Nel collegio difensivo gli avvocati Francesco Parise e Francesca Funari. I figli della vittima, costituitisi parte civile sono rappresentati dagli avvocati Linda Sena, Gianfranco Vetere e Federico Littera
Provincia
Omicidio Paffile: Barbieri dichiara di avere soccorso la moglie, ma non ci sono tracce di sangue
Paffile, 80 anni fu ritrovata in una pozza di sangue davanti casa. Fu il marito a dare l’allarme. Ma per gli inquirenti quest’ultimo sarebbe l’autore dell’omicidio
BISIGNANO (CS) – Si torna in Corte d’Assise con il processo sulla morte di Carmela Paffile, la donna di 80 anni che la sera del 29 giugno 2014 fu trovata a terra in una pozza di sangue davanti la porta di casa in contrada Frassia, a Bisignano. Accanto il marito che la guardava, Eugenio Barbieri, imputato di omicidio. Il processo è presieduto dal giudice Garofalo, a latere Granata. Nelle scorse udienze sono stati sentiti dalla Corte i tre figli della vittima, Santo Umile e Giuseppe, la vicina di casa, che potrebbe rivelarsi una delle chiavi del processo, il medico del 118, la moglie di Umile Barbierie il maresciallo dei carabinieri che seguì le indagini
LESIONI COMPATIBILI CON IL BASTONE
Oggi sono stati sentiti i consulenti della Procura, i medici legali Vercillo e Lavorato e il consulente tecnico Luca Chianelli. I medidi legali hanno dichiarato che la donna è morta in seguito a due lesioni, anteriori e posteriori che hanno determinato una emorragia che ha portato alla morte. E’ da escludere che le lesioni siano state prodotte per urto contro una superficie liscia, piana, perchè produce una lesione chimotica contusiva ma non bifocale, ma unica e lineare. Al medico i carabinieri hanno sottoposto in visione cinque oggetti sequestrati e repertati per valutare la compatibilità con le lesioni: una sorta di punteruolo, una padella, una sorta di tegola – un oggetto in argilla – due bastoni da passeggio. Sugli ultimi due oggetti il medico ha esaminato il primo bastone ha una impugnatura concava con peso discreto normale; il secondo bastone rudimentale, con impugnatura diversa, ad angolo retto. Per i medici legali il primo bastone è possibile avere una compatibilità tra i dati morfologici del cadavere, le due lesioni sia per il peso che per la forma ellittica delle lesioni nella parte destra. «Qualsiasi lesione con un oggetto più pesante avrebbe causato una frattura». I medici hanno escluso che le lesioni siano state causate da una caduta sulla superficie piana. hanno poi dichiarato che la signora era viva per via di un infarcimento emorragico. I prelievi effettuati da tutti gli organi hanno confermato che la morte è stata dovuta a natura traumatica e non per fattori patologici
Sul capo duplice lesione regione sopraccigliare destra e ematoma frontale e poi due lesioni importanti nella regione occipitale. Il medico legale Vercillo ha proceduto a visualizzare la documentazione fotografica perché non ha partecipato all’autopsia. Ha effettuato indagini microscopiche su diversi prelievi del tessuto del cadavere per dire che le lesioni erano di origini traumatiche e non riferibili a patologie pregresse. Ha verificato la presenza al cervello di grossolane lacerazioni. «Le forze traumatiche hanno provocato una compressione traumatica con sanguinamenti tra la vena madre e il cervello. Un complesso lesivo molto grave che ha coinvolto entrambi gli emisferi cerebrali con focolai emorragici che testimoniano il verificarsi attraverso trauma diretto e convulsivo. Si sono sviluppati in un lasso temporale breve».
La morte della vittima è stata conseguente ad un evento traumatico confermato dalla disposizione dei focolai emorragici. C’è corrispondenza tra le lesioni cerebrali e quelle viste nell’emisfero. La fonte principale del sanguinamento era una ferita lacero contusa nella regione sopraccigliare destra. I lembi del cuoio capelluto sono stati trovati corrispondenti lesioni con quelle della parte anteriore esterna del viso.
