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Morte Simona Riso, ai pm le carte che provano gli abusi
ROMA – I magistrati hanno acquisito le carte degli psicologi che proverebbero che Simona Riso, la giovane 28enne originaria di San Calogero, morta lo scorso 30 ottobre, ha subito abusi sessuali.
Non il giorno in cui è stata trovata agonizzante nel cortile di casa a Roma, ma “quando era ancora piccola, poco più che una bambina”. I pm indagano per omicidio volontario pur non escludendo l’ipotesi suicidio. Intanto però hanno acquisito le cartelle cliniche redatte dagli psicologi che in passato avevano curato Simona, alla ricerca di un movente che possa chiarire le cause della morte. Resta anche da accertare se il racconto reso dalla ragazza ai medici che l’hanno curata fosse davvero realistico e che proprio le violenze subite portarono la ragazza a lasciare la Calabria quando aveva 19 anni. Le violenze subite da piccola dunque, avrebbero fortemente condizionato la vita della giovane che era stata più volte in cura a Villa Armonia per tagli ai polsi. E uno psicologo della struttura rivelò al quotidiano Il Messaggero gli sfoghi della ragazza ai medici della clinica. Esternazioni ripetute anche ai dottori del San Camillo: “Sono stata violentata, non una volta ma spesso, quando ero più piccola”. Altro elemento importante emerso dalle indagini della Procura di Roma che sta cercando di chiarire i motivi che avrebbero portato la ragazza di origini calabresi al drammatico gesto è che Simona aveva sospeso senza comunicarlo la terapia farmacologica. Gli inquirenti comunque sono al lavoro sulle cartelle cliniche giunte dalle varie strutture che in questi anni hanno avuto in cura la ragazza, anche quelle di Milano dove Simona ha vissuto alcuni mesi insieme alla sorella. Ed è proprio sull’ambito familiare che gli inquirenti puntano anche l’attenzione per cercare di definire i contorni degli abusi che Simona avrebbe subito da bambina per mano di una persona a lei vicina.
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