Segnala una notizia

Hai assistito a un fatto rilevante?
Inviaci il tuo contributo.

Richiedi info
Contattaci

Omertà e paura, costretta a subire violenze per due anni: “volevo solo che andassero via”

Calabria

Omertà e paura, costretta a subire violenze per due anni: “volevo solo che andassero via”

Pubblicato

il

Quelle facce, quei ragazzi capaci di una cieca e schifosa violenza. Uomini che non meritano neanche di essere definiti tali, e una ragazzina vittima di un branco di bestie.

MELITO PORTO SALVO (CS) – Il fidanzato che la costringeva ad avere rapporti sessuali con i suoi amici, e quei ragazzi che ne hanno abusato per due anni; una storia riprovevole che nasconde una sacca di delinquenza e di omertà generale sulla pelle di un’adolescente che potrebbe essere figlia, nipote, amica di chiunque. Tutto perchè quei delinquenti si facevano forza del ‘nome’ di uno di loro, Giovanni Iamonte. Tutto inizia quando la ragazzina si innamora di un giovane che gravita negli ambienti legati al clan Iamonte.  Da quel momento inizia per la giovane un vero e proprio inferno. Otto persone, anche un minore, sono finiti in manette, mentre una nona persona è stata sottoposta all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Quell’inferno invece per la ragazzina, iniziato nell’estate del 2013 e durato ben due anni, non sarà facile da dimenticare. Si era innamorata di quel ragazzo più grande, ma lui, approfittando della sua fragilità l’ha costretta ad avere rapporti sessuali anche con i suoi amici ed anche in gruppo. E lei non riusciva ad uscire da quella orribile situazione perché minacciata: quelle foto che i suoi aguzzini le avevano scattato potevano arrivare ai suoi genitori e soprattutto avrebbe potuto vederle un paese intero. Eppure qualcuno doveva aver sospettato di quanto stava accadendo alla giovane, che addirittura veniva ‘sequestrata’ all’uscita di scuola dal branco e portata nei luoghi più disparati per ‘soddisfare’ quegli animali.

E anche quando la ragazzina aveva tentato di allacciare una relazione ‘normale’ il gruppo aveva pensato ad una spedizione punitiva nei confronti del ragazzo. Così lo hanno sequestrato, condotto in un luogo isolato e lo hanno massacrato di botte. Un pestaggio che però è servito a far scattare le indagini e a scoprire lo squallore che si stava compiendo nei confronti della ragazzina.

Secondo le indagini il fidanzato, in più occasioni le aveva chiesto di avere rapporti con lui insieme ai suoi amici, tra cui Giovanni Iamonte, perchè ‘doveva farsi perdonare’ di messaggini che la giovane si scambiava con un amico. Una fragilità che veniva annientata dalla pressione psicologica del fidanzato che le aveva anche fatto credere di volerle bene. Un bene che lei doveva dimostrare così: “mi sentivo usata, rimanevo muta, e pensavo solo che se andassero e che fosse l’ultima volta”. Ma invece non era mai abbastanza.

In un’occasione, Giovanni Iamonte, insieme ad uno degli arrestati Davide, l’ha condotta in una pineta con l’auto. Il fidanzato dopo aver avuto un rapporto con lei davanti ai due, la costringe a stare ferme e ad avere un rapporto anche con il suo amico. Numerosi episodi sempre più squallidi che la vedono subire atti sessuali prima dal fidanzato, poi dall’amico, poi da un altro: “tu non vuoi che tuo padre venga a sapere quello che hai fatto vero?”. Un fidanzato che di certo non provava alcuna forma d’amore nei suoi confronti: “all’inizio è un pò timida, ma poi ci sta…”.

Anni vissuti nel terrore

Giovanni Iamonte almeno due volte alla settimana si recava all’uscita di scuola “a prelevare”, la ragazza oggetto dei suoi perversi giochi sessuali, spesso anche violenti. La vittima ha parlato di jeans strappati e del terrore che quella bestia le incuteva. In un’occasione a scuola la ragazzina avrebbe affidato ad un tema parte del suo disagio dovendo parlare della sua famiglia, e dal quale traspare la vicenda degli abusi sessuali.

La madre è dipendente di una ditta che fa capo a Giovanni Iamonte, mentre il padre ne sarebbe un lontano parente. Quando ha conosciuto quel suo nuovo amico, è riuscita a raccontargli tutto: “ho subito abusi”. Ma quello che fa rabbrividire è che addirittura ai genitori, erano arrivate voci di quello che la figlia stava subendo, ma la madre avrebbe ‘esitato’  e non avrebbe  pensato di sporgere subito denuncia. Il procuratore De Raho ha raccontato in conferenza stampa di una certa ‘reticenza e di omertà’. Sarebbe stato il padre ad insistere affinchè la figlia trovasse il coraggio di denunciare.

IAMONTE-Giovanni-cl.-86

Giovanni Iamonte

VERDUCI-Antonio-cl.-94

Antonio Verduci

TRIPODI-Lorenzo-cl.-95

Lorenzo Tripodi

SCHIMIZZI-Davide-cl.-94

Davide Schimizzi

PRINCIPATO-Pasquale-cl.-94

Pasquale Principato

NUCERA-Michele-cl.-94

Michele Nucera

BENEDETTO-DAaniele-cl.-95

Daniele Benedetto

 

 

Pubblicità
Pubblicità .

Categorie

Social

quicosenza

GRATIS
VISUALIZZA