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Stige: turbative d’asta a Colosimi, per Maletta la Cassazione annulla l’associazione mafiosa

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Stige: turbative d’asta a Colosimi, per Maletta la Cassazione annulla l’associazione mafiosa

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Paolo Maletta, in qualità di geometra del comune, era accusato di turbativa d’asta in concorso col metodo mafioso. Per lui la Suprema Corte ha annullato con rinvio anche per le esigenze cautelari

 

COSENZA – Gli Ermellini sulla posizione di Paolo Maletta, difesi dagli avvocati Marcello e Giuseppe Manna, si pronuncia nella tarda serata di ieri: annullata senza rinvio l’ordinanza sull’articolo 7 e annullata con rinvio per le esigenze cautelari. Un risultato che rimette in gioco tutta la posizione del geometra del comune di Colosimi arrestato insieme a 168 persone indagate per associazione di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsione, autoriciclaggio, porto e detenzione illegale di armi e munizioni, intestazione fittizia di beni, procurata inosservanza di pena e illecita concorrenza con minaccia aggravata dal metodo mafioso.

Le attività, condotte dai carabinieri e coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, hanno innanzitutto accertato la peculiare strutturazione dell’organizzazione criminale che, diretta dal boss ergastolano Giuseppe Farao, 71 anni, aveva la sua base operativa nell’area di Cirò, Cirò Marina e comuni circostanti, dove è stata verificata anche l’operatività di due ‘ndrine satelliti: quella di Casabona (Kr), facente capo a Francesco Tallarico, e quella di Strongoli (Kr), facente capo alla famiglia “Giglio”. La locale di Cirò poteva inoltre contare su proprie promanazioni nelle regioni del nord Italia e della Germania, dove venivano gestite attività commerciali e imprenditoriali, frutto di riciclaggio e reimpiego dei capitali illecitamente accumulati.

Inoltre, un altro ambito di interesse sarebbe strato quello del taglio e raccolta del legname nelle aree boschive. Attraverso imprese ritenute mafiose e collegate e ad una serie di violenze e minacce nei confronti degli imprenditori concorrenti, l’organizzazione sarebbe riuscita a pilotare le aste pubbliche per l’assegnazione di lotti di terreno boschivo. Sarebbero state accertate altre attività illecite riguardanti sia l’operatività di una serie di imprese cosiddette cartiere controllate o riconducili alla cosca, che erano deputate all’emissione di fatture false, in pratica per operazioni inesistenti, e finalizzate a frodare l’Iva così come a ripulire denaro di illecita provenienza, sia relative a un traffico transnazionale di autoveicoli di grossa cilindrata.

Maletta era accusato di turbativa d’asta in concorso col metodo mafioso. Nell’appalto che riguarda il comune di Colosimi sono indagati anche Pasquale Spadafora titolare dell’omonima ditta boschiva di San Giovanni in Fiore,, Luigino Comberiati, Bruno Tucci e Vincenzo Zampelli; secondo l’accusa era il referente per gli appalti boschivi di uomini ritenuti vicini ai clan di Cirò. Più persone, in concorso morale e materiale, scrive il gip nell’ordinanza, “turbavano il regolare svolgimento della gara per pubblici incanti bandita dal comune di Colosimi (Cosenza), svoltasi nel Maggio del 2015, avente ad oggetto la vendita del materiale legnoso derivante dal taglio del bosco di proprietà comunale, sito in località Spineto – Manca di Vona, in agro del Comune di Aprigliano” per un prezzo avente base d’asta pari ad euro 52.449,47″.

In particolare Paolo Maletta, in qualità di geometra comunale del predetto Ente, attraverso contatti diretti con Pasquale Spadafora, Luigino Combierati, anche per interposta persona, informava i predetti della stessa esistenza e dell’andamento dell’iter amministrativo della procedura di gara, fornendogli notizie riservate (quali ad esempio l’andamento delle aste, il numero delle offerte frattanto pervenute al Comune e l’interessamento di ulteriori ditte concorrenti quali quella dell’imprenditore Pasquale Sacchetta) e suggerendo indicazioni specifiche per la sua aggiudicazione; PasqualeSpadafora e Luigino Combierati, dal canto loro, provvedendo ad individuare il partecipante fittizio alla gara e/ o alla procedura amministrativa di affido, all’uopo contattando gli imprenditori Bruno Tucci e Vincenzo Zampelli, titolari e materiali gerenti la società “La Quercia Srl”, risultata infine aggiudicataria dei lavori, perché si prestasse a partecipare alla stessa, impartendogli direttive specifiche sulle offerte da presentare, fermo restando che lavori sarebbero stati poi svolti effettivamente e materialmente lucrati anche dalla ditta boschiva “F.lli Spadafora S.r.l.” di San Giovanni in Fiore e dal Comberiati, minacciando ulteriormente l’imprenditore Sacchetta Pasquale al fine di allontanarlo dalla gara”.

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