TORINO – A fine agosto, l’epatite A è tornata a fare paura con la presenza di casi quasi triplicati negli ultimi tre anni e un altrettanto spaventoso più 70% negli ultimi dodici mesi.
L’allarme era dovuto soprattutto alla possibile correlazione, che trova sempre più conferme, fra la malattia e il consumo di frutti di bosco surgelati. Il Ministero della Salute al tal proposito spiegava che “Sono stati confrontati, mediante genotipizzazione e sequenziamento i virus individuati negli alimenti e nei pazienti. Complessivamente è emerso che, di 106 casi sequenziati, 49 presentano la stessa sequenza virale di genotipo 1A. Tale sequenza è risultata identica a quella ottenuta da un campione di frutti di bosco positivo al rilevamento del virus dell’epatite A, suggerendo fortemente che tale alimento possa essere la fonte di infezione“
A seguito di ciò Raffaele Guariniello, procuratore generale di Torino, ha aperto un’inchiesta per commercializzazione di prodotti alimentari pericolosi per la salute a seguito della quale sono state individuate 10 aziende con sede in Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna nei cui prodotti era stata rilevata la presenza del virus. L’inquinamento di frutti di bosco e mirtilli avveniva al momento del lavaggio dei frutti che avveniva, secondo i magistrati, con acqua non potabile.
A distanza di un paio di mesi tranquilli, cinque nuovi casi di frutti di bosco surgelati contaminati dal virus dell’epatite A sono stati scoperti dal pg Guariniello. Si tratta di prodotti prelevati in supermercati torinesi provenienti dall’estero e commercializzati da ditte della Lombardia ed Emilia Romagna.
Intanto, Guariniello ha chiesto una rogatoria a Polonia, Ucraina e Canada, da dove provengono i frutti, e disposto nuovi campionamenti in Italia.
