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Suore che odiano i senzatetto, pressioni per sgomberare lo stabile delle canossiane

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Suore che odiano i senzatetto, pressioni per sgomberare lo stabile delle canossiane

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COSENZA – Non importa se ci sono bambini, donne incinta o migranti senza un posto in cui andare. Rivogliono il palazzo che avevano abbandonato.

Sull’ex istituto delle Canossiane, occupato il 31/10/2013 da oltre 80 persone, tra famiglie e singoli, pende un decreto di sequestro preventivo e sgombero. Le suore stanno facendo pressioni per riavere lo stabile libero da persone e cose. Le sollecitazioni vengono fatte a poche settimane dall’apertura del tavolo con il Comune per cercare di individuare una soluzione possibile sul destino delle 13 famiglie e dei numerosi precari che ad oggi occupano l’ex istituto e che diversamente non riuscirebbero a soddisfare il bisogno casa. “Ci meraviglia – si legge del comitato di lotta Prendocasa – la decisione delle Canossiane soprattutto leggendo il motto “Figlie della Carità, Serve dei Poveri”, perchè le pressioni per lo sgombero hanno ben poco da spartire con la carità e il servire i poveri piuttosto assumono un carattere puramente venale se consideriamo che l’ex istituto è in vendita per ben 4 milioni di euro. Sicuramente la soluzione non è dietro l’angolo ma non si possono mettere in mezzo alla strada decine di donne, bambini e uomini che non hanno ancora un’alternativa e che incolpevolmente hanno perso la casa e/o lavoro.
 

La casa è un diritto inalienabile di ogni cittadino. Diritto questo riconosciuto finanche dal Papa che nei mesi scorsi ha invitato gli ordini religiosi ad aprire i conventi e le case chiuse per darle ai poveri ed ai migranti e dal parlamento europeo che poche settimane fa ha approvato una risoluzione con la quale invita le singole nazioni a risolvere il problema dei senza tetto con una azione di coraggio (requisizione di case vuote?). In tutta Europa sono oltre 4 i milioni di persone che non riescono a far fronte al bisogno abitativo mentre gli alloggi disponibili, sfitti o invenduti, ammontano a più di 11 milioni ed in questi non è conteggiato l’immenso patrimonio immobiliare pubblico. E queste cifre sono destinate a raddoppiare nei prossimi anni a causa del dilagare della crisi che crea fette sempre più ampie di povertà. Ma non finiremo sotto i ponti. Noi da qui non ce ne andiamo e se riuscirete a cacciarci occuperemo altri palazzi fino a che non verrà trovata una soluzione”.

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