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Neonata morta, sette persone indagate. Sono tutti medici e infermieri del Sacro Cuore

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Neonata morta, sette persone indagate. Sono tutti medici e infermieri del Sacro Cuore

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Sono tante le donne, gestanti, che scelgono le strutture private per partorire. Strutture dotate di un equipe qualificata ma prive di strumentazioni d’emergenza. Dall’inchiesta aperta dalla Procura di Cosenza, retta da Mario Spagnuolo, emergono particolari scioccati. Il medico del Sacro Cuore alla donna che voleva farsi ricoverare per partorire: “è presto, vai a farti una passeggiata a Corso Mazzini…”

 

COSENZA – Tantissime donne in dolce attesa, non solo della città, che hanno trascorso i nove mesi prima del parto senza intoppi o problematiche particolari, scelgono di partorire i propri figli nelle strutture private; cliniche dove è anche più facile ottenere maggiori attenzioni e servizi rispetto all’affollato ospedale. Il rischio però è che in caso di ‘emergenza’ si deve necessariamente ricorrere alla struttura ospedaliera pubblica dotata di un reparto di terapia intensiva neonatale. Ma quanto accaduto alla giovane trentenne che ha perso la sua piccola poche ore dopo averla data alla luce, secondo le testimonianze raccolte, mette in evidenza diverse criticità nell’operato di chi l’ha avuta in ‘cura’ al Sacro Cuore, struttura privata gestita dal gruppo iGreco e ubicata nel centro della città. Una dolce attesa trasformata in un dramma immane.

E’ il caso della neonata, deceduta poche ore dopo essere venuta al mondo, nel reparto di Neonatologia dell’Ospedale dove è stata trasferita a causa delle gravissime condizioni a seguito del parto cesareo avvenuto poche ore prima alla clinica privata.

Sette persone, tra medici e infermieri, sono indagate nell’inchiesta aperta dalla Procura di Cosenza, retta da Mario Spagnuolo, e sono tutti afferenti al Sacro Cuore. Qualcosa in questa circostanza dunque, è andato decisamente ‘storto’. Secondo le prime testimonianze infatti, la giovane partoriente si sarebbe recata in clinica domenica scorsa, perché scaduto da 5 giorni il termine dei nove mesi di gestazione, ma non avendo avuto la rottura delle acque e nonostante le dolorose contrazioni, è stata rimandata a casa. A causa di forti dolori durante la notte, sarebbe tornata in clinica lunedì mattina, dove il medico ancora una volta l’avrebbe invitata a tornare a casa, anzi addirittura “a fare una passeggiata a corso Mazzini…” perché la dilatazione non era tale, per procedere con il parto. Sarebbe stato il ginecologo che aveva in cura la donna a spingere i sanitari del Sacro Cuore a ricoverarla.

Un vero e proprio calvario

La donna, difesa insieme al compagno dall’avvocato Alessandra Masala, dopo diverse ore è stata finalmente sottoposta ad un monitoraggio. I medici a questo punto avrebbero riscontrato un rallentamento notevole del battito cardiaco della piccola, decidendo per il cesareo d’urgenza. La giovane mamma inoltre sarebbe stata sottoposta poco prima alla cosiddetta manovra artificiale per indurre la rottura delle acque. Dopo l’intervento e il taglio cesareo, la bambina è praticamente nata con il battito assente, ed è stata rianimata per 25 minuti circa, prima che il battito cardiaco riprendesse e consentisse il suo trasferimento d’urgenza al reparto di Neonatologia dell’Annunziata. La piccola è stata messa in ipotermia per tentare di evitare danni cerebrali, ma secondo quanto emerso, se anche fosse rimasta in vita, sarebbe stata condannata ad uno stato vegetativo. Morirà poco dopo senza neanche essere stata per un istante tra le braccia della sua mamma, che resta ricoverata nella clinica, dove le è stato semplicemente detto da medico e infermieri: “Signora, scusate ma la piccola è morta”.

 

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