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Rende: «chiusura di Via Rossini imposta e non condivisa». L’opposizione chiede un confronto costruttivo

Via Rossini Rende

RENDE – “La chiusura di Via Rossini è stata imposta, non condivisa”. È questa la denuncia lanciata dai consiglieri comunali di GenerAzione e Progressisti Democratici del comune di Rende che tornano a parlare della chiusura della strada, decisione che ha già generato confusione e malumori.

Sull’agomento precisano che serve “ascoltare davvero i cittadini” chiedendo formalmente un incontro sul tema che “coinvolga tutti: esercenti, amministrazione e rappresentanti della minoranza. Perché un confronto trasparente, partecipato e costruttivo è l’unica strada possibile per prendere decisioni nell’interesse di tutta la città”. I consiglieri ribadiscono che le decisioni che riguardano la città “non si calano dall’alto” e per questo una delegazione di GenerAzione, rappresentata dalla consigliera Adriana Calvelli, ha parlato direttamente con tutti gli esercenti e le attività commerciali di Via Rossini per capire bene come stanno le cose. I commercianti hanno scoperto dell’ordinanza a cose fatte e per ora i primi risultati sono del tutto negativi.

Chiusura di Via Rossini: primi esiti negativi dell’ordinanza

I consiglieri accusano la maggioranza di avere fretta di “fare proclami” senza preoccuparsi “minimamente di andare a chiedere direttamente agli interessati quali siano i reali problemi e bisogni. Noi lo abbiamo fatto per senso di responsabilità, per rispetto del territorio e per esprimere un punto di vista concreto – precisano – nell’ottica di un dialogo costruttivo con la Giunta di maggioranza”.

“Un’ordinanza – a loro dire – che i cittadini hanno scoperto solo a cose fatte, tramite un’affissione a muro. Nessun confronto, nessuna comunicazione preventiva, nessuna vera informazione diffusa. Un metodo che stride con la retorica della “democrazia partecipata” sbandierata in campagna elettorale dal sindaco Principe, e che, nei fatti, ha escluso gli stessi commercianti che quella strada la vivono e la fanno vivere ogni giorno”.

“La chiusura – spiegano ancora i consiglieri – ha avuto un impatto negativo, pressoché unanime, segnalato da tutti gli operatori: perdite economiche, disagi logistici (soprattutto per chi lavora con l’asporto o le consegne a domicilio), diminuzione del flusso pedonale. Tutto questo in una zona che, già oggi, è naturalmente frequentata, grazie alla presenza diffusa di attività e alla conformazione urbana. Imporre una chiusura fissa, sperimentata sia di sabato che di giovedì, senza eventi a supporto, ha semplicemente danneggiato le attività, senza apportare alcun beneficio”. 

I consiglieri rilanciano dunque una proposta concreta: “I commercianti ci hanno indicato una strada che condividiamo: collegare eventuali chiusure a manifestazioni e iniziative di animazione territoriale. Solo così si può giustificare il sacrificio temporaneo dell’accessibilità veicolare, creando al contempo attrattività e benefici per la collettività”. 

Tante domande alle quali rispondere

Diverse le domande che restano aperte secondo i consiglieri: “come si intende procedere da qui in avanti? Ci saranno altre chiusure? Con quale cadenza? Su quali basi si deciderà? O continueremo con sperimentazioni estemporanee, comunicate all’ultimo e senza visione? Per chi la stiamo facendo la chiusura? Qual è l’obiettivo? Quale idea di fruizione e promozione urbana c’è dietro?”.

Lasciando queste domande senza risposta, conclusono GenerAzione e Progressisti Democratici, “si rischia solo di penalizzare chi tiene viva la nostra città ogni giorno con il proprio lavoro e la propria intraprendenza”. 

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