Calabria
Bankitalia: segnali di crescita e occupazione in Calabria. Ma restano enormi difficoltà
Nel 2018 l’occupazione è cresciuta per il terzo anno consecutivo ma resta la perdurante difficoltà per i laureati a trovare un posto di lavoro. La modesta produttività e l’occupazione ancora troppo bassa, acuiscono la povertà diffusa delle famiglie calabresi. La disuguaglianza dei redditi da lavoro è nettamente superiore rispetto alla media delle regioni italiane
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CATANZARO – La Calabria continua a crescere nel 2018, anche se con una “perdita di slancio” rispetto all’anno precedente e con aspettative da parte delle imprese che rimangono moderatamente ottimistiche per il 2019. Sono gli aspetti salienti della “fotografia” che emerge dal rapporto su “L’economia della Calabria“, curato dalla filiale di Catanzaro della Banca d’Italia e presentato stamani nel corso di una conferenza stampa. A pesare, secondo quanto emerge dalle linee del documento, illustrato in dettaglio dal direttore Sergio Magarelli e dai componenti del Nucleo di ricerca dell’istituto Giuseppe Albanese, Antonio Covelli e Iconio Garrì, sono la “modesta produttività e l’occupazione ancora bassa, elementi che acuiscono la povertà diffusa delle famiglie calabresi e che nei termini in cui si presentano non hanno riscontro nel panorama nazionale.
Lavoro: cresce l’occupazione, ma soffrono i laureati
“Prevale una forte componente di incertezza – ha sostenuto Magarelli – che deriva dalla pesante eredità e dal fatto che non è stato recuperato il terreno perduto nel periodo pre-crisi. In questo contesto le categorie più penalizzate sono quelle delle donne e dei giovani. Altro elemento negativo è la bassa capacità di assorbire i laureati da parte del sistema produttivo calabrese.
Bankitalia parla di “dinamica positiva del mercato del lavoro, confermata anche dall’aumento delle ore lavorate per addetto e dall’ulteriore riduzione del ricorso alla Cassa integrazione guadagni. L’aumento degli addetti si è concentrato nei mesi primaverili ed estivi, anche per effetto della stagione turistica favorevole: la situazione è invece leggermente peggiorata nell’ultima parte dell’anno. Secondo l’istituto il tasso di occupazione è risalito al 42,2% (era il 40,8% nel 2017): è più basso di 3 punti percentuali rispetto al 2007, in conseguenza del forte calo registrato in corrispondenza della crisi. L’incidenza dell’occupazione rimane anche nettamente inferiore rispetto al resto del paese: questo fattore rimane cruciale nella spiegazione della maggiore disuguaglianza in regione nella distribuzione del reddito. L’aumento degli addetti ha riguardato entrambi i generi in misura simile: il divario nei tassi di occupazione a favore degli uomini è rimasto dunque stabile, su livelli superiori alla media italiana. Come nel 2017 – annota la Banca d’Italia – la dinamica occupazionale è stata meno favorevole nella fascia d’età tra i 35 e i 54 anni. Contrariamente a quanto registrato nel resto del paese, l’occupazione è aumentata solo per gli individui in possesso di titoli di studio inferiori o pari al diploma. L’occupazione è cresciuta prevalentemente tra gli autonomi, diversamente dal resto del paese. Secondo i dati Inps relativi al settore privato, i rapporti di lavoro dipendente sono aumentati in misura inferiore al 2017. Questo rallentamento è riconducibile alla minore crescita dei contratti temporanei, interessati dalle modifiche intervenute con il ‘Decreto Dignità’. Ciononostante, le assunzioni a tempo indeterminato sono state ancora lievemente negative. Poco più di un quarto dei nuovi contratti stabili ha beneficiato di sgravi contributivi, un dato stabile rispetto allo scorso anno”.
Bene export e turismo, ma pesa inefficienza PA e deficit infrastrutturale
Dal rapporto affiorano però anche i punti di forza dell’economia calabrese: l’export che si rafforza e il turismo che rimane in territorio positivo. Assieme, inoltre, alle ottime performance di “un gruppo di aziende, high-grouwth, a crescita rapida, che nell’arco di un decennio hanno raddoppiato e in qualche caso quadruplicato il proprio fatturato. A gravare, tuttavia, secondo l’analisi di Bankitalia, sono la presenza pervasiva delle consorterie criminali che determina un ambiente poco favorevole alle imprese e l’inefficienza della Pubblica amministrazione, sommata al deficit infrastrutturale, ai ritardi tecnologici e alle distorsioni della concorrenza che tutto questo comporta.
