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Un altro ponte Anas crollato, quando toccherà al ‘Cannavino’? Il viadotto implora aiuto
Casil lancia l’allarme e chiede: “perché Spagnuolo non apre un fascicolo con indagini per evitare di intervenire a tempo scaduto?”
CELICO (CS) – “E’ di ieri l’ultima, in ordine di tempo, notizia del crollo di un ponte sulla A14 nei pressi di Ancona. E immediatamente si è messa in moto la macchina del fango e della irresponsabilità. Commissioni a destra ed a manca non si contano, naturalmente con lauti gettoni; né poteva non suscitare interesse nella Procura della Repubblica il luttuoso evento. Il Ministro Delrio si mobilita, quasi fosse un evento eccezionale e non prevedibile e che ben presto apparterrà alla routine quotidiana. A Celico in provincia di Cosenza, ovvero a meno di dieci chilometri dalla sede Municipale, dalla Sede Prefettizia e della Procura, c’è il viadotto Cannavino che continua ad implorare aiuto ma che le autorità che contano continuano a sfidare la sorte lasciando inascoltata la supplica del viadotto, che ormai stanco di aspettare l’Anas che dal suo ‘è tutto a posto’; ‘non desta immediato pericolo crollo’, poi stanza la considerevole spesa che dista mille miglia dall’intervento ordinario e quindi dalla non pericolosità del manufatto.” La forte preoccupazione viene denunciata da Franco Scrivano, segretario generale Casil (Confederazione Autonoma Sindacati Italiani Lavoratori).
“Ci sono – si legge ancora in una nota – autorevoli professionisti che parlano di ‘rischio per tutti’ dovuto all’incuria e alle condizioni atmosferiche e che pur nella consapevolezza di ciò non è possibile monitorare ed intervenire per mettere tali strutture in sicurezza perché costoso. Noi non ci uniamo al coro mediatico ed al lavoro che tali eventi offrono lavoro a tanti conduttori televisivi. Noi non abbiamo rimorsi alcuni perché ci stiamo spendendo e tanto per far riflettere sulla problematica. Anche il lontano 20 luglio 2016 ritenendo un ravvedimento della politica affermavamo che finalmente si era svegliata da un letargo durato 10 anni, giusti quelli che erano trascorsi da quando la Casil, da sola, aveva denunciato la gravità ed il potenziale rischio crollo del Viadotto Cannavino in agro del Comune di Celico, visibile anche ad occhio nudo, ma avversata anche da qualche Sindaco dell’epoca che vedeva nell’azione sindacale un attentato al turismo silano e della viabilità locale, benché questi consapevoli della bontà dell’iniziativa dell’O.S. Casil, preferivano percorrere unitamente ai propri familiari strade alternative come i vecchi tracciati.
Solo il Prefetto dell’epoca Sbordone dette credito alla Casil e costrinse l’ Anas ad uscire dall’omertà e ad attivarsi per rendere il viadotto fruibile senza alcun rischio. Ma quell’azione iniziata bene si è subito volatilizzata con il cambio al vertice della Prefettura. Purtroppo la Casil ha dovuto prendere atto che la cordata propagandistica della politica aveva subito riconfermato il suo vero volto parolaio quanto non anche quello, ancora più grave, di attendere il crollo perché dalla conta delle vittime poter partecipare alla spartizione della visibilità per recuperare parte della credibilità perduta. Questo malcostume tutto italiano che vuole quelli che contano non pagare mai, sembra essere imitato da molte delle istituzioni pagate dai cittadini. Delle due una o il viadotto Cannavino è idoneo alla circolazione oppure va chiuso, perché non si può sfidare la sorte. Un simile agire non appartiene al senso di responsabilità ma ad altro !
