Area Urbana
Caos sanità a Cosenza, tremila persone chiamate a pagare migliaia di euro per ‘errore’
L’Asp di Cosenza aveva rilasciato l’esenzione dal ticket, ma per l’Agenzia delle Entrate devono pagare tutte le prestazioni ricevute: dalle visite specialistiche agli esami del sangue.
COSENZA – Delirio e confusione all’Asp di via Milelli. Decine di utenti stanno affollando gli uffici preposti al recupero esenzione ticket per reddito. Tremila persone sono state chiamate a pagare all’ente centinaia (in alcuni casi migliaia) di euro per prestazioni ricevute gratuitamente nel 2012, quando risultavano esonerati dal pagamento del ticket. Si tratta dei pazienti residenti nel distretto sanitario Cosenza – Savuto, che comprende i Comuni di Aprigliano, Altilia, Bianchi, Belsito, Carolei, Carpanzano, Casole Bruzio, Celico, Cellara, Cerisano, Colosimi, Cosenza, Dipignano, Domanico, Figline Vegliaturo, Grimaldi, Lappano, Malito, Mangone, Marzi, Mendicino, Panettieri, Parenti, Paterno Calabro, Pedace, Pedivigliano, Piane Crati, Pietrafitta, Rogliano, Rovito, San Stefano di Rogliano, Scigliano, Serra Pedace, Spezzano della Sila, Spezzano Piccolo, Trenta e Zumpano.
L’ufficio che si occupa del disbrigo delle pratiche è aperto solo tre ore a settimana. Al venerdì, dalle 9.00 alle 12.00. Facile immaginare il caos creatosi stamattina quando diversi utenti, infuriati, si sono recati a chiedere spiegazioni sul perché debbano oggi pagare visite specialistiche, accessi in Pronto Soccorso, analisi del sangue e farmaci quando a tempo debito era stata l’Asp stessa a dichiararli esenti dal pagamento del ticket. Soldi che oggi l’Agenzia delle Entrate chiede vengano restituiti. Anche a rate. La querelle burocratica nasce dalle autocertificazioni che negli anni passati venivano presentate all’Asp per ottenere l’esenzione. Oggi a seguito di controlli, che non erano stati effettuati a tempo debito prima dell’accettazione della pratica, in tremila, tra Aprigliano e Zumpano, risultano morosi. A loro insaputa. Il direttore dell’ufficio di via Milelli sta analizzato caso per caso le ‘anomalie’.
C’è chi riesce ad ottenere l’annullamento della richiesta dopo vari andirivieni tra Asp e Agenzia delle Entrate, chi invece al massimo può aspirare alla rateizzazione, e chi disperato cerca di capire come deve fare per continuare a curarsi. Il problema è dover dimostrare che nell’anno 2012 si era affetti da una particolare patologia o si aveva un reddito tale che comportasse l’accesso gratuito a tutti i servizi sanitari. Chi riesce a recuperare i documenti per testimoniarlo, può far azzerare la pratica dall’Agenzia delle Entrate e poi ritornare in via Milelli e chiederne l’archiviazione. Un iter poco chiaro anche per gli stessi dipendenti che stamattina, pur non rientrando nel proprio ruolo, hanno iniziato a studiare le leggi regionali sul ticket per riuscire a dare almeno le informazioni basilari agli utenti che affollavano il corridoio degli uffici. La colpa, paradossalmente, sarebbe dei pazienti che si sarebbero ammalati e avrebbero usufruito dei diritti garantiti dal servizio sanitario nazionale. Ed a pagarne le conseguenze, a distanza di cinque anni, sono ovviamente gli utenti/contribuenti.
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