Incidenza della povertà e disuguaglianza dei redditi da lavoro
Il rapporto evidenza come la Calabria si caratterizza per una maggiore incidenza della povertà e anche per una disuguaglianza dei redditi da lavoro superiore rispetto alla media delle regioni italiane. Nel capitolo dedicato alle famiglie, l’istituto annota che nel 2018 la ripresa del reddito disponibile e dei consumi delle famiglie avviatasi nel 2015 è proseguita, sebbene con minore intensità. Nel 2017, ultimo anno di riferimento per i ‘Conti economici territoriali’, il reddito disponibile delle famiglie calabresi era pari, in termini pro capite, a circa 12,700 euro (18.500 in Italia). La crescita registrata tra il 2014 e il 2017 si è estesa anche al 2018, mostrando tuttavia un’intensità modesta: in base a nostre elaborazioni su dati ‘Prometeia’, riferite al totale delle famiglie residenti in regione, nel 2018 il reddito disponibile delle famiglie è aumentato dello 0,8% a prezzi costanti rispetto all’anno precedente. Alla ripresa dei reddito hanno contribuito positivamente soprattutto i redditi da lavoro. Secondo stime di ‘Prometeia’, nel 2018 è proseguita l’espansione dei consumi. Nel 2017 la spesa a media mensile di una famiglia calabrese di due persone, espressa in termini equivalenti, era pari a circa 1.730 euro, minore di un terzo rispetto alla media nazionale. Il 28% di tale spesa era destinato all’abitazione (manutenzioni, utenze, canoni di affitto), una quota inferiore alla media italiana. La spesa per generi alimentari, pari per le famiglie calabresi al 25%, rappresenta invece una voce più rilevante in confronto al resto del paese”. Secondo Bankitalia, inoltre, in base ai dati Istat più recenti, relativi al 2017, la quota di famiglie calabresi in povertà assoluta, ovvero con un livello di spesa mensile inferiore a quello necessario per mantenere uno standard di vita minimo considerato accettabile, si attesta su livelli nettamente superiori al resto del Paese. Tra le misure di contrasto alla povertà, nel 2018 è stato introdotto il Reddito di inclusione (ReI). Secondo i dati dell’Inps i nuclei familiari regionali che nell’anno ne hanno usufruito sono stati circa 31.000, per un totale di circa 88.000 individui. In termini relativi – si legge nel rapporto – ha beneficiato della misura il 4% delle famiglie, un’incidenza in linea con quella del Mezzogiorno ma superiore alla media nazionale. L’importo medio mensile ricevuto da ciascuna famiglia è stato di 288 euro, corrispondente a circa un decimo del reddito disponibile medio per famiglia. Nel 2019 il ReI è stato sostituito dal Reddito di cittadinanza (RdC). In base alle ultime informazioni disponibili relative alle domande presentate, il numero di percettori del Reddito di Cittadinanza potrebbe risultare più elevato rispetto al Reddito di inclusione, in virtù di criteri meno stringenti per l’accesso. Anche l’entità del trattamento dovrebbe risultare superiore”.
Infine, l’istituto osserva che su un campione di famiglie in cui la persona di riferimento è in età da lavoro e non sono presenti pensionati, la disuguaglianza dei redditi da lavoro equivalenti è nettamente superiore in Calabria rispetto alla media delle regioni italiane (22 rispetto a 10). In linea con quanto avvenuto in Italia, la disuguaglianza – spiega Bankitalia – è sensibilmente aumentata in regione rispetto al 2009; solo negli anni più recenti, anche a seguito del miglioramento della dinamica occupazionale, si è registrata una parziale riduzione. Anche l’indice di ‘Gini’ fornisce evidenza di una maggiore disuguaglianza del reddito da lavoro in Calabria rispetto alla media nazionale. Ciò riflette la quota più elevata di individui che vivono in famiglie senza reddito da lavoro, a fronte di un livello di disuguaglianza tra gli individui delle famiglie percettrici sostanzialmente in linea con resto del Paese”.


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