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Tirocinanti, l’appello del sindaco di Castiglione Cosentino a Occhiuto: «imperativo stabilizzarli»

Salvatore-Magaro_Occhiuto.

CASTIGLIONE COSENTINO (CS) – “Non possiamo più permetterci di affrontare in modo frammentato e insufficiente la delicatissima vicenda dei tirocinanti di inclusione sociale calabresi. È imperativo che l’obiettivo sia la stabilizzazione dell’intero bacino, attraverso un percorso che eviti ogni tipo di discriminazione e che non lasci fuori neanche uno solo dei lavoratori. Ignorare questa necessità significherebbe alimentare un vero e proprio caso di macelleria sociale”. Lo dichiara in una nota il sindaco Salvatore Magarò.

Le soluzioni prospettate non consentono di alimentare speranze concrete perché, al di là del contributo di 40 mila euro per tre anni, che la Regione ha avanzato come proposta, non ci sono altre azioni incisive che abbiano aperto finora la porta ad un autentico percorso di stabilizzazione. Come ulteriore vulnus delle proposte messe in campo c’è anche l’aver investito i Comuni, che – è risaputo – non hanno grandi risorse, ma fanno quotidianamente i conti con deficit finanziari di particolare rilevanza, della responsabilità di procedere alla stabilizzazione dei tirocinanti, mostrando di non comprendere, o di non voler comprendere, che non è questo il metodo idoneo, perché darebbe luogo a discriminazioni e ad esclusioni prive di qualunque criterio.

Prescindendo dalla condizione dei tirocinanti over 60 per i quali la Regione ha previsto un percorso di accompagnamento alla pensione – ma anche su questo andrebbe espressa più di una perplessità – con la corresponsione di una sorta di indennizzo mensile, molto simile al reddito di cittadinanza, resta sul tappeto la questione di tutti gli altri TIS (gli under 60) che, diventati perno insostituibile del funzionamento degli enti e dei Comuni che li utilizzano anche in uffici nevralgici, prima affidati ai dipendenti interni oggi in pensione, vedrebbero, se non si interverrà tempestivamente, svanire l’ultima possibilità di essere stabilizzati e di veder tutelati i loro diritti.

La piattaforma prevede una contribuzione di 40 mila euro per tre anni. Tutto questo però non basta a dare sicurezza ai TIS di proseguire il loro rapporto di lavoro. Ci vuole ben altro. È fondamentale sottolineare con forza che il prossimo mese di novembre rappresenta un termine ultimo e perentorio per intervenire in modo adeguato, qualora nel frattempo dovesse fallire il tentativo di stabilizzazione. È un dato inconfutabile, infatti, che la maggior parte dei comuni calabresi non dispone della necessaria capacità assunzionale per procedere con un numero di assunzioni sufficiente a rendere efficace tale tentativo.

Poiché la Regione non può derogare alla normativa nazionale e i comuni calabresi sono vincolati alle stringenti regole in materia di assunzioni, una possibile soluzione — in attesa che lo Stato, come è suo dovere, garantisca risorse strutturali e continuative — potrebbe essere rappresentata dalla possibilità di procedere con assunzioni a tempo determinato, utilizzando le risorse regionali già stanziate.

L’importanza politica e sociale di tale intervento non può essere sottovalutata: si tratta, infatti, di un’azione che avrebbe l’effetto immediato di salvaguardare, almeno nel breve periodo, centinaia di famiglie di lavoratori TIS, che altrimenti si troverebbero prive di qualsiasi forma di sostentamento. Lasciare queste persone senza una prospettiva concreta significherebbe acuire una già grave condizione di disagio sociale e compromettere la tenuta sociale di molte comunità locali.

Il Presidente della Giunta regionale – anche grazie ai buoni uffici con il governo nazionale – nonché la deputazione nazionale e regionale, l’Anci, i Sindaci, le forze sindacali devono far sentire la loro voce ed il loro peso a Roma per fare in modo che nella prossima Legge Finanziaria dello Stato siano inserite le risorse utili a favorire la trasformazione a tempo indeterminato del rapporto di lavoro dei TIS, al termine dei tre anni di sostegno regionale con il contributo dei 40 mila euro.

Una simile sicurezza potrebbe spingere i Comuni che utilizzano i tirocinanti a razionalizzare le risorse interne e a prevedere quote di compartecipazione al contributo pubblico statale per completare il percorso di stabilizzazione. Crediamo di poter affermare che questa sia l’unica strada attualmente percorribile, abbandonando la quale si lasceranno i tirocinanti al loro destino, contrapponendoli gli uni agli altri, in una guerra tra poveri che non giova a nessuno.

Pertanto, auspico un forte e convinto sostegno da parte della Regione, affinché si faccia promotrice di una soluzione ponte, capace di garantire una continuità lavorativa e un minimo di stabilità economica per questi lavoratori, in attesa di un intervento strutturale da parte dello Stato”.

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