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Riapre il reparto di Gastroenterologia dell’Annunziata, ma il primario è sempre Leo

Area Urbana

Riapre il reparto di Gastroenterologia dell’Annunziata, ma il primario è sempre Leo

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Dopo tre anni terminati i lavori di ristrutturazione, l’ala che ospita le sale operatorie però non è ancora pronta. 

 

COSENZA – Da oggi è operativo il nuovo reparto di Gastroenterologia. La consegna dei lavori, iniziati nel 2013, e non ancora del tutto terminati per la Direzione Strategica dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza costituisce “una grande conquista di cui va fiera”. Da ultimare resta l’ala destra del reparto, quella che ospiterà le sale operatorie. Il restyling ha fatto sì che, oltre al nuovo mobilio e ai lavori di tinteggiatura, il servizio al cittadino fosse potenziato con dieci posti letto in più rispetto agli esistenti. “Abbiamo eliminato uno dei diritti negati ai pazienti con patologie gastroenteriche e soprattutto epatologiche, – scrive in una nota la Direzione Strategica dell’Annunziata – che, per anni, hanno dovuto sopportare i notevoli disagi dovuti alle carenze strutturali. Il nuovo reparto, la cui inaugurazione ufficiale avverrà nei prossimi giorni, ovvero una volta ultimati i lavori di ristrutturazione dei locali dell’Endoscopia Digestiva, conta ora 18 posti letto di degenza ordinaria e 2 di Day hospital. L’ampliamento di 10 posti letto è stata una battaglia di civiltà che è stata vinta da un’Amministrazione che ha lottato per raggiungere questo obiettivo. Il livello di qualità delle prestazioni erogate dall’equipe di Gastroenterologia, diretta da Pietro Leo, è molto elevato, il che permette ai cittadini di non avere bisogno di spostarsi oltre i confini dell’area territoriale”.

 

Le infrastrutture sono state quindi rinnovate, ma il personale in forze non cambia il proprio assetto. Pietro Leo infatti è stato confermato due anni fa primario dell’unità complessa di Gastroenterologia che ormai dirige da diverso tempo. Anni in cui sono state aperte alcune inchieste per presunti casi di malasanità che hanno coinvolto sia lo stesso Leo sia alcuni dei suoi collaboratori quali Antonio Sabatino e Pietro Paese. Nessuno dei tre professionisti è mai stato condannato con sentenza definitiva in nessuno dei procedimenti in cui risultò iscritto nel registro degli indagati. Per il decesso di Raimondo Morrone, avvenuto nel 2013 per shock emorragico, furono indagati otto medici (Pietro Leo, Ileana Lupino, Mario Erboso, Pietro Paese, Leofranco Rizzuti, Antonio Sabatino, Rosanna De Marco e Vitaliano Spagnuolo) inizialmente accusati, in concorso, di aver provocato la morte del 68enne deceduto a pochi giorni dal ricovero. I sanitari furono prosciolti da ogni ipotesi di reato dall’archiviazione chiesta per ben due volte dal pm Paola Izzo e accolta dal gip Livo Cristofano. Per quanto riguarda invece l’inchiesta sul ‘sangue killer’ delle trasfusioni all’Annunziata e la conseguente morte di Cesare Ruffolo, avvenuta sempre nel 2013, a seguito di un’emotrasfusione contaminata da un batterio risultarono indagate dieci persone tra le quali anche l’attuale primario di Gastroenterologia.

 

Pietro Leo fu accusato di omessa denuncia di reato insieme a Maria Addolorata Vantaggiato rispettivamente in qualità di direttore del dipartimento sanitario di medicina dell’azienda e responsabile del rischio clinico. I due, secondo l’accusa, pur essendo a conoscenza del decesso di Ruffolo a seguito della somministrazione di una sacca ematica contaminata, non avrebbero proceduto ad alcuna comunicazione alla magistratura. Nell’ottobre del 2014 il gup del tribunale di Cosenza, Luigi Branda, ha poi assolto entrambi. Un altro presunto caso di malasanità verificatosi nel 2015 riguarda un ottantunenne cosentino ricoverato per coliche biliari morto pochi giorni dopo essere stato preso in carico dai sanitari del reparto di Gastroenterologia guidato da Pietro Leo. La sua morte non ha convinto però i familiari che hanno presentato denuncia in Procura per accertare le reali cause del decesso. Cose che possono capitare, ‘grane’ di routine per chi lavora in corsia. Questa pare essere grosso modo l’opinione del Direttore Generale dell’Annunziata Achille Gentile il quale afferma che “chiunque può incorrere in questo tipo di vicende.

 

Nessuno di loro però è stato condannato, sono stati tutti prosciolti. Noi garantiamo un servizio di qualità per l’intera provincia di Cosenza che conta ben 750mila abitanti. Questa Direzione, è certa che questa è solo una tappa di avvicinamento della sanità cosentina a standard di assoluta eccellenza. Vogliamo risvegliare in tutti noi l’orgoglio di appartenere all’Azienda Ospedaliera di Cosenza, orgoglio, che se ben canalizzato, può diventare una importante molla psicologica verso il miglioramento continuo. L’UOC di Gastroenterologia dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza è l’unica dotata di posti letto in tutta la Calabria e da Napoli in giù. Sosteniamo la necessità di un nuovo ospedale, – conclude il Direttore Generale Achille Gentile, – ma, nel contempo, dobbiamo e cerchiamo di garantire un servizio adeguato ai bisogni”. Ed in merito a dove dovrà sorgere la ‘nuova Annunziata’ Gentile non intende entrare nel merito: “chiedo un nuovo ospedale non importa se sia nel sito vecchio o a Vaglio Lise, l’importante è che si pensi ad una struttura moderna. Sul personale stiamo lavorando assumendo nuovi medici ed infermieri, ma anche avere infrastrutture adeguate in cui operare è essenziale”.

 

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