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Terremoto in Giappone, cosa accadrebbe se si verificasse in Calabria?

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COSENZA – Cosa succederebbe se lo stesso terremoto che ha colpito qualche giorno fa il Giappone, si verificasse anche in Calabria? A questo quesito ha risposto il geologo cosentino Carlo Tansi che ha spiegato, in un’intervista questa mattina sul TgRai a ‘Buongiorno Regione’, cosa accadrebbe se la stessa intensità sismica si verificherebbe sul nostro territorio.

Il forte terremoto – di magnitudo 7.6 – che ha colpito il giorno di capodanno il Giappone centrale ha provocato al meno 60 morti. “La Calabria il 28 dicembre 1908 alle 5:30 circa del mattino è stata colpita da un terremoto di magnitudo 7.1/7.2, nettamente inferiore rispetto a quello avvenuto in Giappone di magnitudo 7.6. Tra un grado e l’altro  della magnitudo Richter – precisa Tansi – c’è un ordine di grandezza 33 volte maggiore. In Calabria, dunque, si è verificato un terremoto, agli inizi del ‘900, 15 volte meno potente che in Giappone, che ha fatto però 120mila morti.

Dopo 100 anni la scienza ha fatto passi da gigante e consente all’umanità di non morire di terremoto. L’Italia e la Calabria sono in una zona di scontro tra due placche (placca africana e placca araba), con l’Africa a Sud e l’Europa a Nord. Questi due grandi continenti si scontrano e noi siamo esattamente nella zona di scontro – prosegue Tansi. Quando si scontrano due continenti si rompono i terreni lungo le faglie e le faglie generano i terremoti. Il terremoto non uccide ma sono le case costruite male che crollano e uccidono – sottolinea Tansi. Più le case sono costruite in modo approssimativo e più crollano.

In Calabria – chiosa il geologo – abbiamo 120mila edifici costruiti abusivamente. E’ inutile che facciamo scongiuri. Quelle faglie che hanno colpito la Calabria si sono mosse in passato e si muoveranno in futuro. Noi dobbiamo convivere con i terremoti. E’ arrivato in Giappone e arriverà anche in Calabria ma se facciamo come i giapponesi, che si preparano ai terremoti, le case non crollano”.

Ma cosa dice la normativa edilizia? “In Italia abbiamo delle leggi molto rigide in materia – spiega Tansi – però purtroppo, specialmente in Calabria, siamo furbi, e costruiamo le case abusivamente. Bisogna spendere un pò di più per essere più sicura, si tratta di un cambio culturale. Del terremoto dobbiamo anche considerare l’aspetto della gestione dell’emergenza. Da questo punto di vista la Protezione Civile calabrese sta facendo delle belle cose perché sta aggiornando i piani di emergenza regionali, sopratutto il piano sismico in caso di forte terremoto. Dunque – puntualizza – Tansi, c’è un’organizzazione più adeguata dell’emergenza.

Costruire il Ponte sullo Stretto nell’area a più alto rischio sismico al mondo, dunque, cosa comporterà? “La progettazione – conclude Tansi – si deve fare adeguatamente in una zona così complessa, la tecnologia ce lo permette al giorno d’oggi”.

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