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‘Buco’ a San Francesco: i frati urlano ‘truffa’, ma tacciono sui nomi

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‘Buco’ a San Francesco: i frati urlano ‘truffa’, ma tacciono sui nomi

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PAOLA – Due milioni di euro, i soldi per festeggiare il centenario del frate francescano, spariti nel nulla.

O meglio, nei conti correnti di ‘ignoti’ cui nomi sono ben noti ai parroci del santuario e in operazioni di borsa. Dopo il silenzio sconcertante della gerenza ecclesiastica della struttura dedicata a San Francesco di Paola il rettore del Santuario parla dello scandalo che ha fatto emergere un rosso di bilancio creatosi senza alcuna giustificazione credibile. Il ladro di oboli non ha ancora un’identità. Pare infatti che ai chierici interessi poco approfondire la questione ed indagare, tant’è che sino a sabato nessuna denuncia era stata ancora sporta alle forze dell’ordine. Eppure nelle casse di ‘San Francesco’ i soldi devoluti dai fedeli non ci sono più. Degli autori del furto denunciato dall’ex tesoriere del santuario al momento di passaggio di consegne con il sostituto, nessuna notizia utile. Quasi fosse un evento mistico, fuori dalla portata dei non ‘addetti ai lavori’. Si tratterà ora di individuare le persone che erano in possesso dei codici per accedere al conto corrente online per compiere le operazioni finanziarie. “Ci hanno truffato – tuona il Rettore del Santuario di San Francesco di Paola, e Correttore provinciale dei Minimi, Padre Rocco Benvenuto che spiega come – nella Comunità religiosa si sta vivendo questa triste esperienza nella preghiera e nel silenzio offrendo le sofferenze per la conversione di chi ha sbagliato. Il Santuario di Paola, cuore spirituale della Calabria, è stato purtroppo oggetto di una truffa da parte di soggetti che hanno carpito la buona fede dell’economo pro-tempore. La comunità del Santuario non ha mai scialacquato o sprecato le offerte dei fedeli, prova ne sia a puro titolo esemplificativo la nuova basilica a Paola, realizzata in 20 mesi con le offerte e i lasciti devoluti nel tempo per devozione a S. Francesco. Mai nessun religioso ha usato per proprio interesse somme di denaro destinate al Santuario. La somma, che ora lentamente si stava mettendo da parte, era destinata al restauro e alla manutenzione dell’imponente complesso conventuale e alla celebrazione degli eventi centenari (2016, VI centenario della nascita di S. Francesco; 2019, V centenario della canonizzazione). Dai riscontri finora effettuati non risulta che alcun religioso di questa Comunità abbia mai fatto operazioni in borsa né tanto meno ha autorizzato terzi, anche indirettamente, al loro compimento. Esprimo vivo apprezzamento, anche a nome dei tanti devoti e benefattori, alle Forze dell’Ordine e all’Autorità Giudiziaria per il loro tempestivo ed efficace intervento a tutela della nostra Comunità e dell’immagine del Santuario e chiedo loro di proseguire con la massima determinazione e con estrema celerità sulla strada della giustizia al fine di pervenire all’accertamento della verità. Rassicuro che nulla di intentato sarà lasciato perché questa ferita sia prontamente rimarginata, iniziando dal recupero dalle somme ingiustamente sottratte. Ringrazio vivamente quanti hanno dimostrato la loro solidarietà e vicinanza alla Comunità religiosa e con la loro fervida preghiera ci stanno sostenendo nel superare una prova così dura, da cui sono sicuro che ne scaturirà del bene”. Ma i nomi? Si parla di conti correnti nei quali il denaro delle offerte veniva sistematicamente drenato. Forse invece di pregare, per recuperare il denaro, sarebbe più utile andare in commissariato ad esporre la propria versione dei fatti. Ma non c’è da stupirsi. Fu proprio Padre Rocco Benvenuto, raggiunto dai microfoni dell’AGI, ad affemare a poche ore dalla divulgazione della notizia dell’ammanco nelle casse del Santuario, che “E’ tutto fatto conto su conto, quindi esiste una perfetta tracciabilita’, per questo non abbiamo ancora fatto denuncia. Si tratta di qualcuno che si è approfittato di un nostro confratello. Non intendiamo dire altro, al momento in attesa di saperne anche noi di piu'”. Lasciandosi scappare un “ma non è questa la cosa piu’ grave che è accaduta”, prima di terminare la conversazione. Forse c’è di peggio, ma al momento, nulla è dato sapere.

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