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Il tratto delle emozioni: la grafia di Lucio Battisti esaminata dal grafologo cosentino Cinerari

COSENZA – “Il 9 settembre 1998 all’età di 55 anni ci lasciò per sempre Lucio Battisti, il più grande cantautore, musicista polistrumentista, produttore discografico e arrangiatore italiano del Novecento. Nessuno meglio di lui, con delle vere e proprie poesie messe in musica nate soprattutto dal primo sodalizio artistico con Giulio Rapetti (in arte Mogol), e successivamente con il poeta ermetico Pasquale Panella, ha lasciato una traccia indelebile nel cuore di tutte le generazioni”.

“Di Battisti conosciamo molto delle sue canzoni, ma poco della sua vita privata avvolta ancora oggi dal mistero; dopo il divorzio artistico da Mogol, avvenuto nel 1980 con l’ultimo disco “Una giornata uggiosa”, egli iniziò un nuovo percorso artistico con il poeta Pasquale Panella, allontanandosi definitivamente dalle scene, isolandosi e non rilasciando più interviste”.

Claudio Cinerari, grafologo specializzato in Grafologia forense, ha estrapolato, mediante manoscritti a disposizione, alcune caratteristiche di personalità dell’amato cantautore che sono:

1) una lettera inviata ai genitori;
2) un autografo su cartolina della “Dischi Ricordi S.p.A.” (sulla medesima cartolina è possibile notare anche un piccolo ghirigoro tracciato da Battisti per attivare, presumibilmente, l’inchiostro della penna);
3) una dedica, con autografo, su carta quadrettata risalente al 1970.

“La scrittura si presenta abbastanza curva e morbida (indice di dedizione e spirito di abnegazione), e legata, ovvero senza molti stacchi di penna tra le lettere che formano le parole, una caratteristica delle persone che manifestano coerenza tra pensiero/azione, e perseveranza. Doti come il realismo e l’intransigenza si evincono dall’aderenza della scrittura rispetto al rigo orizzontale, con una leggera e costante inclinazione verso sinistra (in grafologia il margine sinistro rappresenta l’attaccamento alla figura materna, il legame con il passato e con le proprie origini)”.

“In particolar modo nella lettera e nella dedica su carta quadrettata notiamo come sia una scrittura cd. “larga tra lettere” (quando larghezza e altezza degli occhielli, ovvero delle lettere “o, a, g, d, q) sono proporzionali, indice di profondità spirituale, concentrazione e introspezione. Altri elementi molto importanti che trapelano sono le “aste” e i “filetti”.

Premettiamo che le aste, ovvero le linee discendenti, rappresentano la volontà personale e vanno considerate valutando la pressione sul foglio (che indica la capacità di imporsi sugli altri e di affermare la propria volontà). La forma, delle aste, indica invece la capacità di resistenza rispetto all’ambiente, stabilendo i comportamenti di difesa. Alla luce di ciò possiamo notare come le aste in questione siano grosse e curve, indice di forte volontà, elasticità mentale e adattabilità”.

“I filetti invece – spiega il grafologo – sono le linee discendenti e rappresentano i sentimenti: si misurano in base alla forza o alla leggerezza del tratto (che indica la modalità di espressione affettiva). Nella scrittura notiamo come i filetti siano abbastanza grossi, indice di una certa intransigenza, rigore e meticolosità nei sentimenti, quest’ultima evidente anche nei tagli delle “t” posti sull’asta in modo regolare e preciso in termini di forma/altezza/posizione.

La caratteristica più curiosa che, probabilmente, non trapela subito dall’esame della scrittura la troviamo negli occhielli (le lettere a, o, g, d, q) cd. “scoperti” (ovvero non completati/chiusi totalmente), e, in ultimo, nella firma dell’artista”.

Come appena detto, l’occhiello è quell’area circoscritta che rappresenta l’espressione delle idee, i sentimenti, le volontà, l’interezza dell’io; quando gli occhielli non vengono completati (e quindi restano scoperti a sinistra, in alto, o al centro), in grafologia si chiamano “occhielli scoperti” e assumono un preciso significato in base alla posizione dell’apertura.
Nella grafia di Battisti notiamo, sia nella lettera che nei due autografi, come gli occhielli siano scoperti a sinistra (indice di godimento spirituale, tendenza all’ascetismo, senso mistico). La firma, ovvero l’io-sociale, il nostro biglietto da visita, appare solo parzialmente e temporaneamente omogenea rispetto al resto della scrittura (in particolar modo nella lettera inviata ai genitori). Attraverso la firma possiamo valutare, oltre all’io-sociale e all’omogeneità/disomogeneità rispetto al resto della scrittura (dunque coerenza e/o incoerenza tra “io dico” e “io sono”), anche l’introiezione della figura paterna (proprio perché la firma rappresenta il nostro casato, la figura paterna dalla quale deriva il cognome), anche i meccanismi di compensazione, ovvero i sentimenti di inferiorità o debolezze reali o immaginarie tramutati in capacità e risorse”.

“Questi segni di compensazione, nella firma, si palesano soprattutto nelle iniziali, nelle sottolineature, e nei tratti delle lettere “t”. Nei due autografi possiamo notare come le iniziali siano abbastanza grandi e ampollose, indice di una ricerca della figura paterna (con la quale effettivamente Battisti non ebbe un rapporto ottimale), e di riscatto sociale.
Un particolare importante è rappresentato dalla sottolineatura con la quale la prima lettera del nome ricopre, esclusivamente, quest’ultimo (lasciando scoperto il “casato”, rappresentato dal cognome), indice di una volontà di realizzazione e riscatto puramente personale”.

“Nasce il sentimento
nasce in mezzo al pianto
e s’innalza altissimo e va
e vola sulle accuse della gente
a tutti i suoi retaggi indifferente
sorretto da un anelito d’amore
di vero amore”

Il mio canto libero, Lucio Battisti

 

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