COSENZA – La seconda sezione civile del Tribunale di Cosenza, in composizione monocratica, ha condannato una nota clinica di Cosenza al risarcimento di oltre 83mila euro in favore di una donna, all’epoca dei fatti 50enne, a seguito di “un’infezione nosocomiale” contratta nella struttura dopo una chirurgia, che ha portò poi la donna, difesa dall’avvocato Marco Marino del foro di Cosenza, ad un vero e proprio calvario: con un intervento chirurgico d’urgenza all’Annunziata di Cosenza e un successivo intervento di plastica della parete addominale in un’altra clinica. In più è stata accertata una riduzione dell’integrità psico-fisica stimata dal Tribunale in misura pari al 20%.
L’infezione nosocomiale dopo un intervento chirurgico
I fatti: il 21 febbraio del 2018, a causa di emorragie genitali, la donna venne ricoverata presso la Casa di Cura e sottoposta ad un intervento chirurgico di “raschiamento uterino a scopo emostatico e diagnostico”. Una volta dimessa accusava accusava forti dolori addominali e rimuoveva dalla zona genitale un lembo di garza. Il 21 marzo del 2018 la paziente veniva nuovamente ricoverata nella clinica e sottoposta ad un intervento di istero-annessiectomia (ha il fine di asportare utero ed annessi). In quella circostanza e presso la struttura si verificava una contaminazione della cavità addominale – sito chirurgico – da parte di un agente patogeno noto come Bacteroides fragilis.
La peritonite, gli interventi e il calvario
Tale contaminazione batterica causava una peritonite che rendeva necessario due ulteriori interventi chirurgici e l’allungamento dei tempi di degenza. In particolare la malcapitata si sottoponeva in via d’urgenza ad un intervento di “Laparotomia mediana” presso l’Ospedale Civile dell’Annunziata di Cosenza, dove era stata trasferita su richiesta dei sanitari della Casa di cura.
Intervento cui lasciava sul corpo della donna una cicatrice addominale a T rovesciata. Si registrava poi un ulteriore evento avverso, ossia il cedimento della parete addominale mediana con formazione di un laparocele, un’ernia che si forma su una cicatrice proprio dopo un intervento di chirurgia addominale a cui faceva seguito il ricovero, in data il 2 febbraio del 2021, presso altra casa di cura di Cosenza dove la donna si sottoponeva ad intervento di plastica della parete addominale e lisi di aderenze.
Un vero e proprio calvario che ha determinato una riduzione dell’integrità pisco-fisica stimata dal Tribunale in misura pari al 20% (menomazione della efficienza estetica da esito cicatriziale xifo pubico; esiti di intervento per laparocele; alterazione della funzione intestinale da sindrome aderenziale; disturbo post traumatico da stress).
Le motivazioni del tribunale
Nelle motivazioni a favore della donna contro la clinica il tribunale evidenzia che «Nella fase peri operatoria- intraoperatoria per criticità non riconducibile specificatamente alla Equipe operatoria ma al più ampio contesto della Organizzazione Sanitaria per quanto attiene alla sterilità degli ambienti operatori, dello strumentario, dei ricambi d’aria e non ultimo del personale afferente al complesso operatorio, non inteso solo come la Equipe Chirurgia, si è verificata la contaminazione della cavità addominale – sito chirurgico – da parte di un agente patogeno noto come Bacteroides fragilis».
Ed ancora che «accertata la diretta riconducibilità causale dell’infezione nosocomiale contratta dalla paziente all’intervento chirurgico al quale si è sottoposta in data 21.3.18 presso la struttura sanitaria convenuta, quest’ultima non ha fornito la prova liberatoria che l’evenienza infettiva fosse imprevedibile o inevitabile e come tale non imputabile. In particolare, la convenuta ha documentato la predisposizione di protocolli per la prevenzione di infezioni correlate all’assistenza, ma non la concreta applicazione degli stessi al caso specifico». Per questi motivi Il Tribunale ha condannato clinica al pagamento, in favore della paziente, della somma di € 83.412,00, oltre interessi legali da calcolarsi secondo i criteri indicati in parte motiva e al pagamento delle spese processuali.
