Provincia
Operazione Arsenico, il sindaco di Bisignano: “bonificare subito i siti”
Franesco Lo Giudice interviene dopo l’operazione dell’Arma sull’inquinamento del fiume dovuto allo sversamento di rifiuti industriali. Alla richiesta dell’amministrazione si aggiunge quella delle associazioni ambientaliste
BISIGNANO (CS) – “Bonificare subito i siti inquinati e accertare tutte le responsabilità in merito a quanto accaduto nel comune di Bisignano. I dettagli dell’operazione Arsenico restituiscono un quadro allarmante. Non potevamo sapere cosa stesse succedendo, ma sono stato io per primo, nel 2017, a chiedere, con una missiva, l’intervento dei Carabinieri del Noe affinché effettuassero analisi approfondite sul depuratore del Mucone per avere massima garanzia a tutela della salute dei miei concittadini”. Lo afferma il sindaco di Bisignano Franesco Lo Giudice, dopo l’operazione dell’Arma sull’inquinamento del fiume dovuto allo sversamento di rifiuti industriali.
“Avevamo sollevato – dice – il problema anche durante una seduta della Commissione Ambiente del Consiglio Regionale della Calabria già nel settembre del 2017. E’ chiara la nostra intenzione di tenere alta la soglia dell’attenzione quando è in gioco la tutela ambientale del nostro territorio. Dal punto di vista politico posso dire, senza timore di essere smentito, di essere stato l’unico sindaco ad avere creduto nel progetto di costruzione di un nuovo depuratore pubblico, nella zona industriale. Un progetto già finanziato, che diventerà presto realtà, separando il servizio di depurazione pubblico da quello privato”.
Secondo Lo Giudice “anni di cattivo governo hanno determinato confusione e hanno favorito le problematiche dell’attuale sistema di depurazione. In un consiglio comunale, da convocare a breve, tireremo fuori tutte le carte che provano le origini di tali problemi. Saranno fatti nomi e cognomi, pubblicate delibere. Le consegneremo direttamente ai cittadini, perché possano capire chi ha responsabilità. Molti moralisti di oggi sono coloro i quali hanno causato questa situazione. Compresi gli sciacalli abili a nascondersi dietro le loro condotte diffamatorie su Facebook. Ho già dato mandato ai miei avvocati di analizzare il flusso di messaggi sui social network, individuare quelli con una chiara matrice diffamatoria e presentare formale querela. Di fronte agli amplificatori di fake news – prosegue – non mi fermerò, lo stesso faranno i miei colleghi. A chi chiede le nostre dimissioni – continua – rispondiamo che siamo tranquilli e sicuri del nostro operato e della nostra onestà, messa in discussione da beceri e calunniosi attacchi. Intanto ho chiesto al Prefetto di Cosenza di convocare un’unità di crisi in merito allo stato di emergenza in atto nel nostro territorio. La cronistoria degli accadimenti degli ultimi giorni è ben nota. Non esiteremo a costituirci parte civile. Siamo parte lesa come tutti i cittadini onesti di Bisignano – conclude – e ci affidiamo alla magistratura che saprà accertare con esattezza la verità dei fatti”.
Le associazioni ambientaliste “si cerchi la verità. Pronte ad un aiuto”
Alla richiesta dell’amministrazione si aggiunge quella delle associazioni ambientaliste WWF Cosenza –Sila – Pollino, LIPU BirdLive Italia, Amici della terra – Calabria, la Storcal (Stazione Ornitologica Calabrese), Crocevia di Rende e Civica Kill the trash di Bisignano
“La notizia – è scritto nella nota – è stata come una bomba annunciata. Annunciata da anni di proteste, manifestazioni e denunce cadute nel vuoto. Il vuoto che circonda le tante vittime di un disastro ambientale che va avanti da decenni, sotto gli occhi indifferenti, o comodamente distratti, di chi avrebbe dovuto tutelare e proteggere un territorio fertile e bellissimo come quello della Valle del Crati. Tutti sapevano quanto accadeva in quel misero quadrato di terra a pochi metri dal fiume Mucone, protetto da occhi indiscreti da un vegetazione fluviale volutamente incolta e strade appositamente dissestate e impraticabili; ma il sapere non basta, soprattutto quando gli interessi sono cosi alti. Finalmente la tanto attesa bomba è scoppiata, la certezza che tutto sia andato distrutto ancora non l’abbiamo, ma una cosa è certa: non siamo più disposti a permettere che le autorità che dovrebbero vigilare e tutelare si adagino nuovamente nella comoda ovatta del soprassedere, che li tiene lontani dal dover affrontare e risolvere problemi che potrebbero risultare dannosi per la loro immagine elettorale. A questo scopo, le associazioni condannano questi atti disastrosi per l’ambiente e offrono il loro pieno sostegno a quanti sono impegnati nella ricerca della verità, mettendo a disposizione le competenze professionali e territoriali acquisite in anni di presenza e lavoro di monitoraggio sul territorio. La storia insegna che i disastri si ripetono (ricordiamo la vicenda dell’impianto di Depurazione di Contrada Coda di Volpe di Rende), che a cambiare siano solo i protagonisti, ma non le dinamiche e i luoghi delle tragedie, quello che ci proponiamo è di riscrivere il copione, impedire che la storia diventi futuro, vigilando sul presente”.

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