Calabria
Ecco i punti delle coste calabresi con la peggiore qualità delle acque
L’Agenzia Europea dell’Ambiente segnala in Calabria venti siti potenzialmente pericolosi per la salute umana.
CATANZARO – In Calabria ci sono 20 siti di balneazione con una qualità delle acque risultata scarsa. I dati sono contenuti nella relazione annuale dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (Aea) e sono riferiti all’anno 2016. Nella relazione sono stati indicati tre livelli di classificazione: “scarsa”, “sufficiente” o “eccellente”, a seconda della quantita’ di batteri fecali riscontrati. Lo rende noto l’eurodeputato Pienicola Pedicini (M5S). I comuni e i luoghi esatti dei siti calabresi dove sono state effettuate le analisi, ed e’ stato riscontrato che la qualita’ delle acque e’ scarsa, fa sapere sono i seguenti:
- Fuscaldo (150 metri sx torrente Maddalena);
- Paola (200 metri canale prosp. depuratore);
- Paola (torrente San Domenico);
- Praia a Mare (sbocco canale Sottomarlane);
- Praia a Mare (50 metri sinistra canale Fiumarella);
- Briatico (La Rocchetta);
- Nicotera (200 metri a dx fiume Mesima);
- Brancaleone (I.d. Brancaleone);
- Gioia Tauro (pontile N);
- Reggio Calabria (Gallico-Limoneto);
- Reggio Calabria (Gallico-Lido Mimmo);
- Reggio Calabria (Pentimele);
- Reggio Calabria (Circolo nautico);
- Reggio Calabria (lido comunale pontile N);
- Reggio Calabria (lido comunale pontile S);
- Reggio Calabria (lido comunale Villa Zerbi);
- Reggio Calabria (Pellaro-Lume);
- Reggio Calabria (500 metri N Tott. Annunziata);
- Reggio Calabria (Circolo velico);
- San Ferdinando (delta Mesima).
In tutta Italia i siti di balneazione controllati sono stati 5518, di questi 100 (1,8 %) sono stati classificati con una qualita’ delle acque “scarsa”; 352 (6.4%) con una qualita’ “sufficiente”; 5013 (90.8 %) con una qualita’ “eccellente”; 53 (1.0%) non sono stati classificati per ragioni tecniche. Le analisi sono state effettuate dalle autorita’ italiane e i dati sono stati consegnati all’Agenzia europea dell’ambiente (Aea) e alla Commissione Ue ai sensi della direttiva 2006/7/Ce, del Parlamento e del Consiglio europeo, sulla gestione della qualita’ delle acque di balneazione. Secondo la direttiva, quando l’acqua risulta di scarsa qualita’, gli Stati membri della Ue devono adottare alcune misure, come il divieto di balneazione per impedire l’esposizione dei bagnanti all’inquinamento; l’individuazione delle cause e delle ragioni del mancato raggiungimento dello status qualitativo “sufficiente”; adeguate misure per impedire, ridurre o eliminare le cause di inquinamento.
Inoltre, per cinque anni consecutivi, devono disporre un divieto permanente di balneazione o un avviso che sconsiglia permanentemente la balneazione. “La contaminazione fecale dell’acqua – e’ scritto in una nota dell’Agenzia europea dell’ambiente (Aea) – continua a presentare un rischio per la salute umana, in particolare nei siti di balneazione. Nuotare in acque di mare, fiumi o laghi contaminati puo’ essere causa di malattie. Le principali fonti di inquinamento sono le acque reflue e le acque di drenaggio provenienti da aziende e terreni agricoli. Tale inquinamento aumenta in caso di forti piogge e inondazioni a causa della tracimazione delle fognature e del riversamento delle acque di drenaggio inquinate nei fiumi e nei mari”.
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