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Cosenza, i diritti negati di un padre: ‘voglio curare mio figlio autistico’

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Cosenza, i diritti negati di un padre: ‘voglio curare mio figlio autistico’

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COSENZA – Luca è un uomo di 39 anni; una persona rispettabile, seria, con un buon lavoro, ma è soprattutto è un padre.

Un padre che ama suo figlio a tal punto da dover lottare per vederlo, per stare insieme a lui e soprattutto per curarlo al fine di consentirgli una crescita ed una vita futura in salute e dignitosa. Sì perché il suo bambino è autistico, ha bisogno di cure specifiche, mirate in quanto dovrebbe essere sottoposto a terapie di psicomotricità, logopedia e comunicazione aumentativa. Luca è un papà che come tanti altri, è vittima delle madri. Si perché senza nulla togliere al ruolo innegabile delle mamme, è anche vero che in molti casi “approfittano” del loro ruolo genitoriale, ritenuto erroneamente più importante dalla società rispetto a quello del padre, e impediscono all’altro genitore di vivere e contribuire alla crescita del proprio figlio, talvolta per motivi personali e per infliggere angherie o ripicche all’altro “ex” coniuge.

 

Facciamo un passo indietro. La madre del piccolo, residente a Corleone in Sicilia, ha inviato qualche giorno fa una lettera pubblicata su http://palermo.blogsicilia.it, nel quale ha voluto raccontare la “sua” versione dei fatti: “un bambino autistico di 7 anni conteso a colpi di battaglie legali tra avvocati e tribunali da due genitori separati. Il bimbo vive a Corleone con la madre mentre il padre a Cosenza. Alla base della contesa dei due genitori, che hanno l’affidamento condiviso, c’è il luogo dove il bambino dovrebbe fare le sue terapie di psicomotricità, logopedia e comunicazione aumentativa”. Ed è su questo primo punto, su cui è necessario focalizzare l’attenzione ovvero la parola “condiviso”. Il padre del piccolo infatti, ha sempre dovuto scontrarsi con notevoli difficoltà per incontrare e vivere qualche momento con il proprio figlio e nonostante i viaggi dalla Calabria, in diverse occasioni non gli è stato consentito, dalla madre e dalla sua famiglia, di vedere il proprio figlio, che invece adora il papà. La missiva della madre prosegue: “La sezione di Corte d’Appello del tribunale dei minori di Palermo, a luglio, ha stabilito con un provvedimento che debba essere il padre in Calabria ad occuparsi delle terapie del bambino presso la sua abitazione in forma domiciliare. Una scelta che graverebbe pesantemente sulla madre che vive e lavora a Corleone e non può permettersi di affrontare continui viaggi in Calabria per potere vedere il figlio. Il provvedimento capovolge quello che invece era stato stabilito lo scorso febbraio dal tribunale ordinario di Termini Imerese”. E anche su questo secondo passaggio, si sottolineano le difficoltà economiche di una madre nell’affrontare continui viaggi, mentre invece il padre può affrontare costi, spese e viaggi fino in Sicilia per arrivare sul posto e vedersi negata la possibilità di incontrare suo figlio. Una cittadina intera si sarebbe schierata dalla parte della mamma, addirittura il sindaco ed il parroco. Nessuno ha pensato però di comprendere o ascoltare le due verità, ovvero anche quella del padre, additato di essere l’uomo “nero” che vuole strappare un figlio ad una madre, mentre invece la situazione è esattamente al contrario. Fortunatamente il blog siculo, ha accolto anche la risposta di Luca, che dalla sua parte ha, non solo la legge, ma anche tutte le ragioni per far sì che il proprio figlio viva in un ambiente sereno, senza condizionamenti, e soprattutto venga curato e sostenuto nelle terapie che deve affrontare. Inoltre, nonostante il Tribunale avesse imposto alla madre di accompagnare il piccolo periodicamente dal papà, e ciò non si è mai verificato.