L’oggetto che ha potuto provocare l’emorragia e poi la morte potrebbe essere un corpo contundente con sessione cilindrica con una massa non molta significativa perché non è stata provocata nessuna frattura. Il tipo di lesione dipende dal concentrarsi della forza in un punto preciso. Immaginare una caduta al suolo su una superficie piana sarebbe difficile procurarsi delle lesioni di questo tipo. «Corpi contundenti hanno uno strumento cilindrico con dimensioni non molto grosse. Ci sono diversi tipi di legno e quelli repertati sono compatibili. Per quelli occipitali il colpo potrebbe essere stato provocato dal manico di un ombrello ma in legno. Corpi di plastica o gomma non sono attendibili. Per le lesioni delle regioni posteriori potrebbe essere stato preso con il piatto. Colpi inferti almeno due ma fino a quattro. E’ stata una successione abbastanza rapida. Per la lesione sulla regione scapolare destra bisogna vedere la signora quando è caduta e come è caduta. Potrebbe sul pilastro ma anche sulla parete. L’impatto avrebbe potuto determinare solo la lesione scapolare. Non ci sono lesioni di strisciamento sul cuoio capelluto di caduta».
Il consulente tecnico Luca Chianelli ricostruisce la scena del crimine
«Dirigo il Cis e sono responsabile sezione scena del crimine – inizia a parlare Chianelli, chiamato dalla Procura ad esaminare le prove rintracciate durante il corso delle indagini -. Nel caso specifico l’attività abbiamo eseguito un’analisi approfondita degli atti del fascicolo per prendere contezza dei fatti: l’intervento del 118, il medico legale e i rilievi tecnici effettuati dai carabinieri della compagnia di Rende. E’ stato eseguito sopralluogo e visionate le sit per le dichiarazioni in merito ai fatti. Abbiamo approfondito gli elementi di interesse tecnico: nel caso specifico la posizione della signora soccorsa per cui non ci sono fotografie, e poi individuazioni di tracce ematiche, ecc. Un primo sopralluogo tecnico è stato eseguito in data 17 luglio, a distanza di circa due settimane dai fatti, unitamente al maresciallo Motta della locale stazione dei carabinieri e personale della compagnia dell’Arma di Rende. Utilizzando foto scattate nella immediatezza dei fatti è stata eseguita una ricognizione generale dell’area e la verifica degli elementi, interessi forensi: segni di effrazioni su porte e finestre; tracce biologiche; rilievi descrittivi planimetrici, metrici e fotografici, rilievi con luminol per individuare la posizione del corpo della signora al momento del rinvenimento, perché avevamo solo dichiarazioni in merito. Abbiamo fatto dei saggi con luminol sul pavimento del portico dove era stata rinvenuta la signora Paffile. Siamo riusciti ad individuare alcuni aloni sul pavimento e su una piccola porzione di aloni abbiamo eseguito il luminol e ci ha dato indicazioni riuscendo ad individuare la chiazza, una pozza ematica a distanza di due tre mattonelle (30*30) tra 60 e 90 cm; c’era un altro alone che corrispondeva alla posizione del capo della Paffile e siamo riusciti a trovare un riscontro tecnico alle dichiarazioni del 118.
Il secondo sopralluogo insieme all’imputato
Successivamente in data 29 luglio, a distanza di un mese esatto dai fatti, abbiamo effettuato un secondo sopralluogo e rilievi tecnici antropometrici sull’indagato con la locale stazione di Bisignano; abbiamo scattato foto al signor Barbieri, e ci siamo recati con lui sui luoghi interessati dai fatti eseguendo ulteriori attività di rilievi del piano superiore dell’abitazione, mentre la prima volta erano stati eseguiti solo al piano inferiore ed esterno. Nel secondo sopralluogo abbiamo ispezionato il piano superiore dove viveva da qualche settimana il signor Barbieri. E’ stata eseguita una ricognizione generale chiedendo formalmente al signor Barbieri se ci poteva illustrare i suoi movimenti, quello che era accaduto la sera del 29 giugno. I fatti, così come raccontati sono stati eseguiti sulla scena del crimine per riscontri tecnici alle dichiarazioni di Barbieri che ha riconfermato le precendenti sit. Abbiamo eseguito rilievi biologici, ossia tamponi sulla ringhiera della scala esterna, livello inferiore e superiore, sull’agendina telefonica cartacea, telefono cellulare, ci è stato indicato il pantalone jeans indossato quella sera che abbiamo sequestrato; tamponi biologici sulla maniglia del bagno e una bacinella rinvenuta nella vasca del bagno. Abbiamo repertato jeans, boxer da sottoporre successivamente ad accertamenti biologici e genetici.