Nelle stanze serrate della Prefettura si è tenuta qualche riunione per pochi intimi che hanno deciso di non decidere e tanto alle spalle dei cittadini italiani e degli ignari turisti che continuano a percorrere una struttura che potrebbe cedere anche per essere stanca di aspettare. Gli interventi dell’Anas, si badi bene non sono di pochi spiccioli che potrebbero giustificare un intervento ordinario ma di diversi miliardi di vecchie lire e ciò dimostra che si tratta di un intervento strutturale. E quando si parla di opere strutturali queste non possono rimanere aperte alla circolazione, specialmente quando si tratta di un manufatto sperimentale, sospeso a diverse centinaia di metri di altezza. Cosicché se il prefetto Tomao, come i suoi predecessori, eccetto Sbordone, bontà loro, fino ad oggi ha ritenuto di poter contare sulla bontà e responsabilità di un viadotto che dal 2006 la Casil ne denuncia la sua pericolosità, è fatto che appartiene alla coscienza umana.
Ma quello che ci indigna ancora di più è sapere che mentre l’Anas finalmente denuncia, di dover chiudere al transito il Viadotto per intervenire adeguatamente tra alcuni mesi (crollo permettendo) ed al tempo stesso di non poter affrontare la spesa per rendere percorribili i vecchi tracciati alternativi, che lungimiranti politicanti di maniera hanno pensato bene di abbandonare, neppure il Procuratore della Repubblica Mario Spagnuolo, benché da poco insediatosi, non abbia ordinato la immediata chiusura della struttura, con deviazione del traffico sul vecchio tracciato, benché non perfetto ma certamente privo di pericolo di crollo. Ed ancora se il medesimo Procuratore della Repubblica non lo ha ancora fatto perché non apra un apposito fascicolo con indagini a percorso eccezionale senza riguardi alcuni ed evitare di intervenire a tempo scaduto?
La Casil se ne ricorderà ed anche la Procura di Cosenza dovrà rispondere delle proprie responsabilità dal 2006 ad oggi. Del presidente della giunta regionale Mario Oliverio non vogliano spendere molto del nostro tempo prezioso sia perché sembra l’araba fenice e poi, quale credito riservare ad un nostro disistimato, naturalmente per i risultati delle sue cariche ricoperte da Sindaco di S. Giovanni in Fiore, da Assessore regionale all’agricoltura, da Senatore della repubblica, da Presidente della provincia di Cosenza (due volte) ? Per non parlare delle accuse mossegli dalla Corte dei Conti della Calabria, che in una relazione inviata recentemente anche al Presidente del Consiglio Gentiloni ed al Ministro Padoan sottolinea, tra l’altro, che circa 40 leggi regionali del 2016 non avrebbero la copertura finanziaria e quindi non avrebbero valore, ovvero sarebbero illegittime e quindi inapplicabili?
Per la precisione la Corte dei Conti censura le leggi regionali 2016 nn. 1, 2, 3, 4, 5, 6, 8, 9, 10, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 27, 28, 29, 30, 31, 32, 33, 34, 35, 36, 38, 43, 46, 47 che addirittura definisce, allo stato, “norma manifesto”. E’ vero egli evidentemente ha altro a cui fermare la sua attenzione e non al Viadotto Cannavino, come i crucci di vedere realizzate: la costruzione del nuovo ospedale di Cosenza su di un sito di suo gradimento, superando la progettualità del Sindaco di Cosenza Occhiuto a cui compete l’organizzazione e la gestione della Città; la costruzione della metropolitana leggera di Cosenza, il cui tracciato non rientra nelle scelte di competenze della Regione; l’affidamento della sanità calabrese con la cessazione del commissariamento Scura, ripetutamente scongiurato dal governo centrale, da ultimo appena due giorni fa, e la cui insistenza ci sorprende, atteso che se è vero come è vero che la sanità calabrese è allo sfascio insistere più di tanto a volerne assumerne la guida, con tutte le rogne da ereditare e che ne seguiranno, ci appare a dir poco nebuloso.
Un fatto è però certo: sul Cannavino si sta scherzando e non poco anche consumando probabilmente abusi e omissioni a cui dover rispondere nelle sedi competenti, ma anche, se non soprattutto, a dover dividere la propria giornata con il rimorso che perseguiterà per tutta la vita chi non ha esercitato i propri doveri nei tempi dovuti.”
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