sta in un’altra abitazione e quindi non può vedere, osserva: “Ho deciso di rispettare le norme indicate dal governo, non ho ceduto al panico e sono rimasta qui nonostante in tanti mi consigliassero di tornare e mettermi a riparo. Non mi sento di giudicare chi lo ha fatto ma non vorrei che passasse l’idea che chi rispetta le regole per coscienza deve pagarne le conseguenze senza essere tutelato”. E poi Luca, giovane calabrese bloccato a Bergamo, senza più lavoro e senza alcuna prospettiva: “Ma perché – si chiede – non ci lasciate rientrare? Sono profondamente amareggiato e deluso dalla mia terra. Nessuno può impedirmi questo. Sarei già tornato, ma se non l’ho fatto è perché il giorno che ritornerò a casa voglio farlo in totale sicurezza: il succo del mio messaggio è questo, dateci la possibilità di fare i test e stare tranquilli”. E poi Angela, calabrese che vive a Modena e su facebook chiede aiuto e informazioni: “È di poco fa notizia che dal 4 maggio si può circolare solo all’interno delle singole regioni. Pazzesco, questo si chiama sequestro! Fatemi sapere se c’è una petizione. Ho bisogno di tornare”. Ma non si fermano nemmeno le prese di posizione di esponenti politici, in particolare del Pd e del Movimento 5 Stelle, e del mondo sindacale. Sempre su facebook, il segretario generale della Cgil Calabria, Angelo Sposato, evidenzia che “sul rientro dei lavoratori e degli studenti calabresi fuori sede non si può usare la paura. La presidente Jole Santelli ha la possibilità di farlo in piena sicurezza utilizzando tutti i protocolli previsti dall’emergenza Covid-19 utilizzando le autorizzazioni, i controlli, le misure preventive, le quarantene necessarie per chi ha necessità di rientrare. Serve – conclude Sposato – la razionalità e la responsabilità di chi ha funzioni di governo. Ognuno ha diritto di tornare nella propria casa”.

 

Melicchio M5s “si pensi a rientri programmati e controllati”

“Non siamo ancora usciti dell’emergenza, in Italia, nonostante siamo sulla strada giusta. Bisogna fare ancora molta attenzione ad inopportuni passi falsi, ma bisogna anche ascoltare la voce di quei calabresi che con senso di responsabilità sono rimasti al nord per aiutare tutti a superare questa emergenza, comprendendone le ragioni e pensando a soluzioni che possano soddisfare le loro giuste esigenze ma nel contempo difendendo la Calabria da possibili nuovi contagi.” Così il deputato calabrese del MoVimento 5 Stelle Alessandro Melicchio sul rientro dei calabresi, argomento che continua a sollevare diverse discussioni.

“La Presidente Santelli, di cui capisco la necessità di pensare alla sicurezza della nostra regione, faccia uno sforzo di dialogo e di programmazione, coinvolgendo anche il Governo e i suoi esperti, nel caso, evitando chiusure totali che possono esser ancor più dannose, qualora spingano verso un rientro incontrollato e non gestibile in tutta sicurezza. Tutti insieme – continua il pentastellato – possiamo iniziare a pensare a rientri contingentati e con trasporti ferroviari ad hoc, nel rispetto del distanziamento sociale e degli accorgimenti necessari per la sicurezza di tutti, isolando e tamponando questi nostri corregionali al loro arrivo. All’esito del tampone si può provvedere ad una quarantena obbligatoria per i positivi, magari in qualche struttura organizzata appositamente per questo, lasciando gli altri in perfetta salute liberi di poter tornare all’affetto dei propri cari. Dall’altro lato il rischio – conclude Melicchio – è che i rientri ci siano comunque ma di nascosto e senza alcun controllo, generando pericoli per la salute di tutta la regione. Affrontiamo degnamente e con intelligenza questo delicato tema”.

 

Jole Santelli “mobilità interregionale vietata per decreto dal governo”

Dopo l’intervento di ieri sulla la governatrice Jole Santelli è tornata sulla questione. Intervistata dal TG3 ha sottolineato che “la vicenda dei rientri sembra essere giocata in Calabria come se fosse una situazione solo calabrese: in realtà è una situazione che riguarda tutto il territorio italiano. All’ordinanza del presidente della Regione che ha bloccato la mobilità interregionale – ha ricordato Santelli – è seguita subito dopo un’ordinanza del ministero dell’Interno e del ministero della Salute e poi un decreto del governo che ha bloccato la mobilità interregionale. Al momento, anche nella preparazione della cosiddetta ‘fase 2’, il governo ha ribadito il divieto di mobilità interregionale, e l’ha ribadito nella cabina di regia fatta con le Regioni e gli enti locali. Quindi – ha proseguito – non è la Regione Calabria che blocca i rientri, è un’iniziativa del governo per il contenimento del contagio“. La Santelli ha poi osservato: “aggiungerei a questo un dato estremamente rilevante. Rispetto al momento in cui queste misure sono state adottate, purtroppo in alcune zone del Paese non è cambiato assolutamente nulla, i numeri sono ancora molti forti e il pericolo di un contagio di ritorno rimane fortemente. Chiedere ancora qualche settimana di sacrificio, e mi rendo conto che è un sacrificio per ragazzi e famiglie, è una cosa dura, ma – ha rilevato il presidente della Regione – dobbiamo anche rispettare il sacrificio fatto da tanti e rispettare e preservare i risultati che abbiamo ottenuto. Stiamo parlando di 2-3 settimane, non di un tempo lunghissimo. E’ un sacrificio sopportabile, ma in questo momento nessuno in Italia, nessuno in Italia accetta il rischio di mettere in moto una mobilità interregionale che – ha concluso Santelli – potrebbe vanificare tutti gli sforzi compiuti fino ad oggi”.

 

 

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