Verifica delle dichiarazioni di Barbieri “Un tonfo provenire dall’area del portico”
Sui reperti abbiamo effettuato dei tamponi e una verifica in loco con il lexicon che rileva la presenza di sangue umano e che ha dato esito negativo. Dopo queste attività di prelievi biologici, siccome Barbieri ha detto di aver sentito un unico tonfo proveniente dall’area del portico, in dormiveglia, abbiamo sperimentato se l’ottantenne avesse o meno problemi di udito. Una verifica empirica per darci indicazioni. Qualora ci fossero stati problemi di sordità non sarebbe stato credibile il tonfo. Invece confermiamo le capacità uditive; abbiamo eseguito dei rumori ad intensità diversa dall’area del portico alla stanza in cui l’imputato era sdraiato sul letto, con persiana ed anta aperte e finestre aperte; se pur in una attenzione indotta, lui era perfettamente in grado di sentire.
Nessun segno di sangue su 11 piani toccati dalle mani di Barbieri
Ha dichiarato che dalla finestra del balcone aveva visto la luce insolitamente aperta a quell’ora e abbiamo verificato la congruità della dichiarazione. In effetti è visibile dalla stanza. Successivamente abbiamo eseguito gli accertamenti tecnici presso l’università Tor Vergata finalizzate alla verifica di tracce ematiche sui luoghi, analizzando i reperti sequestrati: garze, tamponato colonna con tracce definite ematiche; altri reperti tra cui un bastone a manico curvo e il jeans, i tamponi della ringhiera, agendina cartacea, maniglia della porta del bagno e bacinella all’interno del bagno. Abbiamo esaminato la natura biologica delle sostanze, se fossero riconducibili a sangue e a chi appartenesse il sangue. Esami a cui hanno presenziato la difesa con il consulente. Su tutti i reperti analizzati non c’è presenza di sangue umano. Inoltre sulle formazioni pilifere presenti sulle garze della colonna è stato eseguito l’esame che ha consentito di escludere l’appartenenza alla signora Paffile o di soggetti imparentati, ossia dei figli.
SCENA DEL CRIMINE, L’ANALISI E LA RICOSTRUZIONE DEI FATTI
Abbiamo eseguito l’analisi criminalistica dati acquisiti: sopralluogo, tabulati telefonici, telefonate intercorse, ecc., partendo dagli esiti della consulenza medico legale che ci dice che è un’aggressione con un oggetto contundente compatibile con un bastone leggero ecc; un’azione con più colpi relativamente lunga: non un unico momento ma più momenti consecutivi e quindi è stata aggredita. Dalle dichiarazioni del 118 abbiamo appreso di una pozza ematica dalla testa confermata dal luminol: ci deve essere una parte della testa da cui si è generata l’emorragia; quindi deve essere trascorso un tot di tempo per generarsi la massa ematica, trovata lontana poi circa 90 centimetri dal corpo della donna. Ma se si considera che è stata trovata in coma, abbiamo considerata se poteva essersi spostata da sola da questa pozza oppure è stata trascinata da un soggetto terzo.
L’ipotesi di un’aggressione da parte di un rapinatore o di un ladro
Partendo dall’aggressione siamo andati ad analizzare e leggere la scena del crimine: abbiamo proceduto all’analisi, basandoci su due filoni: verificare tecnicamente con riscontri sulla scena che l’aggressione sia stata compiuta da un soggetto terzo oltre la vittima e l’indagato, quindi un ladro o rapinatore. E dall’altra parte cercare riscontro a vaglio tecnico, senza interpretazione, con le dichiarazioni dell’indagato, con l’interrogatorio e quelle che ha riferito a noi in presenza dell’avvocato. Partendo da queste due ipotesi abbiamo valutato l’ipotesi di un aggressione da parte di un soggetto terzo, se all’interno dell’abitazione della signora Paffile ci fossero stati segni di effrazioni su cancello, il portone d’ingresso, le ferriate; ma non ci sono segni tipici di effrazione. Non si rileva la presenza di tracce di furto o rapina, non ci sono rovistamenti all’interno dell’appartamento. Il figlio Santo ha dichiarato che non risultano asportazioni di preziosi o oggetti all’interno dell’appartamento. Non sono state rilevati segni e tracce di aggressione all’interno dell’appartamento, mobili o altro, e quindi non ci sono segni di aggressioni o furti o rapine.
