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La Sila chiude ‘bottega’: i siciliani sciano in Veneto perchè ‘costa meno’

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La Sila chiude ‘bottega’: i siciliani sciano in Veneto perchè ‘costa meno’

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LORICA (CS) – Poca neve e tanta rabbia. Drammatico bilancio per la stagione invernale silana.

A penalizzare l’economia dell’appennino calabrese oltre agli elevati prezzi dei servizi sciistici quest’anno si è aggiunta la chiusura degli impianti di Lorica. Un blocco evitabile se solo ci si fosse ricordati di sostituire le linee usurate con i fondi già stanziati dalla comunità europea. Eppure la scadenza era nota a tutti gli operatori da almeno trent’anni. Ma ha prevalso l’inedia. Fiorino Spizzirri presidente dell’Unione Maestri di Sci Calabria racconta la tragedia che si sta consumando all’ombra dei ‘giganti’ tirando le somme di quella che si può definire una delle stagioni più tragiche della Sila ‘cosentina’. “Quest’anno è stato fatto davvero poco – afferma Spizzirri – ora è arrivata un po’ di neve, ma il periodo in cui si lavora per noi è quello che va da Dicembre a Febbraio. A Marzo ci possono essere anche 10 metri di neve che nessuno viene a sciare, solo pochi appassionati. Lorica è l’unico impianto che quest’anno ci avrebbe permesso di lavorare, ma è rimasto chiuso. Se si calcola che a Botte Donato ci sono due metri di neve, si capisce il rammarico di chi quest’anno si è dovuto spostare per andare a sciare”.

 

Nonostante il clima e la chiusura delle piste di Lorica abbia mortificato il turismo silano, i prezzi restano estremamente elevati. “Certo ci sono degli sconti per le scolaresche, – spiega Spizzirri – ma non siamo per niente competitivi. Sono appena tornato dal Veneto. Ad Asiago c’è una promozione per gli studenti a cui è dedicata una pista ad hoc e la settimana bianca non viene a costare più di 250 euro, da noi a stento riusciamo ad avvicinarci a queste cifre. Tant’è che c’erano scolaresche della Puglia, Sicilia, Basilicata che invece di scegliere il territorio montano cosentino, l’unico attrezzato per lo sci in meridione, preferiscono andare a 1.200 chilometri di distanza. Per fare una proposta accattivante e recuperare il turismo perso in questi anni è necessario offrire pacchetti competitivi coinvolgendo tutti gli operatori del settore dagli albergatori ai responsabili degli impianti. Facciamo tutti un mea culpa, uniamoci e ripartiamo. Il momento è troppo critico per perderci in questioni sterili dobbiamo alzarci le maniche e lavorare per evitare di infliggere l’ultimo colpo di grazia alla montagna calabrese”.

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