Area Urbana
Neonata contrae l’epatite all’Annunziata, risarcita dopo 35 anni
Ministero della Salute, Regione Calabria e Asp di Cosenza condannate a rispondere dei danni provocati ad una donna oggi trentacinquenne.
CATANZARO – Il giudice Carmen Ranieli ha condannato il Ministero della Salute, la Regione Calabria e l’Asp di Cosenza al risarcimento dei danni ad una trentacinquenne. La giovane aveva sporto denuncia in quanto a causa di una trasfusione di sangue infetto avvenuta nel 1982 presso l’Ospedale di Cosenza, ha contratto il virus dell’epatite C. La nascita prematura della ragazza aveva indotto i sanitari di turno ad un trattamento emotrasfusionale. Nel 2006 però le viene diagnosticata la positività al virus. A ciò seguì la formale richiesta di risarcimento a cui si opposero Ministero, Regione ed Asp asserendo che ormai il diritto ad esser ripagata dai danni subiti era prescritto. Ieri sono state depositate le motivazioni della sentenza della causa avviata nel lontano 2009 in cui il Ministero della Salute, la Regione Calabria e l’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza vengono obbligati a liquidare in favore della trentacinquenne 28.431 euro oltre agli interessi e al pagamento delle spese legali.
I danni, secondo la pronuncia del giudice, sarebbero derivati dalla mancata vigilanza sulla qualità del sangue contenuto nelle sacche distribuite nel reparto di Neonatologia dell’Annunziata. La consulenza tecnica ha poi accertato che l’infezione fu causata dalle sei trasfusioni effettuate nei giorni successivi alla sua nascita. Sarebbe bastato eseguire sul sangue l’esame delle transaminasi, all’epoca obbligatorio e imposto dal protocollo del Ministero della Sanità italiano, per riscontrare la positività all’epatite C nei donatori infetti ed evitare il contagio. Sin dalla metà degli anni ’60 erano infatti esclusi dalla possibilità di donare il sangue coloro i cui valori delle transaminasi e delle GPT – indicatori della funzionalità epatica – fossero alterati rispetto ai limiti prescritti. L’emodanneggiata è stata assistita dagli avvocati Paolo e Massimiliano Coppa.

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