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Randagismo in Calabria: istituzioni assenti, canili al collasso e volontari allo stremo

canile adozioni

COSENZA – Il randagismo in Calabria è una piaga cronica, sempre più difficile da gestire. Una vera e propria emergenza che si trascina da anni, senza soluzioni efficaci, mentre le istituzioni – da quelle regionali ai singoli Comuni – continuano ad ignorare il problema o a gestirlo con superficialità. Le strade di molte città e paesi calabresi sono sempre più spesso teatro della presenza di branchi di cani randagi. Una presenza che suscita timore tra i cittadini, in particolare tra genitori e anziani, preoccupati per la propria sicurezza e per quella dei più piccoli.

Per non parlare dell’intervento in caso di segnalazione di un randagio in situazione di difficoltà: uno scaricabarile infinito sulla pelle degli animali: “Non è competenza nostra, chiami l’Asp… chiami i vigili urbani… serve un’ordinanza del sindaco”. Il classico rimbalzo di responsabilità: il cittadino chiama il Comune per segnalare un cane ferito sull’asfalto, ma l’ufficio risponde che è compito dell’Azienda Sanitaria Provinciale. L’Asp, a sua volta, afferma di non poter intervenire senza un’ordinanza del sindaco o senza la richiesta della Polizia Municipale. I vigili urbani contattati, dicono di non avere mezzi o personale, rimandando tutto di nuovo all’Asp o al Comune. Nel frattempo, l’animale resta sul ciglio della strada, sofferente, in balia dell’inerzia di un sistema dove ognuno attende che sia l’altro ad agire.

Canili al collasso

Nel frattempo, i canili convenzionati con i Comuni sono al collasso: pieni fino all’inverosimile, sovraffollati, con animali spesso costretti a vivere in spazi inadatti, senza possibilità di adozione e, in alcuni casi, in condizioni sanitarie precarie. I Comuni, da parte loro, preferiscono pagare rette mensili per mantenere gli animali nei canili piuttosto che attivare reali politiche di sterilizzazione, adozione e prevenzione degli abbandoni. Eppure la Regione Calabria lo scorso mese di settembre ha addirittura annunciato l’apertura di 30 nuovi canili regionali. Così sarà possibile ‘recludere’ un maggior numero di cani che non avranno speranza di trovare una casa e una famiglia.

 L’abbandono è il problema più grave

Proprio l’abbandono resta uno dei problemi più gravi e sottovalutati. Ogni estate, ma anche durante l’anno, molti cani vengono lasciati per strada da famiglie che non vogliono o non possono più occuparsene. E non c’è nessun controllo e soprattutto nessuna sanzione. La legge prevede multe per chi abbandona, ma in pratica non viene mai punito nessuno.

A fronte di tutto questo, l’unico argine al disastro è rappresentato dai volontari e dalle associazioni animaliste, che senza mezzi, senza fondi e spesso senza riconoscimenti ufficiali, si occupano quotidianamente di recuperare, curare, sfamare e tentare di far adottare i cani randagi. Un lavoro immenso, fatto con amore e dedizione, ma in molti casi insostenibile. Molti volontari sono allo stremo, logorati dal peso di un’emergenza che non può essere più scaricata solo sulle loro spalle.

Servono interventi strutturali ovvero sterilizzazioni, microchippatura obbligatoria e controllata, campagne di sensibilizzazione nelle scuole, un maggiore controllo sugli abbandoni e, soprattutto, una presa in carico seria e concreta da parte delle istituzioni. Il randagismo non è un problema degli animali, ma una questione di civiltà e sicurezza pubblica. E in Calabria, al momento, è un fallimento su entrambi i fronti.

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