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Donata torna in aula, dall’intercettazione con la moglie di Lucchetti: «lei è la mandante»

COSENZA – Ritorna in Corte d’Assise a Cosenza, Donata Bergamini, sorella di Denis l’amato calciatore rossoblu morto il 18 novembre del 1989 a Roseto Capo Spulico. Assente in aula l’unica imputata Isabella Internò, accusata di concorso in omicidio aggravato dalla premeditazione e dai motivi futili.

Il pm Luca Primicerio ha ripreso l’udienza odierna partendo dal rapporto con Roberta Alleati, la ragazza di Russi che raccontò di una telefonata, avvenuta prima della tragica morte, dove Denis le avrebbe detto di essere in pericolo. Sotto la lente anche il rapporto tra il calciatore del Cosenza Calcio e l’ex marito di Donata, Guido delle Vacche: “si confidava più con lui che con me, avevano un ottimo rapporto”. Fu proprio delle Vacche ad informare la famiglia Bergamini della morte del figlio.

“L’aborto dopo 5 mesi e mezzo”

“Ho detto io a mio padre dell’aborto in Inghilterra della Internò. Papà voleva che Denis sposasse Isabella temendo che una famiglia del sud l’avrebbe preso come un oltraggio. Denis – continua il racconto Donata – si arrabbiò con me perché violai il segreto, e mi disse che non mi avrebbe detto più niente della sua vita privata. Litigai anche con mio padre per questo motivo“.

In aula l’intercettazione della Rota: “Isabella internò è la mandante”

Il passaggio più importante dell’udienza di stamattina è senz’altro quello in cui la corte ha autorizzato il pm Primicerio a far sentire l’intercettazione tra Donata Bergamini e Tiziana Rota, moglie dell’ex giocatore del Cosenza, Lucchetti, risalente al 2018.

Prima di parlare di questo facciamo un passo indietro. Il rapporto tra Tiziana e Donata inizia tra il 1990 e 1991. La sorella del campione, non credendo mai alla versione del suicidio, contattò “il mondo”: compagni di squadra di Denis, ex giocatori, amici. Tra questi c’era proprio la Rota: “chiamai l’ex moglie di Lucchetti perché – racconta alla corte Donata – sapevo del suo rapporto di amicizia con Isabella. In cuor mio speravo che la Internò le avesse rivelato qualcosa in più sulla morte di Denis. Ma, in quell’occasione, restò molto vaga e mi confermò le solite cose. Avevo però l’impressione che non mi avesse detto tutto“.

Donata racconta alla corte che anni dopo la prima telefonata la Rota la ricontattò per dirle una verità che, fino a quel momento, aveva celato per paura di ripercussioni sulla figlia piccola. Paura di cosa? “All’epoca non riuscì a capire di cosa o di chi avesse timore la moglie di Lucchetti” dice Donata. Nella seconda telefonata Tiziana Rota racconta alla sorella di Denis di aver incontrato Isabella Internò in un bar cittadino e che la stessa le avrebbe detto: “piuttosto che sia di un’altra lo preferisco morto”. Di questa cosa venne informato l’avvocato Eugenio Gallerani, difensore all’epoca della famiglia Bergamini. A quel punto, Tiziana Rota e Maurizio Lucchetti, vennero convocati – nel 2018 – dal procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciolla.

“Delitto d’onore”

L’intercettazione ammessa in aula verte proprio sul racconto che fa la Rota a Donata dopo l’incontro con Facciolla: “ci hanno convocato a Pavia. Più di sei ore di interrogatorio tra me e Maurizio” racconta Tiziana. “Mi hanno fatto vedere le foto del funerale, dicendomi di indicare chi riconoscevo. Ho visto un cugino della Internò in quasi ogni foto. Non la mollava un attimo, nemmeno di un centimetro. Loro hanno la certezza che Denis sia stato ucciso – dice la Rota alla Bergamini riferendosi al procuratore e continua – “mi hanno detto che lei (Isabella ndr) è indagata e rischia il carcere, se non patteggia si fa 30 anni di galera se patteggia 15″.

“Donata – incalza ancora Tiziana – non è stata lei ad ucciderlo, sono stati sicuramente i suoi parenti, anche perché Denis non aveva paura, le cose saranno degenerate e l’hanno ammazzato. Isabella non è l’assassina – dice Tiziana Rota nella telefonata con Donata – ma la mandante“. “Il procuratore mi ha detto – continua nel racconto la moglie di Lucchetti – che questo è un delitto d’onore, la mafia non c’entra nulla. Ho detto anche a Gallerani che lei lo seguiva ovunque, si nascondeva dietro le macchine per vedere cosa facesse Denis. Isabella era davvero morbosa“.

“Il Cosenza Calcio voleva invertire le quote dell’assicurazione”

Donata racconta alla corte che la società del Cosenza era disposta ad invertire le quote dell’assicurazione perchè ritenevano che la famiglia fosse, per la perdita, la più danneggiata. “A noi volevano dare un miliardo di lire e a loro sarebbero rimasti 200 milioni di lire”.

Domizio, padre di Denis e Donata, non era interessato ai soldi poiché non credeva alla tesi del suicidio: “mi metto a lavorare la terra piuttosto”. “Papà – dice la Bergamini alla corte – non credeva più a nessuno e a nessuna ricostruzione”.

 

 

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