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Ospedale di Cosenza condannato al risarcimento, non paga: pronto il pignoramento

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COSENZA – Il Tribunale di Cosenza, dopo aver condannato l’Azienda Ospedaliera di Cosenza ad un maxi risarcimento dei danni per la morte di un paziente avvenuta nel 2017 per l’assenza di cure per oltre 30 ore, verrà chiamato a decidere sull’istanza di pignoramento che i familiari hanno intenzione di avanzare per il tramite del loro legale di fiducia Avv. Massimiliano Coppa, esperto in colpa medica.

La sentenza è esecutiva e non più impugnabile perché passata in giudicato ed ha dato ampio conto dei lamenti della famiglia e dei suoi consulenti tecnici, rappresentati anche nella causa dall’avvocato Coppa che ha dettagliatamente esposto le ragioni tecnico giuridiche che hanno indotto il Tribunale ad accordare il risarcimento ai familiari, lamentando plurime “condotte difettuali attive ed omissive” in capo ai sanitari che ebbero in cura il paziente, e segnatamente per non aver tempestivamente diagnosticato e trattato una sepsi generalizzata dovuta al ritardo assistenziale e diagnostico che, successivamente, ha innescato una sofferenza multiorgano che ebbe a causare il decesso del paziente.

Sono decorsi oltre 40 giorni dal deposito della sentenza esecutiva e, nonostante le sollecitazioni volte a eseguire il pagamento, ad oggi la famiglia non ha ricevuto un centesimo. In particolare, le tesi tracciate dal Tribunale hanno individuato un quadro assistenziale gravato da ritardi ed inadempimenti da parte dell’Ospedale di Cosenza che avrebbe certamente dovuto e potuto non provocare il decesso del paziente qualora fossero stati rispettati i cosiddetti LEA – Livelli Assistenziali minimi – ormai imposti a termine di legge che, ancora – nonostante l’obbligatorietà della norma, vengono sistematicamente disattesi.

Ad aggravare ulteriormente la vicenda concorre anche il fatto che la famiglia aveva anche accettato prima del deposito della sentenza un risarcimento da parte dell’assicurazione dell’Ospedale, ma lo stesso ospedale inspiegabilmente non aveva rilasciato il consenso all’assicurazione per concludere la transazione ed ottenere il risarcimento, ben potendo risparmiare molti soldi a titolo di interessi e ulteriori spese di giudizio, secondo quanto stabilito dalle condizioni di polizza che consentivano allo stesso ospedale di pagare una quota minima del risarcimento con il resto a carico dell’assicurazione.

Né l’Ospedale ha mai spiegato le ragioni della mancata adesione alla transazione, rifiutando pure di concedere quegli atti formalmente richiesti dai familiari con rituale istanza di accesso, che hanno pure indotto gli stessi familiari del paziente defunto anche a depositare una denuncia in sede penale al fine di valutare eventuali condotte violative del reato di rifiuto di atti d’ufficio da parte dei vertici dell’Ospedale.

Oggi pur se la sentenza del Tribunale di Cosenza è esecutiva e non è stata neanche impugnata dallo stesso Ospedale che si era rifiutato di autorizzare la transazione e di concedere i documenti dai quali evincere le ragioni del rifiuto, fanno sapere i familiari, consente secondo le disposizioni di legge, di recuperare le somme dovute anche a mezzo di pignoramento che verrà eseguito nei prossimi giorni e con le stesse modalità in cui fu effettuato per il recupero delle somme del paziente Ruffolo, deceduto a causa della somministrazione di una sacca di sangue infetto, con un maggiore ed ulteriore aggravio di spese per ulteriori interessi ed accessori che graveranno inevitabilmente sempre e solo sui bilanci dell’Azienda Ospedaliera soccombente, la quale, anche in quel caso fu costretta a pagare dopo il pignoramento giornaliero delle somme del ticket, della scrivania e dei quadri della stanza del direttore generale che, anche in questo caso, verranno certamente segnalati per competenza per materia alla Procura Regionale presso la Corte dei Conti di Catanzaro.

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