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Il filo di Sophia presenta ”Melting pot”, una serata per discutere sul significato di essere o sentirsi ”stranieri”

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Il filo di Sophia presenta ”Melting pot”, una serata per discutere sul significato di essere o sentirsi ”stranieri”

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RENDE (CS) – L’appuntamento è per domani alle 19:00 presso l’aula F2, cubo 18C dell’Università della Calabria. Dialogheranno Goffredo Gofi e Giacomo Panizza.

“Siamo tutti stranieri per gli altri, ma siamo tutti fragilmente attaccati a un’eco di identità e a una sostanza piccola o grande di privilegio, o di ciò che prendiamo per tale. Solo accettando di essere stranieri tra stranieri, e cioè umani tra umani, creature tra creature, possiamo fare dell’aiuola che ci fa tanto feroci un luogo abitabile per tutti: una piazza, e forse un giardino” (Goffredo Fofi). Il filo di Sophia presenta, dunque, “Melting pot”, una serata di riflessione e condivisione su ciò che, ieri come oggi, vuol dire essere o sentirsi “straniero”. Si potrà assistere e partecipare al dialogo aperto tra Goffredo Fofi e Giacomo Panizza.

 

Il primo è un saggista, critico teatrale e cinematografico, disincantato osservatore politico, è una delle personalità più attive e combattive della cultura italiana. Nel 1955, a diciotto anni, raggiunto dall’eco delle imprese di Danilo Dolci, lascia Gubbio per giungere nella Sicilia del tempo, arcaica e poverissima. È profondamente affascinato dal filosofo di Partinico, dalle sue battaglie a fianco dei disoccupati, dagli scioperi al rovescio, dalla lotta alla mafia costruita sul fondamento di un pacifismo gandhiano a quei tempi ancora sconosciuto in Italia. In un’intervista pubblicata su la Repubblica del 14 aprile 2007, intitolata “Goffredo contro tutti” e rilasciata in occasione dei suoi settant’anni, spiega che gli scioperi al rovescio: «consistevano, per esempio, nell’asfaltare una strada bianca con un gruppo di disoccupati. E rivendicare il diritto al lavoro». I carabinieri gli firmarono il foglio di via «Per avere insegnato senza percepire stipendio». Lucio Lombardo Radice scrisse in sua difesa un editoriale sulla prima pagina de l’Unità: «Delitto d’alfabeto». La sua visione da intellettuale engagé è da sempre volta alla costruzione di una rete alternativa alla cultura del consumismo e dell’omologazione. Il suo impegno critico si è incentrato soprattutto sul rapporto tra la realtà sociale e la sua rappresentazione artistica. Ha contribuito, con altri intellettuali, alla nascita di riviste storiche come i Quaderni Piacentini, La Terra vista dalla Luna, Ombre rosse, Linea d’ombra. La sua partecipazione verso le minoranze e i “diseredati” lo ha anche spinto a occuparsi di bambini dei quartieri popolari: fu infatti tra i fondatori a Napoli della “Mensa dei bambini proletari”. A questo ha unito una forte partecipazione verso la “questione meridionale” che l’ha spinto a incontrare e frequentare i maggiori meridionalisti del secondo dopoguerra, da Salvemini a Manlio Rossi-Doria. Dalla prospettiva “meridionale” ha realizzato anche riviste come «Dove sta Zazà», con la collaborazione di Stefano De Matteis. È direttore della rivista Lo Straniero, da lui fondata nel 1997, e ideatore del Premio Lo Straniero. Come consulente editoriale, direttore di riviste e critico militante ha scoperto, incoraggiato, seguito gli inizi di parecchi scrittori, più o meno di successo, come Raul Montanari, Sergio Atzeni, Stefano Benni, Giulio Angioni, Maurizio Maggiani. Attualmente dirige la rivista Gli asini e collabora con le riviste Panorama, Internazionale e Film TV.

 

Don Giacomo Panizza ha fondato nel 1976 a Lamezia Terme “Progetto sud”, una comunità autogestita insieme a persone con disabilità. Il prete entra nel mirino della ‘ndrangheta dal 2002, quando spezzò il cerchio della paura prendendo in gestione il palazzo confiscato alla cosca dei Torcasio. Lo stabile dista pochi km dalla famiglia in cui abitano i mafiosi. Da allora è sottoposto a un programma di protezione. Ha scritto numerosissimi saggi e brevi contributi, apparsi non solo su riviste di settore, ma anche in diversi libri. Don Panizza Interpreta, con il suo continuo presidio sul territorio, un impegno non solo fisico, ma soprattutto spirituale, un sentimento che le cosche tendono a reprimere. Nel suo libro “Qui ho conosciuto purgatorio inferno e paradiso” racconta di una terra: “dove mi è piaciuta l’idea di emigrare a rovescio, dove ho conosciuto purgatorio, inferno e paradiso”. A introdurre la serata, letture meticce in lingua madre e a chiuderla uno speciale mangia&bevi d’oltremare. L’ingresso all’evento è gratuito.

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