Qualora fosse stato oggetto terzo avrebbe agito tra le 20.34 – ultima telefonata che riceve la Paffile dal figlio Giuseppe sull’utenza fissa. Alle 20.34 la signora era viva. Dalle 20.34 fino all’arrivo del vicino di casa chiamato dal figlio, tutto ciò che avviene è ancorato alle dichiarazioni del signor Barbieri. Le abbiamo viste punto per punto per confermare o smentire, considerato che l’orario estivo in cui dovrebbe essere avvenuta l’aggressione va dalle 20.34 fino alle 22.55 telefonata di barbieri al figlio Umile. Alle 23.15 arriva il vicino di casa. Quindi quasi due ore e mezzo di tempo per agire. Ci siamo chiesti un soggetto terzo avrebbe dovuto scavalcare e avrebbe agito in un orario in cui ancora è giorno, in un orario insolito per quanto riguarda l’aggressione che avvengono all’una, le due, le tre o quattro del mattino. Barbieri era stato poco tempo prima sul balcone a prendere il fresco, a detta dell’imputato. Quindi, l’aggressore avrebbe dovuto colpire con un tonfo senza che ci fosse una discussione, delle grida, delle urla precedenti al tonfo, senza rumori prima e dopo di un soggetto in allontanamento, in fuga mentre il cancello era completamente chiuso. Possiamo escludere, quindi, l’intervento di una soggetto terzo all’interno dell’abitazione.
L’ipotesi di un’aggressione da parte del marito della vittima
Per quanto riguarda la seconda parte dell’analisi abbiamo fatto delle osservazioni tecniche in merito alla dinamica dei fatti riferiti dall’indagato dalle 20.34 fino alle 23 circa. Fase precedente evento tardo pomeriggio – sera: l’indagato ascoltava le partite sul balcone. Abbiamo verificato la stazione della radio che teneva il palinsesto dalle sei alle otto: c’era la partita dei mondiali 2014 dalle 18 alle 20. Poi c’è stata la visita del figlio Santo alla propria madre e lui l’aveva vista dal balcone dalle 20 alle 21: confermato dalle sit del figlio Santo. Fase temporale evento: l’indagato alle ore 22 si è ritirato lasciando le finestre aperte; in boxer si è messo sul letto e si è addormentato. In questa situazione spegneva la radio e si è messo a aletto. Le sue dichiarazioni non possiamo verificarle, ma elemento importante dopo le 22.30: si era addormentato da qualche minuto svegliato da un unico tonfo di discreta intensita “na bella botticella” (dichiarazione del Barbieri) proveniente dalla sottostante area del portico. Effettivamente, se c’è un tonfo dalla sua stanza da letto è possibile sentirlo. Si tratterebbe – per come ha detto lui – di un tonfo di discreta intensità per cui non ha ipotizzato fosse una botta diversa, come se qualcuno avesse urtato ad una bombola nell’area del portico. “Perché è sceso?” – domanda il perito -. “Stavolta forse lo spirito santo mi ha detto di scendere” – risponde Barbieri.
Barbieri lascia il bastone e scende carponi a dare soccorso, ma del sangue non c’è traccia
Fase successiva all’evento in cui l’indagato dice che guarda all’esterno e vede la luce insolitamente accesa perché la signora è solita andare al letto prima. Anche questo confermato dagli accertamenti. Dopo aver temporeggiato qualche minuto, Barbieri ha deciso di scendere per verificare, e con indosso le sole mutande è sceso dalla scala esterna al piano di sotto. Ha lasciato il bastone sopra, lui si muove con il bastone, dai rilievi utilizza due bastoni. E’ sceso senza bastone aggrappandosi alla ringhiera per raggiungere il piano sottostante, per non far rumore e farsi sentire. Come avrebbe fronteggiato eventuali ladri se non poteva muoversi? E’ sceso al piano di sotto, poteva muoversi solo carponi, è andato verso la signora e ha tentato di soccorrerla imbrattandosi le mani. Ma questo non è riscontrabile. Dalla fase descritta abbiamo cercato riscontri tecnici. Perché lui imbrattato di sangue è dovuto risalire per chiamare soccorsi. Quindi, abbiamo eseguiti rilievi per eventuali macchie ematiche. Ci saremmo aspettati che un soggetto con le mani imbrattate di sangue, in particolare la mano destra, lasci macchie di sangue sulle superfici con cui viene in contatto. Le superfici e il suolo e l’agendina, il bagno, la bacinella, il telefonino… niente, non avevano tracce ematiche. E’ anomalo non trovare tracce di sangue su tutte queste superfici. Questi sono gli elementi che avremmo potuto trovare su 11 superfici diverse su cui non sono state rilevate tracce ematiche
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