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Blitz ‘Laqueo’: dal conto corrente di Modesto i soldi da prestare agli imprenditori ‘strozzati’ (TUTTI I NOMI)
Il blitz dei carabinieri del Ros e quelli del Comando provinciale di Cosenza è scattato alle prime luci dell’alba ed ha portato all’arresto di 14 persone. In manette anche Francesco Modesto, ex calciatore di Reggina, Cosenza e Crotone
COSENZA – Un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 14 persone appartenenti ad un’organizzazione dedita a usura e estorsioni aggravate dalle finalità mafiose. I carabinieri del Ros e quelli del Comando provinciale di Cosenza hanno scoperto un gruppo criminale legato alle cosche Cicero-Lanzino e Rango-Zingari, egemoni su Cosenza, che utilizzavano i capitali sporchi della ‘ndrangheta per prestare soldi ad usura con tassi di oltre il 30% mensili. Chi non pagava subiva minacce e attentati. A Cosenza gli uomini della ‘Ndrine reinvestivano in questo modo tutti i soldi della droga e delle estorsioni. Un patto di ferro tra le due cosce per gestire il mercato dei soldi a strozzo e scoperto dai Ros che ha arrestato 14 tra capi e gregari.
L’operazione antimafia è stata denominata “Laqueo” e tra gli arrestati c’è anche un nome eccellente, quello di Francesco Modesto, calciatore professionista ex calciatore di serie A e B che ha vestito anche la maglia del Cosenza in serie B nel 2001/2002 (si era anche parlato anche di un suo possibile ritorno in questa stagione) oltre che del Crotone città in cui è nato, dove ha contribuito lo scorso anno alla storica promozione in serie A dei pitagorici. Modesto, trentaquattro anni è attualmente svincolato. Nella sua carriera oltre a quella rossoblu, ha giocato anche con Palermo, Reggina, Genoa, Bologna, Pescara, Padova e Parma. Tuttavia è proprio a Cosenza che Modesto si fa conoscere al grande calcio. A soli 16 anni mister Giuliano Sonzogni lo portò in ritiro con la prima squadra, mentre sarà Bortolo Mutti a farlo debuttare in serie B a soli 17 anni. Giocò 30 partite diventando uno dei migliori terzini dell’intera cadetteria. L’anno successivo Zamparini lo portò a Palermo e da li iniziò la sua grande ascesa nel grande calcio italiano.
A Maggio dello scorso anno l’operazione denominata “Doomsday” contro la cosca Rango-Zingari di Cosenza aveva portato all’arresto di 13 persone tutte accusate di associazione mafiosa, estorsione, associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga e alla detenzione e porto illegali di armi.

Francesco Modesto ex calciatore di Cosenza, Reggina e Crotone
Dal conto corrente di Modesto, i soldi da ‘prestare’ a tassi usurai
Le cosche cosentine utilizzavano il suo conto corrente come una «bacinella» dalla quale attingere danaro contante per poi prestarlo a tassi usurai e il calciatore Francesco Modesto, sarebbe stato coinvolto in questo meccanismo dal suocero, Luisiano Castiglia, legato ai clan Cicero-Lanzino e Rango-Zingari, attivi a Cosenza. Castiglia avrebbe garantito le somme di denaro necessarie per far fronte alle richieste degli imprenditori strozzati che, vivendo difficoltà economiche, si rivolgevano alle cosche cosentino per ottenere dei prestiti da restituire però, con tassi usurai sino al 30%.
Secondo le indagini il suocero di Modesto, riceveva le richieste da Roberto Violetta Calabrese, ex esponente delle ‘ndrine di Cosenza, diventato poi collaboratore di giustizia e grazie al quale, è stato possibile ricostruire il giro d’usura.
Anche gli imprenditori vittime del sistema hanno contribuito a fermare l’attività illecita. Inoltre, è stato accertato come il recupero dei crediti erogati ed il rispetto degli accordi usurari, venissero garantiti anche con il ricorso a violenze e minacce nei confronti degli stessi imprenditori. In alcuni casi veniva anche imposta l’assunzione di personale ‘indicato’ dai clan e la realizzazione di lavori edili a favore degli indagati e di loro imprese, quale corrispettivo delle somme di denaro dovute dalle vittime. Tra i lavori effettuati ci sarebbero anche quelli, ‘gratuiti’, per la casa di Cosenza dove il calciatore risiede. In pratica erano i soldi guadagnati dal calciatore nella sua brillante carriera ad essere utilizzati dal suocero Luisiano Castiglia, detto “Mimmo”, per effettuare prestiti usurai. Per i magistrati della Dda di Catanzaro il calciatore sarebbe stato un finanziatore del gruppo criminale.
Per fermare il pentito Calabrese Violetta tentarono di uccidere il fratello
L’organizzazione criminale aveva provato a ‘fermare‘ la collaborazione con la giustizia di Roberto Calabrese Violetta, che era il contabile del gruppo, tentando di uccidere il fratello Sandro. Il tentato omicidio viene contestato a Mario Mandaliti, 50 anni e l’episodio risale al 6 marzo 2013 negli stessi istanti in cui il nuovo pentito stava rendendo le sue prime dichiarazioni ai pm della Dda. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, quel pomeriggio due uomini a bordo di un’auto si sarebbero avvicinati al solarium di proprietà dei familiari del collaboratore di giustizia. Dietro i vetri dell’attività commerciale si trovavano il fratello e il padre del pentito.
