Calabria
Sequestrati i beni al collaboratore di giustizia Gennaro Pulice, alla moglie e ad imprenditori prestanome
Il sequestro di beni ha riguardato Catanzaro, Lamezia Terme, ma anche Lombardia, Piemonte ed in Abruzzo. Il patrimonio è riconducibile al collaboratore di giustizia Gennaro Pulice, alla moglie e ad alcuni imprenditori operanti nel campo delle costruzioni, considerati suoi prestanome.
CATANZARO – Le attività investigative sono coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia secondo le direttive del Procuratore Nicola Gratteri, dell’aggiunto Giovanni Bombardieri e del Sostituto Procuratore Elio Romano. Nel mirino il patrimonio di Gennaro Pulice, esponente di vertice delle cosche confederate “Iannazzo e Cannizzaro-Daponte”, autore di diversi omicidi, il primo dei quali commessi quando era ancora minorenne. Oggi è un collaboratore di eccezionale importanza per aver riferito agli inquirenti elementi importanti sulla sua partecipazione ad efferati crimini. Dalle indagini però è emerso che Pulice è anche affermato uomo d’affari ed imprenditore di successo, dedito, dopo una vertiginosa scalata da ruoli di pura manovalanza a posizioni di rilevante prestigio criminale e dopo il conseguimento di due lauree in Giurisprudenza e Scienze Giuridiche, ad investimenti di elevato profilo ed operazioni finanziarie spregiudicate.
Pulice dunque, nel periodo antecedente il suo arresto, nel maggio 2015 nell’ambito dell’operazione “Andromeda”, aveva posto in essere, con il concorso di compiacenti imprenditori, una serie di interposizioni fittizie in relazione alla titolarità delle proprie attività economiche con lo scopo di evitare eventuali misure ablatorie del proprio patrimonio come conseguenza della possibile applicazione di misure di prevenzione nei suoi confronti.
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Gli affari di Pulice e le aziende prestanome

Gennaro Pulice
Le indagini hanno consentito una minuziosa ricostruzione della genesi e degli sviluppi delle ramificazioni affaristico-imprenditoriali di Pulice sul territorio nazionale, corroborata anche da mirate intercettazioni, che hanno confermato la capacità del collaboratore di giustizia, di interagire con imprenditori le cui attività produttive vivevano periodi di difficoltà economica. Difficoltà che venivano ‘magicamente’ superate grazie all’immissione dei capitali nella disponibilità di Pulice. Così loro divenivano di fatto “prestanomi” di quest’ultimo. Nel corso dell’operazione, sono state sottoposte a sequestro la totalità delle quote e l’intero patrimonio aziendale di 5 società e di 1 impresa individuale, operanti prevalentemente nel settore delle costruzioni, 20 beni immobili, alcuni veicoli e diversi rapporti bancari, per un valore complessivo di circa 4 milioni di euro.
In particolare, tra le società oggetto del provvedimento ablatorio figura la “Costruzioni Generali s.r.l.”, affidataria, in sub-appalto, di lavori per la realizzazione del “raddoppio” della linea ferroviaria ligure Andora (SV) – San Lorenzo (IM), della quale è titolare l’ imprenditore catanzarese Raffaele Dornio di anni 24 con il cui padre, Gaetano Dornio, anch’egli imprenditore e destinatario del provvedimento di sequestro, il Pulice risulta aver intrattenuto rapporti economici sin dal 2009/2010. La “Costruzioni Generali s.r.l.”, risultava formalmente intestata a Dornio, essa era di fatto riconducibile al Pulice tanto che in determinate circostanze, quest’ultimo ne rivendicava gli utili in relazione a lavori effettuati, a fronte di corrispondenti pagamenti per salari e stipendi ai dipendenti o come compensazione di tasse pagate per l’attività d’impresa. Nei confronti dei soggetti colpiti dal Provvedimento di Sequestro, la Procura della Repubblica di Catanzaro, ha contestato il trasferimento fraudolento di valori aggravato dalle modalità mafiose.
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