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Appalti “spezzatino”, al via gli interrogatori per i tre dirigenti del Comune indagati

Area Urbana

Appalti “spezzatino”, al via gli interrogatori per i tre dirigenti del Comune indagati

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Ieri Cucunato ha respinto le accuse, oggi tocca a Pecoraro e Bartucci.

 

COSENZA – Sono iniziati ieri gli interrogatori nei confronti dei dirigenti e funzionari comunali di Cosenza, finiti nell’inchiesta riguardante gli appalti di oltre 2 milioni di euro di lavori sempre alle stesse ditte. Secondo le indagini ciò avveniva da diversi anni e senza il rispetto della proceduta prevista dalla legge in violazione del divieto di frazionamento, nella mancata rotazione, trasparenza e parità di trattamento. Gli imprenditori venivano scelti in modo diretto e favoriti rispetto ad altri senza seguire la normativa vigente. Questo era possibile grazie allo spezzettamento sotto i 40.000 euro dei lavori dati in affidamento sempre alle solite imprese.

Il primo ad essere ascoltato dal Gip, ieri, è stato Domenico Cucunato (dirigente del settore Infrastrutture – in foto a destra). Difeso dall’Avv. Benedetto Carratelli, l’architetto ha immediatamente rimarcato il fatto di avere abbandonato l’impiego a Palazzo dei Bruzi dal 2014. Per quanto riguarda l’accusa di abuso di ufficio e falso, Cucunato ha dichiarato che, per alcune assegnazioni “sospette” di lavori, la sua persona è stata coinvolta erroneamente quale Rup (Responsabile unico del procedimento). Anche per quanto riguarda le intercettazioni telefoniche, nelle quali ricercava voti per la figlia (candidata insieme ad Occhiuto nell’ultima campagna elettorale) con l’appoggio di un imprenditore (anch’egli finito nell’inchiesta); Cucunato si difende ancora una volta ribadendo che non era più dirigente in Comune. Ed è stata questa, per molte altre imputazioni, la sua linea di difesa.

Oggi, invece, toccherà a Carlo Pecoraro (al centro) ed Arturo Bartucci (a sinistra) essere ascoltati. I due sono difesi dagli Avv. Franco Locco e Marco Facciolla. Anche loro sono stati colpiti da misura interdittiva. Bartucci, inoltre, deve rispondere anche dei reati di corruzione per aver ricevuto utilità consistite in lavori compiuti all’interno di un immobile in uso alla figlia da parte dell’imprenditore Amendola, rappresentante della CMT. A suo favore, Bartucci, per ‘ringraziarlo’ redigeva le determinazioni con le quali assegnava lavori pubblici alla sua ditta e provvedeva poi alle relative liquidazioni. I fatti risalirebbero al mese di maggio del 2016 e sarebbero confermati non solo dalla documentazione acquisita ma anche da intercettazioni e da dichiarazioni rese da persone informate sui fatti.

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