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Omicidio via Popilia, riprende il processo. La Procura chiede l’acquisizione della sentenza di primo grado

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Omicidio via Popilia, riprende il processo. La Procura chiede l’acquisizione della sentenza di primo grado

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Domenico Mignolo è stato ritenuto l’esecutore materiale dell’omicidio di Antonio Taranto, nell’udienza preliminare del Tribunale di Cosenza, condannato a 18 anni col rito abbreviato

 

COSENZA – Riprende il processo di secondo grado sull’omicidio di Antonio Taranto, il 26enne freddato a colpi di arma da fuoco il 29 marzo del 2015 in una palazzina di via Popilia. Ieri mattina, dopo un anno passato dall’ultima sentenza, il presunto assassino, Domenico Mignolo, ha dovuto presentarsi davanti la Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro. A presiedere c’era il presidente Gabriella Reillo. Domenico Mignolo è stato ritenuto l’esecutore materiale dell’omicidio nell’udienza preliminare del Tribunale di Cosenza, già ristretto al 41 bis per reati associativi e condannato a luglio del 2016 a 18 anni di reclusione col rito abbreviato, nonostante abbia più volte sostenuto la propria innocenza.

Insieme a lui, complici del delitto, sono stati ritenuti i due ragazzi Riccardo Altomare e Leonardo Bevilacqua, i quali dovranno scontare un anno e sei mesi di detenzione per favoreggiamento e false dichiarazioni alla polizia giudiziaria e ai pm; accusa mossa anche nei confronti di Maria Luisa Occhiuzzi (compagna di Bevilacqua) che è stata invece assolta perchè il fatto non sussiste. Ieri il procuratore generale Raffaella Sforza, ha chiesto l’acquisizione della sentenza di primo grado del processo “Rango-Zingari”, dove Mignolo è stato condannato per una serie di reati. Proprio lì vi sarebbero le motivazioni, secondo l’accusa, per le quali il Mignolo avrebbe pianificato l’omicidio di Taranto; motivazioni avvallate anche dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Marco Massaro e Giuseppe Montemurro (sempre riportate nella sentenza). La difesa di Mignolo, assistito dagli avvocati Filippo Cinnante e Andrea Sarro, ha chiesto un termine a difesa per discutere sulle richieste della pubblica accusa. Il processo è stato rinviato.

Il delitto di Antonio Taranto fu consumato all’alba dopo una notte trascorsa in una discoteca a Rende ed un litigio tra Mignolo e Bevilacqua al quale Taranto pare fosse estraneo. Il ragazzo pare fosse colpevole solo di essere rientrato nel quartiere con il suo vicino di casa, Bevilacqua e colpito alle spalle sarebbe spirato dopo pochi istanti nell’atrio del palazzo proprio davanti la porta di quest’ultimo. Rientrato in casa il ventottenne (che era stato da poco scarcerato) in preda all’ira per non aver ricevuto mentre era in carcere lo ‘stipendio’ dal clan Rango – Abbruzzese per il quale ‘lavorava’, avrebbe sparato a caso colpendo Taranto confondendolo con Bevilacqua.

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