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Horus, l’occhiale hi-tech che “regala” la vista a chi non ce l’ha

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Horus, l’occhiale hi-tech che “regala” la vista a chi non ce l’ha

Francesca Ramunno

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Riconoscere una persona per strada, attraversare sulle strisce pedonali, leggere un cartello; azioni semplici nella vita di tutti i giorni, ma non per tutti. Per ciechi e ipovedenti, problemi insormontabili.

Da oggi però c’è allo studio un nuovo dispositivo, inventato da tre ragazzi poco più che ventenni, che potrebbe cambiare la vita a chi non ha la fortuna di vedere. E’ Horus Technology, un sistema in grado di tradurre le immagini in parole.Horus non richiede di essere connesso a internet o allo smartphone, ma permette all’utente di personalizzare lo strumento con le informazioni a lui più utili. E’ un dispositivo elettronico wearable che si posiziona sul lato destro della testa, come una sorta di microfono che assiste le persone cieche o ipovedenti durante tutta la giornata. Montato sugli occhiali, Horus osserva l’ambiente circostante e lo descrive alla persona fornendo elementi indispensabili (riconoscimento di volti, attraversamenti pedonali,..). Ad inventare questo dispositivo rivoluzionario tre giovanissimi: Saverio Murgia, laureato in Ingegneria Biomedica, Luca Nardelli, studente in Bioingegneria indirizzo Neuroingegneria, e Benedetta Magri, laureanda in Economia Aziendale. Nonostante i numerosi premi vinti in giro per l’Europa, per completare il prototipo il team ha bisogno di fondi. Così è stato lanciato un crowfunding (http://crowdfunding.wcap.tim.it/projects/270/horus&lng=1) e si spera che le views si tramutino prestissimo in donazioni. I

Giornalista appassionata di musica e di spettacolo. Speaker di Rlb Radioattiva, cura per l'emittente l'Area Eventi

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