Area Urbana
Incubo ‘Blue Whale’: 16enne cosentino istiga una coetanea al suicidio
La polizia postale di Catania ha denunciato un 16enne della provincia di Cosenza per istigazione al suicidio.
CATANIA – “Sei entrata nel ‘Blue Whale’, adesso non puoi ritirati e l’ultima prova da superare è buttarti da un edificio alto”. Sono le indicazioni date ad una 16enne catanese da un coetaneo della provincia di Cosenza, identificato e denunciato dalla polizia postale di Catania per istigazione al suicidio. Le indagini erano state avviate dopo la denuncia di una ragazza sulla partecipazione di una sua amica alla pratica del ‘Blue Whale’. Dall’esame dello smartphone della 16enne la polizia postale ha trovato la chat che istigava la ragazza al suicidio, confermandole che era entrata nel Blue Whale e che il passo successivo era togliersi la vita. Al 16enne calabrese la polizia postale ha notificato la denuncia nei suoi confronti ha eseguito, su disposizione della Procura per i minorenni, una perquisizione e sequestrati dispositivi per accertare se ha effettuato altri ‘adescamenti’ del genere. Il 16enne ha ammesso contatti e partecipazione al Blue Whale’, dicendo di essere stato iniziato su Instagram. I genitori del giovane sono stati ammoniti a monitorare il comportamento del ragazzo in maniera costante e assidua.
Marziale: “I genitori sono tenuti ad entrare con l’autorevolezza propria del ruolo nella vita dei figli”
“La notizia della denuncia di un sedicenne cosentino, da parte della Polizia postale di Catania, perchè avrebbe istigato una coetanea siciliana a compiere l’estremo atto nel famigerato Blue Whale, ossia buttarsi da un edificio alto, deve indurci ad una seria riflessione, che deve coinvolgere soprattutto i genitori a vigilare sulle attività mediali dei propri figli, visto e considerato che niente e nessuno riesce a contenere la pericolosa anarchia delle comunicazioni di massa, applicate alle moderne tecnologie, che da come ci e’ dato vedere ormai si sono spinte all’estremo, all’istigazione al suicidio”. E’ quanto dichiara il sociologo Antonio Marziale, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria. “I genitori sono tenuti ad entrare con l’autorevolezza propria del ruolo nella vita dei figli – spiega il sociologo – per controllare la loro vita mediale, come si deve fare nella quotidianità, anche perchè ormai il medium tutto è tranne che virtuale, rifuggendo da quanti invece pensano di non dover invadere la loro privacy, perchè in ballo c’è l’esistenza, la vita, che non può essere lasciata alla mercè di autentici criminali che spingono i ragazzi a gesti estremi, carpendo con facilità la loro inesperienza ed innocenza”.
Per Marziale “è necessario non lasciare i genitori soli. La scuola deve recepire l’educazione ai media come materia fondamentale d’insegnamento, per aiutare i minorenni, sin dalla più tenera età, ad elaborare correttamente i contenuti veicolanti, in attesa che le istituzioni internazionali riescano a superare la fase di stallo ed impotenza che li avviluppa al confronto con i mezzi di comunicazione, sempre più ingestibili. I ragazzi, dal canto loro sappiano – conclude il Garante – che la Polizia sorveglia e basta davvero poco per finire indagati e condannati. Quando si è davanti al computer o al telefonino nessuno si illuda di essere da solo, perchè è facile per gli inquirenti entrare nelle maglie delle loro attività e scoprire tutto di tutti”.
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