I due obiettivi del killer sarebbero scampati all’agguato buttandosi a terra e schivando i due colpi sparati in rapida successione. Avvertito di quanto accaduto poco prima Roberto Violetta Calabrese davanti ai magistrati che lo interrogavano ha fatto mettere a verbale: “Atteso quanto avvenuto, sono ancora più determinato nel mio proposito di collaborare con la giustizia”.
Il nome di Francesco Antonio Modesto, è stato fatto proprio dal pentito, che ha raccontato della disponibilità del calciatore a mettere denaro liquido a disposizione dei clan mafiosi, perchè fosse prestato ad usura. E questo tramite il suocero, Castiglia, elemento di spicco della cosca Lanzino-Cicero. Dalle indagini è emerso anche il coinvolgimento di uno degli indagati, Mario Mandoliti, anche lui legato a Luisiano Castiglia, nel tentato omicidio di Sandro Calabrese Violetta, fratello del collaboratore di giustizia.
La procura distrettuale di Catanzaro questa mattina ha fatto scattare i provvedimenti restrittivi eseguiti dal Ros dei carabinieri che vedono Francesco Modesto stato parte integrante dell’organizzazione criminale. Secondo i magistrati infatti, l’ex calciatore era al corrente del fatto che il suocero prelevava ingenti somme di denaro dal suo conto corrente per prestarlo a tassi usurai ed avrebbe per questo, ottenuto benefici economici mensili che si aggiravano sui 15mila euro.
I nomi dei 14 destinatari delle ordinanze cautelari nell’ambito dell’operazione “Laqueo”
- Gianfranco Bevilacqua, 49 anni
- Luisiano Castiglia, alias “Mimmo”, 63 anni
- Ermanna Costanzo, 62 anni
- Giuseppe De Cicco, 37 anni
- Domenico Fusinato, 48 anni
- Giuseppe Garofalo, 54 anni
- Danilo Magurno, 30 anni
- Francesco Magurno, 59 anni
- Mario Mandoliti, 50 anni
- Francesco Antonio Modesto, 34 anni
- Giovanni Guarasci, 77 anni (assegnato ai domiciliariOrdinanze sono state emesse anche nei confronti di Massimo Brunetti, 55 anni, Francesco Patitucci, 55 anni, e Maurizio Rango, 40 anni, già detenuti.
Procuratore Bombardieri: “sono state le vittime a svelare i rapporti con gli usurai”
Il procuratore aggiunto di Catanzaro, Giovanni Bombardieri, nel corso della conferenza stampa ha voluto sottolineare che sono state le dichiarazioni delle vittime a svelare i rapporti usurai tra le cosche e imprenditori cosentini; “soldi che provenivano dalla “bacinella” dei clan e che – Secondo Bombardieri – venivano prestati proprio sottolineando questo aspetto che rappresentava così una minaccia evidente sulla provenienza e sul metodo di prestito. “L’operazione da’ uno spaccato dell’usura nel Cosentino anche per gli investimenti delle cosche in quell’area. Nel prestare i soldi si specificava che provenivano dalla bacinella delle cosche”. “La forza di questa operazione – ha detto Bombardieri – sono proprio le dichiarazioni delle persone offese, che hanno svelato i rapporti usurai che si erano instaurati nel tempo. Alcuni soggetti sono stati vittime di più usurai anche per fare fronte ai vari prestiti”.
Pm Luberto: “L’usura sono i Bot della criminalità organizzata”.
“I personaggi coinvolti nell’inchiesta – ha dichiarato in conferenza stampa il procuratore aggiunto di Catanzaro Vincenzo Luberto – dimostrano come la ‘ndrangheta gestisca in prima persona il mercato dell’usura“. Una presenza evidenziata davanti alle vittime, che venivano intimorite perchè veniva spiegato loro che i soldi prestati, venivano direttamente dalla “bacinella” della cosca, la somma comune usata per le spese dei clan. Luberto si è rivolto agli imprenditori vittime delle cosche: “Denunciare conviene anche economicamente, per le vittime si garantisce l’accesso a fondi anti usura. Non ci sono ragioni per indugiare nella denuncia”.
Alla conferenza stampa ha partecipato anche il capitano del Ros Giovanni Migliavacca: “L’attività investigativa – ha detto – ha consentito di svelare come gli imprenditori sotto usura fossero vittime anche di estorsioni, costretti a effettuare lavori gratuitamente, a far lavorare ditte segnalate dai clan o addirittura assumere personaggi dell’organizzazione criminale”. Il colonnello Milko Verticchio, comandante del Reparto operativo del comando provinciale dei carabinieri di Cosenza, ha infine reso noto che durante le perquisizioni effettuate questa mattina sono stati rinvenuti assegni e altro materiale che potrà consentire ulteriori sviluppi alle indagini.
Castiglia assolto nell’inchiesta ‘Squarcio’ un anno fa
Nel giugno 2015 il suocero di Modesto, Luisiano Castiglia, era stato assolto nel processo scaturito dall’operazione denominata “Squarcio“, compiuta nel 2000 contro i clan del Cosentino. Le accuse nei confronti degli imputati, tra cui Castiglia, erano di gestito il racket delle estorsioni, imponendo il pizzo alle società titolari degli appalti per l’ammodernamento dell’A3. Per Luisiano Castiglia, il pm Bruni aveva chiesto 8 anni per associazione mafiosa e associazione finalizzata al narcotraffico. In quel caso secondo l’impianto accusatorio, il pizzo che gli imprenditori dovevano pagare si aggirava intorno al 2-3 % del valore dell’appalto, cifre enormi viste l’entità dei lavori sull’autostrada. A fare da tramite tra le famiglie di ‘ndrangheta e le vittime del racket ci sarebbero stati anche imprenditori collusi.
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