 

Di seguito rendiamo nota la lettera del padre in risposta alla missiva pubblicata sul blog palermitano, precisando che la scorsa settimana, Luca assieme al proprio avvocato (donna e madre) e alla sorella che lo sostiene in questa dura battaglia, avrebbero dovuto, su autorizzazione del giudice e del Tribunale, portare il bimbo a Cosenza, fermo restando la possibilità della madre di poter comunque vedere il proprio figlio, ma l’accoglienza siciliana di questo padre che sta lottando solo per avere la possibilità di poter fare il genitore, è stata la seguente: un paese in rivolta, urla, minacce e provocazioni alle quali il padre, che ha la giustizia dalla sua parte non ha voluto ascoltare proprio per evitare un ulteriore trauma al proprio piccolo, purtroppo in mezzo a questa situazione. Al seguito di questa sorta di “carovana” l’inopportuna presenza del sindaco di Corleone, che avrebbe dovuto invece occuparsi di garantire la sicurezza e avrebbe dovuto essere imparziale in una situazione come quella.

LA LETTERA DI LUCA
“Alla base del giudizio che vede coinvolto il minore non vi è (né vi è mai stata) una mera ed inutile “diatriba” relativa a tempi di permanenza presso ciascun genitore; né il luogo ove questi debba vivere; bensì la mancanza di cure appropriate alla patologia grave di cui il piccolo è affetto e che impone cure intensive finalizzate a facilitare il suo recupero, al fine di consentirgli una vita serena e quanto più possibile autonoma. Altro punto cruciale della vicenda è il totale azzeramento della figura paterna nella vita del minore. Il Tribunale per i Minorenni ha emesso, nelle more di un procedimento iniziato nel 2011, numerosi provvedimenti; due dei quali reclamati innanzi la Corte di Appello dalla madre e tutti rigettati a fronte di accurate ed estenuanti istruttorie, con relative perizie e relazioni dei servizi. Alla madre è stata peraltro, nel febbraio 2012, contestata la potestà genitoriale. Il problema relativo alla distanza fra Corleone e Cosenza, rispettivamente luoghi di residenza della madre e del padre, ha una valenza paritaria per entrambi; non si comprende dunque, perché mai debba la stessa, essere esorbitante per la madre e non per il padre; va detto peraltro che nel corso di sette anni, ho da solo affrontato le spese dei viaggi nella speranza di poter trascorrere qualche ora con mio figlio; speranza rivelatasi vana stante i comportamenti omissivi posti in essere dalla madre. Tutto ciò con enormi sacrifici economici che mai sono stati lamentati. Il Centro XXX di Reggio Calabria, indicato dal Tribunale dei Minori, è stato scelto su indicazione di specialisti del Tribunale dei minori. Le terapie domiciliari che il piccolo deve svolgere a Cosenza, su precisa indicazione del Tribunale si concretizzano in due interventi scolastici dalle 9,00 alle 13,00 oltre un intervento pomeridiano e lo svolgimento di attività sportiva, sempre con l’ausilio del personale del centro, non sono dunque semplici attività domiciliari. Mai sono state eseguite terapie regolari e costanti presso centri specializzati, fatta eccezione dal gennaio 2012 data in cui la madre ha inserito il piccolo presso un centro di recupero (ma non specializzato per la terapia autistica) all’insaputa mia e delle Autorità. La madre mai ha ottemperato a qualsivoglia norma o provvedimento della Autorità giudiziaria e ancor di meno consigli e prescrizioni fornite da medici specialistici. In ultimo, in merito alle dichiarazioni fatte dal primo cittadino di Corleone, la stessa avrebbe dovuto esimersi dall’esprimere giudizi e formulare commenti senza aver dato voce anche al padre del bambino. Avrebbe dovuto schierarsi non dalla parte del padre o della madre, bensì del minore adoperandosi per far eseguire un provvedimento della autorità giudiziaria, nell’interesse di tutti. Il diritto alla maternità sacro ed inviolabile non deve certamente ledere il diritto di un minore ad una crescita psico/fisica adeguata, ne può ledere il diritto all’altrui genitorialità”.

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