COSENZA – La questione del nuovo ospedale hub di Cosenza ha animato e anima ancora molto la città. La firma per la realizzazione del Policlinico a Rende, nella zona dell’Unical è stata ormai apposta. Il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, ha anche incontrato ieri il nuovo rettore Gianluigi Greco, parlando di un progetto che sarà pronto entro fine anno. Insomma, tutto ormai è già scritto eppure la città di Cosenza non si rassegna alla “perdita” di un’opera di questo genere. Oggi, in città, si svolgerà un consiglio comunale aperto proprio per discutere dello spostamento dell’ospedale dalla zona di Vaglio Lise all’Unical.
A mettere nero su bianco l’iter che ha portato alla decisione attuale di spostare il progetto del nuovo ospedale di Cosenza nell’area dell’Unical, è Mario Occhiuto, ex sindaco della città dei Bruzi. L’analisi del senatore, pubblicata sui social, è chiara, quanto amara. Ripercorre, anche attraverso le immagini, quello che è stato e quello che è oggi di Vaglio Lise classificata come zona a rischio idrogeologico molto elevato (R4).
Una zona ed una immagine, dice Occhiuto, che “racconta una scelta che ha cambiato il destino della città”, lì dove “l’attuale amministrazione comunale ha deciso -con una delibera di Consiglio- di spostare la destinazione urbanistica del nuovo ospedale, abbandonando il sito storico previsto sin dal 1939 e perfettamente coerente con il Piano Regolatore”.
Occhiuto è chiaro e critico: “Anche se fosse stato possibile realizzarlo a Vaglio Lise, non avrebbe comunque portato alcun vantaggio alla città: sarebbe stato un complesso isolato, fatto di cubi di cemento chiusi in un recinto, come già accaduto per le altre sedi direzionali sorte nella stessa zona. Scelte di questo tipo non rigenerano, ma svuotano la città, spostano la vita altrove, abbandonano il centro e la parte sud, dove invece era cominciata la più grande stagione di trasformazione urbana della nostra storia recente”.
Mario Occhiuto ed il nuovo ospedale: ricorda il suo progetto su Cosenza
L’ex sindaco di Cosenza volge lo sguardo indietro, agli anni della sua amministrazione e commenta: “La Cosenza che avevamo immaginato era un’altra. Una città che cresceva dal suo cuore verso sud, attraversata da spazi verdi e pubblici, connessa, vivibile, a misura d’uomo”. Ricorda come tra Mariano Santo e il Crati, fosse previsto un nuovo ospedale-parco: “una struttura immersa nel verde, aperta alla città, integrata con residenze universitarie, laboratori, aule per studenti e percorsi pedonali e ciclabili. Non solo un presidio sanitario, ma un polo di innovazione, formazione e ricerca, capace di attrarre studenti, medici, ricercatori e investimenti, rigenerando l’intera area su”.
“Intorno a quel nucleo sarebbero sorte nuove funzioni urbane, spazi pubblici, parchi, residenze e servizi, ricucendo la città storica al fiume e trasformando una zona marginale in un distretto contemporaneo di salute, conoscenza e bellezza. – ricorda Occhiuto – Era un progetto da oltre 400 milioni di euro, che si innestava armonicamente nel sistema di opere già realizzate o in corso: il Ponte di Calatrava, simbolo di apertura e modernità, il Planetario e l’anfiteatro all’aperto, luogo di cultura e incontro, il Parco del Benessere, spazio di salute e qualità della vita, la rete dei Musei con i BoCs Art e il Museo di Alarico, laboratorio di creatività e identità, la Ciclopolitana, infrastruttura sostenibile che univa quartieri e università, il centro storico e il corso pedonale allargato, nuova spina dorsale della città”.
Occhiuto e la critica alle scelte urbanistiche di Caruso
“Tutte opere pensate come capitoli di un unico disegno urbano, volto a restituire alla città il suo rapporto con il fiume e con il paesaggio, rendendola una delle più belle e funzionali d’Italia, di forte impatto contemporaneo in Europa” precisa ancora l’ex primo cittadino di Cosenza aggiungendo che tutto questo progetto è stato cancellato con un “tratto di penna” ed il progetto si è fermato.
“Le opere che erano in corso si sono interrotte, e quell’orizzonte è stato spostato altrove. – commenta Occhiuto criticamento nettamente le scelte fatte dall’amministrazione che lo ha seguito, quella guidata da Franz Caruoso – La Regione, di fronte a un’area divenuta inedificabile, non ha potuto fare altro che scegliere Rende, accanto all’Università, dove almeno si garantiva l’integrazione tra didattica, ricerca e assistenza”.
“Non è una questione di campanili – aggiunge – È una questione di scelte urbanistiche, e le scelte urbanistiche si pagano nel tempo – tra vent’anni, forse – quando se ne vedranno gli effetti. Abbiamo perso l’occasione di portare un pezzo importante dell’Università nella Cosenza storica e meridionale, di far crescere la città come un unico organismo, coerente, vivo e sostenibile”.
“Io ho voluto ricordarlo. Con serenità, ma con verità. – conclude Occhiuto – A futura memoria”.
